Tramonto tra monti
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Posted in Ambiente, Foto/Video, Milena on 31 gennaio 2023| Leave a Comment »
Posted in Giovani, Lavoro, Religiosità, Temi importanti on 31 gennaio 2023| Leave a Comment »
Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu canonizzato alla chiusura dell’anno della Redenzione nel 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò «padre e maestro della gioventù». «Alla scuola di don Bosco, noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri», disse san Domenico Savio.
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San Giovanni Bosco, storia di un padre e maestro della gioventù
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Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono certo le difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il ragazzino che pure dimostrava una intelligenza non comune.
A nove anni, Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che, mostrandogli il campo da lavorare – «capretti, cani e parecchi altri animali» – gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».
Già allora Giovanni alla domenica, dopo i Vespri, riuniva i suoi coetanei sul prato davanti a casa intrattenendoli con giochi vari e con acrobazie che aveva imparato dai saltimbanchi delle fiere, poi ripeteva loro la predica che aveva ascoltato in chiesa e che, essendo dotato di una memoria eccezionale, ricordava perfettamente. Dopo la prima comunione (il 26 marzo 1826) per sottrarsi alle prepotenze del fratellastro, dovette andarsene da casa, lavorando come garzone alla cascina Moglia.
Lì, nel novembre 1829, di ritorno da una missione predicata a Buttigliera d’Asti, si imbatté in don Giovanni Calosso, cappellano di Morialdo il quale, saputo da dove veniva, gli chiese di dire qualcosa sulla predica che aveva ascoltato e il ragazzo gliela ripeté interamente. Il sacerdote, stupito, si impegnò ad aiutarlo negli studi dandogli le prime lezioni di latino. Purtroppo il buon prete morì improvvisamente un anno dopo e Giovanni poté riprendere a studiare soltanto nel 1831, terminando a tempi di record in quattro anni le elementari e il ginnasio. Si pagava la scuola facendo ogni sorta di mestieri: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro.
L’inizio dell’apostolato tra i giovani
Il 25 ottobre 1835, a vent’anni entrò nel seminario di Chieri rimanendovi sei anni e il 5 giugno 1841 era ordinato sacerdote. Subito dopo, su consiglio di san Giuseppe Cafasso, passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi in teologia morale e prepararsi al ministero. E nell’attigua chiesa di san Francesco d’Assisi l’8 dicembre di quello stesso anno cominciò il suo apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, che era stato maltrattato dal sacrista perché non sapeva servire la messa. Don Bosco gli fece recitare un’Ave Maria e lo invitò a tornare da lui con i suoi amici.
Nacque così l’oratorio. Inizialmente, le riunioni avvenivano nell’Ospedaletto di santa Filomena per bambine disabili, che si stava costruendo a Valdocco per iniziativa della Serva di Dio Giulia Colbert, marchesa di Barolo, perché don Bosco era stato assunto dalla marchesa come secondo cappellano del “Rifugio”, una struttura realizzata da lei per favorire il reinserimento nella società di ex detenute e per salvare dalla strada le ragazze a rischio. Una stanza dell’Ospedaletto fu trasformata in cappella e dedicata a san Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fatto dipingere l’immagine su una parete.
L’oratorio, superate diverse traversie, trovò poi la sua sede definitiva a poche centinaia di metri, sempre a Valdocco, nell’aprile 1846: ad esso col tempo si sarebbe aggiunto un internato per studenti e artigiani, mentre nel 1852 sarebbe stata benedetta la chiesa dedicata s san Francesco di Sales. Qualche anno dopo sarebbe nata la Congregazione Salesiana al servizio della gioventù, che avrebbe raggiunto uno sviluppo incredibile in Italia e all’estero.
Nel suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi libri per la gioventù. In quegli anni furono stampati la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, la Vita di Luigi Comollo, un giovane seminarista suo compagno di studi morto in concetto di santità, la Corona dei sette dolori, il Divoto dell’Angelo Custode e Il Giovane provveduto, quest’ultimo tradotto, ancora lui vivente, in francese, spagnolo e portoghese.
Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica.
Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l’oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.
La devozione a Maria Ausiliatrice
Nel 1868 era stata consacrata a Valdocco la basilica di Maria Ausiliatrice, frutto delle grazie straordinarie della Madonna e della fede del santo il quale, quattro anni dopo, ispirato all’alto, realizzava un altro monumento alla Vergine, fondando l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’educazione della gioventù femminile dopo aver incontrato un gruppo di giovani, in qualche modo consacrate, dirette da don Domenico Pestarino e animate da santa Maria Domenica Mazzarello.
Le case dei salesiani intanto si moltiplicavano e nel 1876 Don Bosco organizzò la prima spedizione missionaria, con meta la repubblica Argentina. Da allora l’espansione procedette a ritmi sempre più intensi. Nel 1880 Leone XIII affidò al santo la costruzione del tempio del S. Cuore a Roma, e per questo Don Bosco si recò questuante a Parigi suscitando ammirazione per miracoli e grazie eccezionali da lui ottenuti; nel 1886 si recò in Spagna, accolto altrettanto trionfalmente dalla popolazione.
Fece appena in tempo a recarsi a Roma per l’inaugurazione della basilica del S. Cuore, mentre si aggravavano le sue condizioni di salute. Morì il 31 gennaio 1888.
Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e da lui canonizzato il giorno di Pasqua (1° aprile) del 1934.
Giovanni Paolo II lo definì «Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia, sintetizzabile nel “sistema preventivo”, che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza e si propone di formare buoni cristiani e onesti cittadini. Uno dei capolavori della sua pedagogia fu S. Domenico Savio. Don Bosco, uno dei santi più amati invita, è anche oggi uno dei più invocati e popolari per le grazie che si ottengono incessantemente per sua intercessione.
fonte: Famiglia Cristiana
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“A naca”, la culla sospesa sul letto delle nostre nonne. Storia e modi di dire in dialetto siciliano
Custonaci Web
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Annàcati oppure ‘un t’annacàri o ancora chi caristi da nàca? sono espressioni che ci inducono al sorriso e richiamano immagini e situazioni familiari che tendono a scomparire. Sono modi di dire tutti derivati dal sostantivo nàca, termine che in Sicilia indicava la culla in cui si mettevano a dormire i bambini appena nati. Era un tipo di culla molto diffusa, soprattutto nelle società agropastorali.
Era costituita da un panno piuttosto rudimentale sul fondo del quale veniva posto un vello di pecora o di montone per tenere caldo il neonato e veniva sospesa per aria, sopra il letto matrimoniale, attaccata con sicurezza, come un grosso fazzoletto, per i quattro angoli, alle travi del soffitto. Le più sofisticate “nache” erano dotate di una cordicella che pendeva verso la mamma, utile per dare il via al movimento “cullante” del neonato.
L’origine del termine sembra sia da attribuire al greco antico, nake, pelle di pecora, anche se un’altra ipotesi la fa derivare dall’arabo, dove esisteva nake che indicava un ciondolo e i cui movimenti, ondulatori e oscillatori, sono stati individuati in questa primordiale culla.
Ogni famiglia la costruiva con il materiale che aveva a disposizione; vari i modelli nelle varie regioni italiane: in vimini o in sughero, in legno o semplicemente in stoffa e sospesa come in Sicilia. Diversi gli sviluppi successivi; così la naca si è adeguata alle esigenze e alle “tasche” delle famiglie. Scese dal soffitto e si poggiò per terra e nacquero le culle, corredate di rotelle o a dondolo e poi veri e propri lettini.
Il caro termine nàca non sfuggì alla creatività e alla capacità di un dialetto, come il siciliano, di muoversi, intrufolarsi, innestarsi, di cambiare come un camaleonte vestendosi ora di ironia, ora di sarcasmo, ora di sfottò e di tanto altro anche, solo, spostando l’accento da una sillaba all’altra. Oppure diventare verbo, transitivo, riflessivo: tutto fare insomma!
