Dopo il decreto Gullo sulle terre incolte, anche in provincia vi fu un’ondata di rivendicazioni, che culminarono nella nostra città in una manifestazione di protesta
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Quelle lotte dei contadini al grido “La terra a noi!” e il ruolo avuto dai partiti
Filippo Falcone
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una delle manifestazioni di protesta dei contadini per ottenere l’assegnazione delle terre incolte e mal coltivate. Chiedevano anche il rispetto delle norme sui patti agrari di mezzadria e la giusta ripartizione dei prodotti della terra tra contadini e proprietari
Dopo il varo del decreto Gullo (dal nome del ministro dell’agricoltura dei primi governi di unità nazionale Fausto Gullo), tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 anche la provincia di Caltanissetta – come tutta la Sicilia – veniva investita da una forte ondata di rivendicazioni contadine sull’assegnazione delle terre incolte e mal coltivate in mano al blocco agrario. Si chiedeva anche il rispetto delle norme sui patti agrari di mezzadria e la giusta ripartizione dei prodotti della terra tra contadini e proprietari.
Dopo vari fermenti in tutti i paesi della provincia, il 2 maggio 1945, una manifestazione di contadini, giunti da vari paesi del nisseno, attraversava le vie del capoluogo al grido “La terra a noi! “.
Ma agitazioni si registravano ormai ovunque nell’isola. Tale situazione, aggravata da un profondo stato di miseria e di disoccupazione di larghissime fasce di popolazione, non di rado era sfociata in incidenti, tanto da costringere gli organi di prefettura a prendere i primi provvedimenti in merito al nuovo decreto legge sulle ripartizioni delle terre.
Il 10 agosto di quello stesso anno la Commissione provinciale per le terre incolte concedeva, con decreto prefettizio firmato il 5, le prime assegnazioni ad alcune cooperative agricole della provincia.
Si trattava dei fondi del feudo “Redali”, di proprietà del barone Chiaramonte Bordonaro, in territorio buterese, esteso circa 400 ettari ed assegnato alla cooperativa agricola “Risorgimento” di Butera. Altri lotti riguardavano le terre del feudo “Turcotto”, sempre dello stesso proprietario ed anch’esso in territorio di Butera, esteso oltre 700 ettari, con assegnazione alla stessa cooperativa “Risorgimento” ed alla cooperativa “Il Lavoratore” di Riesi. Un’ultima serie di lotti riguardavano invece il feudo “Mustomuxaro”, tra il territorio di Caltanissetta e quello di Santa Caterina Villarmosa, di proprietà del conte Vincenzo Testasecca, per un’estensione di circa 500 ettari, assegnato alla “Cooperativa agricola di consumo” di Santa Caterina Villarmosa.
Le prese di possesso dei rispettivi fondi venivano fissate tra il settembre e l’ottobre di quello stesso anno per una durata quadriennale. Altre pratiche erano già state istruite da parte della prefettura – organo statale competente per l’applicazione del citato decreto – e riguardavano una quindicina di altri feudi della provincia, ma non era stato possibile dare luogo alle assegnazioni perché molto spesso, per disaccordi tra i proprietari e i rappresentati delle cooperative, non si era addivenuto ai protocolli preliminari. Frequenti erano infatti le rispettive strategie di ostruzionismo, spesso, ad esempio, non presentandosi le parti neanche alle riunioni di fronte l’apposita commissione prefettizia.
La gravosa questione dei disaccordi tra i contraenti era stata affrontata già qualche mese prima dai maggiori partiti di massa, Pci e Dc in testa.