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Archive for 21 febbraio 2023

Eliminato il pericolo del tratto franato

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Il rifacimento di alcuni tratti della Milena-Grotte e della Milena-Bompensiere voluto dal Governo Musumeci e pianificato dal libero Consorzio di Caltanissetta è stato appaltato alla stessa ditta che sta ripristinando la viabilità della SP 151 Milena-Grotte e che adesso lavora sulla SP 204, la strada provinciale interna che collega il nostro paese al vicino comune di Bompensiere.

sp204

E’ già stato asfaltato un lato della strada provinciale e soprattutto riparato il tratto franato che era molto pericoloso. Grande soddisfazione ha espresso il sindaco Salvatore Virciglio che adesso vede migliorati entrambi gli accessi al comune di Bompensiere.

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Il governo Musumeci aveva in precedenza finanziato il rifacimento della strada Bivio di Bompensiere-Racalmuto e tra non molto si realizzerà la variante antistante la miniera facilitando il percorso con una strada larga una decina di metri che lascerà il vecchio tratto a disposizione dei numerosi tir che giornalmente trasportano il sale in tutta Italia.

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Si è migliorato così, grazie alla Regione Siciliana, il percorso stradale che unisce i comuni di Bompensiere-Milena-Grotte-Racalmuto .

Sono in corso i lavori sul rifacimento del tratto Racalmuto-Centro commerciale Le Vigne e anche quello di Garziano che unisce Montedoro a Canicattì che permetteranno di raggiungere la Agrigento-Caltanissetta e quindi Catania agevolando alla grande i piccoli comuni della zona e dimezzando i tempi di percorrenza, finalmente liberati dalle trappole di migliaia di buche.

Nell’ultimo periodo grazie al Governo presieduto da Musumeci, all’assessore regionale Marco Falcone e al deputato regionale Michele Mancuso  molto altro è stato fatto per la viabilità della provincia di Caltanissetta e, in particolare nella zona attorno a Milena.

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Intervista a Cuffaro: “Ero Totò vasa vasa, ho sbagliato: perché non mi candido più”

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Casa Cuffaro. Lo studio è immerso nel disordine calcolato di sempre. Foto familiari alle pareti. Un bellissimo ritratto della figlia. Un telefonino ruggente che non smette di squillare. Da quando, dopo la riabilitazione, è arrivato il provvedimento che permetterebbe una candidatura, come racconta l’anfitrione, le telefonate sono continue. E lui, Totò, declina ogni invito di chi spera che possa tornare direttamente in campo.

Totò Cuffaro, ma siamo sicuri? E’ proprio vero che lei non si candiderà più?
“Sì, è vero. E le spiego perché”.

Se cambiasse idea?

“La mia scelta è definitiva e motivata. La riabilitazione è una cosa importantissima che debbo, innanzitutto, alla mia famiglia. Ma io non vivo nell’iperuranio, sono consapevole della pesantezza della mia sentenza di condanna che ho sempre rispettato. E rispettare qualcosa che ti graffia le carni non è agevole, ma è segno di sincerità”.

Dunque?
“Dunque, non posso non tenerne conto. In nome di questo rispetto per le istituzioni, come potrei affidare a me stesso l’ipotesi di rappresentarle direttamente? No, è giusto che io non mi candidi mai più. Una cosa diversa è fare politica per difendere i valori in cui credo. Non chiederò mai più un voto sulla mia persona, ma per altre persone limpide e pulite, nella Dc. A loro, invece, chiederò di non commettere i miei stessi errori”.

Continuamente: ‘Totò, finalmente…’. E io rispondo: finalmente niente. Mi voterebbero in tanti, ma sarebbe uno sbaglio. Ho fatto la mia scelta, appunto. E poi, anche se le mie motivazioni sono altre, se lo immagina che putiferio si scatenerebbe se mi candidassi?”.

Lei cosa pensa della sua condanna?
“Posso dire che, anche se posso capirla, in cuor mio, non c’è mai stata la volontà di favorire la mafia. Che poi sia accaduto è un altro discorso”.

In che senso?
“Non ho mai voluto favorire la mafia, ripeto. Se è successo, non me ne sono accorto. Come quando capita un incidente e si va a sbattere. Però ammetto il mio errore, la mia responsabilità di avere fatto un favore oggettivo alla mafia con il mio comportamento”.

Un errore non da poco. Ce ne sono stati altri?
“Sono stato il protagonista di una politica, il cuffarismo, che oggi ricuso totalmente. L’idea della distribuzione scientifica delle prebende la rifuggo, non mi appartiene più. Come la pratica del sistema clientelare che ho tenuto in piedi”.

“I baci sono un segno di affetto e di disponibilità umana, come gli abbracci. Oggi non li lego più a favori e raccomandazioni. E se qualcuno viene da me per questo, gli dico subito che non sono più a disposizione. E’ una forma un potere che non produce nulla. Per fortuna mi sono rimasti i rapporti di amicizia e di affetto. Gli altri, quelli basati sull’interesse, non li ho ritrovati”.

Perché ha cambiato idea?
“E’ stato il carcere a cambiarmi, è stata la vera svolta. Ho visto morire persone, ho visto la disperazione di chi non aveva nessuno. Io sapevo che c’era la mia famiglia e che ci sarebbero stati lacrime e sorrisi da incontrare. Mia figlia Ida è magistrato, il suo esempio mi ha toccato. Devo essere degno di lei e di mio figlio Raffaele”.

E adesso?
“Sono medico, farò il medico e aiuterò chi sta peggio di me”.

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