E così, oltre ad attribuire il termine nàca a chi non è mai abbastanza cresciuto, oppure dire a qualcuno che è caduto dalla naca, con sfumature sottili a seconda del contesto e del tono con cui si pronunciano le parole, dire annacàre è tenere qualcuno o qualcosa in sospeso, mentre annacàrsi è perdere tempo ma quando diventa un ordine allora è un invito a sbrigarsi, a darsi una mossa: annàcati.
Ma il verbo annacàrsi, nel senso di movimento oscillatorio di chi se “la tira” un po’, si riferisce anche al modo di camminare, cui vengono attribuiti significati e messaggi di appartenenza a questo o a quel gruppo. E qui subentra il termine “annacamènto” con diverse sfumature. Annacàre è anche quel movimento tipico che avviene, per esempio, durante la processione dei misteri e in altre situazioni con obiettivi ogni volta diversi.
Entrare nel mondo dei dialetti, è un viaggio in un mondo affascinante, di una cultura così radicata e profonda, quella che non si studia a scuola ma che si custodisce in quel libro che la vita ha scritto facendo i conti con i bisogni. Questo viaggio ci regala, ogni giorno, emozionanti lezioni di alto livello a basso costo!
Tipica camera da letto siciliana degli anni 50 – Foto di CustonaciWeb
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E’ morto Wim Ravesteijn, “Guglielmo” per gli amici milenesi
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La triste notizia della morte prematura di Wim Ravesteijn ce l’ha comunicata Peppe Palumbo visibilmente commosso per la perdita dell’amico avvenuta sabato mattina.
La settimana scorsa ha mandato un pacco con le pubblicazioni e altro materiale riguardante la nostra Milena di cui era innamorato.
Non sapevo fosse gravemente malato. Ora quello che sembrava solo una gradito pensiero mi appare come il dono di chi presagiva la sua fine.
Abbiamo convenuto che sarebbe doveroso ricordarne la figura in occasione del centenario della nascita del nostro paese.
Wim Ravesteijn, antropologo olandese era venuto per la prima volta a Milena nel 1977 per una ricerca economica e politica sul nostro paese.
Di lui adesso abbiamo il dattiloscritto originale in lingua inglese sullo studio del nostro paese e diapositive e pubblicazioni varie sulle ricerche antropologiche in Sicilia.
Il sindaco ha dichiarato che “L’amore di Wim Ravesteijn per Milena continuerà a vivere tra le pagine delle sue memorie” ed ha espresso le condoglianze unendosi al dolore della famiglia e di quanti gli hanno voluto bene.
Riposi in pace Wim, La più sentite condoglianze ai familiari per la grave perdita da parte della nostra Redazione.
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Tegole pericolanti ieri mattina lungo il corso principale
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Domenica mattina, due cittadini attivi si accorgono che alcune tegole stanno per staccarsi dal tetto di una casa attualmente disabitata. Chiamano i vigili. Nel frattempo coscienziosamente transennano il marciapiede sottostante per evitare danni ai passanti.
In poco tempo fanno arrivare sul posto un mezzo dotato di cestello. E così in poco tempo si è risolta l’emergenza anche se era una giornata festiva.
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Dalle feste agli “amici”: Sicilia, contributi per tutti
LiveSicilia
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È la regola di ogni manovra che approda all’Ars: da ogni deputato, quale che sia il suo schieramento di appartenenza, arrivano norme a favore di singoli Comuni, progetti e iniziative. E così ce n’è per tutti.
