Gli esorcisti accusano la kermesse «Passerella blasfema e volgare»
PAOLO BIAMONTE
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«Ci uniamo a quanto ufficialmente comunicato dal vescovo della Diocesi di Ventimiglia-San Remo, monsignor Antonio Suetta su quanto avvenuto nel corso della 71ª edizione del Festival della Canzone Italiana. Mentre l’umanità sta attraversando un periodo caratterizzato dal dolore e dalla sofferenza a causa della pandemia, sul palco dell’Ariston si è raggiunto un livello di dissacrazione, di blasfemia e di vilipendio della fede cattolica davvero inaccettabile». E’ quanto denuncia, in una nota, l’Associazione internazionale esorcisti guidata da padre Francesco Bamonte.
Padre Bamonte attacca le «esibizioni che hanno leso la sensibilità e il credo di milioni di italiani e dei fedeli di tutto il mondo. Una vera e propria escalation – rimarca -, dalla trasgressione estrema all’estremismo del “godimento”, il tutto veicolato da immagini, simboli e testi dove al sacro, e addirittura ad un “finto sentimento religioso”, si mischia il demoniaco».
«Basta leggere il testo del monologo andato in onda in una di queste serate – fa anche notare a proposito di una delle performance sul palco dell’Ariston – “Sono il rock and roll, trasgressione che entra nelle case di mezza America. Esplicito invito a lasciarsi andare. Una vecchia chiesa indignata per il credo dell’irriverenza.
Nuovo tempio notturno del giovane e del proibito, tempo di giogo, demonio, divinità, juke box tappezzato di chiodi, ognuno in rituale con gli altri in un solo corpo danzante. Carne che chiede carne, uragano nei desideri sessuali. Scossa nel perbenismo familiare, promessa di piacere. Il sacro vincolo del godimento. Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode”».
«Il tutto – continua la nota – con travestimenti dissacranti, scimmiottando contenuti, tra i più sacri, della fede Cattolica; dalla corona di spine di Cristo, al suo Sacro Cuore, alla stessa Vergine Maria, poi diffuse e pubblicate sulle copertine delle più svariate riviste divulgative di mezzo mondo. Una modalità che non fa mistero del suo obiettivo di offendere, ferire e oltraggiare volutamente il sentimento religioso di chi vive la sua fede senza ricorrere a strategie di odio e di offesa nel difenderla. Cosa nasconde tutto ciò? Sicuramente niente che possa essere definito “culturale” e ancor meno “educativo” per le giovani generazioni, e non solo, sempre più vittime di messaggi mediatici inneggianti a pseudo-valori di libertà e diritti».
«Una modalità meschina, cinica, e crudele – dice ancora – di strumentalizzare la fede cristiana con i suoi contenuti universali per fare spettacolo, ottenere successo, e sbancare in denaro. Il tutto su un palcoscenico nazional popolare, attraverso un canale televisivo pubblico, mantenuto con le tasse dei cittadini e tra questi non pochi credenti. Come cristiani non possiamo restare semplicemente “senza parole” ma abbiamo il dovere di far sentire pubblicamente la nostra disapprovazione, e il nostro sdegno. Non è libertà di opinione, quella che ferisce la coscienza altrui, fatta con meditata consapevolezza ed efferata determinazione».
Sanremo un festival dello squallore culturale e morale per i cristiani
Tilde Falcone
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A causa del Covid 19 sono state bloccate Nel mondo Processioni, manifestazioni a carattere mondiale. Sono stati chiusi i più importanti musei, la cultura si è completamente fermata. Solo Sanremo si è svolto in Italia , tra l’altro con immane dispendio di danaro, in un momento in cui tutti i lavoratori dello spettacolo sono fermi da un anno.
Per tale motivo ci aspettavamo uno spettacolo di qualità, belle canzoni e invece, per quel poco che ho potuto verificare, molto poco per la verità, ha imperato lo squallore culturale, ma permettetemi di dire, anche morale.
Mi è sembrata la celebrazione del gender fluid dell’incertezza e dell’effimero. Tranne rare eccezioni, i personaggi erano come liquidi, eterei, inconsistenti.
Sarebbe stato meglio non celebrare questa inutile kermesse, si sarebbero risparmiati molti danari e soprattutto, si sarebbe risparmiato uno spettacolo caduco e triste a noi italiani.
A volte bisogna avere il coraggio di chiudere e ripensare, soprattutto in momenti di grande crisi. Il Covid è una guerra mondiale, sta mietendo milioni di vittime. In questo frangente le forze vanno concentrate solo su una campagna di vaccinazione a tappeto, tutto il resto ha una importanza veramente marginale. C’era uno slogan che diceva “ Perché Sanremo è Sanremo “!
Purtroppo non è così, Sanremo non è più Sanremo. Punto.
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