Dal contributo di 100 mila euro per il Carnevale nel Comune di Termini Imerese presentato dal deputato M5s Luigi Sunseri al contributo di 5 milioni di euro a valere sui fondi di coesione per il completamento del teatro comunale di Ribera voluti dal deputato della Dc Carmelo Pace, passando per gli 800mila euro richiesti dai dem Tiziano Spada e Sebastiano Venezia e i 75mila euro stanziato per il contributo al Festival interregionale dei Fuochi pirotecnici di Gualtieri Sicaminò (in provincia di Messina) presentato dai deluchiani con Matteo Sciotto primo firmatario.
È insomma un concorso a favore di territorio quadripartisan quello dei 135 emendamenti aggiuntivi varati dalla commissione bilancio e controfirmati dall’assessore al bilancio Marco Falcone.
E così sono stanziati 100mila euro per l’associazione sportiva “Rugby – I briganti Asd Onlus” con sede a Catania richiesti dai deputati dem Ersilia Saverino e Sebastiano Venezia, 570mila euro per la promozione della minoranza linguistica arberesh proposti dal deputato Fdi Fabrizio Ferrara. 400mila euro per la manutenzione straordinaria del deputatore consortile al comune di Nizza di Sicilia firmato dal capogruppo M5s Antonino De Luca.
E ancora: 200 mila euro per la Riserva di Capo Gallo voluti dai pentastellati Varrica, Ciminnisi e Marano, la ristrutturazione dell’Antico Fossato Punico a Marsala per cui arrivano 300mila euro su proposta dei forzisti Pellegrino e La Rocca Ruvolo, i 450mila euro per le iniziative turistiche nei comuni siracusani di Rosolini, Noto e Pachino a firma Gennuso, La Rocca Ruvolo e Pellegrino, e i 450mila euro per la stessa finalità ma dedicati ai comuni dell’altro estremo della Sicilia, del trapanese, Petrosino, Misiliscemi, Santa Ninfa, Campobello di Mazara e Calatafimi Segesta, sempre a firma di Stefano Pellegrino e di Margherita La Rocca Ruvolo.
Michele Mancuso e Giuseppe Catania
Michele Mancuso (Fi) ottiene 300mila euro per la pavimentazione di Via Vittorio Emanuele a Campofranco.
Numerosi fondo sono stanziato per opere. Un contributo una tantum di 400mila euro è destinato al Convento della Basilica di San Francesco d’Assisi a Palermo per la manutenzione dell’immobile proposto dai deputati Fdi Intravaia e Assenza.
Giuseppe Catania (Fdi) ottiene un finanziamento a valere sul Fondo di sviluppo e coesione 1,3 milioni per il campo sportivo di Mussomeli e altri 300mila euro per la ristrutturazione del palazzetto dello sport di Giarre, altri 500 arrivano per la struttura sportiva di Paternò su proposta del pentastellati Ardizzone e Di Paola, 100mila eruo arrivano per la riqualificazione del campo da tennis e per quello di calcio a 7 del Comune di Militello Val di Catania, su proposta dei deputati Pd Giovanni Burtone e Sebastiano Venezia.
Il lungo elenco dei contributi vede le finalità più disparate. 1,5 milioni arrivano alla Valle del Belice su proposta di Margherita La Rocca Ruvolo (Fi) per i danni derivati dalla tromba d’aria del 30 settembre 2022, 60mila euro vengono erogati all’associazione dei cavalli sanfratellani su proposta dei dem Leanza, Safina e Venezia, 100mila euro per le iniziative in memoria di giovanni Falcone a Capaci, con primo firmatario Mario Giambona (Pd), gli indennizzi per 1,5 milioni a favore degli agricoltori e degli allevatori per i danni provocati dagli agricoltori firmati dai deluchiani con primo firmatario Ismaele La Vardera. Dal fronte si Sicilia vera arrivano 100mila euro in più al museo Mandralisca di Cefalù e altri 500mila euro per i Comuni cha nel 2021 e 2022 hanno dovuto smaltire la cenere vulcanica dell’Etna. I deputati Fdi Assenza, Galluzzo e Intravaia faranno arrivare 80mila euro per la 26esima edizione dell’Infiorata del Corpus Domini di San Pier Niceto.
Nella finanziaria trova posto anche l’estinzione dei debiti per le forniture Enel della Missione Speranza e Carità di Biagio Conte. Una norma a firma dell’assessore Falcone stanzia circa 300mila euro per dare copertura finanziaria all’accordo stipulato dalla Regione con il colosso dell’energia. L’assessore Falcone firma pure un finanziamento di 5 milioni all’Oasi di Troina, e norme a carattere ordinamentale come quella che prevede dal 2024 che le concessioni governative siano pagate attraverso il sistema PagoPa, la norma che sancisce che il Consigli d’amministrazione del Fondo Pensioni non è onorifico, quella che si occupa della liquidazione dell’Espi (Ente siciliano per la promozione industriale, ndr), la disposizione che prevede l’arrivo alla Cuc di tre impiegati delle aziende sanitarie o la norma che chiarisce la gratuità del ricorso ad ex dirigenti della Regione come capi gabinetto.
Tra le proposte che passano alcune sono di sostegno alle famiglie, secondo le sensibilità dei vari partiti.
Il Pd, con primo firmatario Nello Dipasquale, ha ottenuto che nella manovra sia prevista la nascita del “Fondo Famiglia” con una dotazione di 5 milioni a carico del Fondo sociale europeo. Il fondo erogherà risorse per le famiglie numerose dando 1000 euro all’anno ai nuclei con piùdi tre figli e duecento euro in più per ogni figlio oltre il terzo nato nel corso del 2023. Altro contributo, da 5mila euro, che sarà erogato è quello per le famiglie che hanno subito sfratti esecutivi. Occorrerà per entrambi i casi rispettare un criterio di Isee che dovrà essere non superiore a 20mila euro in un caso e 10mila nell’altro.
Fratelli d’Italia, invece, con prima firmataria Giusi Savarino stanzia, a valere sul Fsc 2021/2027, 10 milioni di euro per il finanziamento di 40mila euro a fondo perduto alle coppie che ristrutturano la loro pima casa, prevedendo di assegnare un maggior punteggio in graduatoria a chi ha residenza o la sposta in un Comune sotto in 10mila abitanti, nonché nelle aree interne o montane, così da contrastare lo spopolamento dei piccoli centri.
È targata Sicilia Vera e Sud chiama Nord la norma, con primo firmatario Ismaele La Vardera, che stanzia 2,5 milioni di euro a valere sul fondo sanitario per l’indennità di residenza dei gestori di farmacie rurali in Sicilia. Il contributo parta da 50mila euro per le farmacie in luoghi con meno di 400 abitanti e un fatturato a carico del Servizio sanitario inferiore e 90mila euro. Poi è prevista una decalage che deve scendere il finanziamento in modo inversamente proporzionale all’aumentare delle persone e del fatturato fino allo scaglione più basso: il contributo base per le farmacie ubicate in comuni con meno di 3000 abitanti a cui andrà un contributo di 3500 euro.
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Yan Yan
di Briciolanellatte
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Yan Yan si distese sul futon lercio. Era stanchissimo. Lo stomaco brontolava. Il cibo che passavano era insufficiente e maleodorante. Oramai erano due mesi che si trovava in quella struttura, con turni massacranti e condizioni di vita pessime. Non c’erano però alternative, pensò mentre cercava di rimanere un po’ sveglio per riordinare le idee, intanto che i compagni di lavoro riempivano il dormitorio. Ma il sonno, come al solito, arrivò in un sussulto trascinandolo in un baratro nero senza sogni.
Yan Yan, nonostante fosse molto giovane, era responsabile di filiera: line manager, lo chiamavano. Doveva controllare che sulla piastra fossero inseriti correttamente i componenti B6m, R2s e HH32. Poi le schede madri venivano inviate altrove in una sezione vicina dello stesso stabilimento. Non tutti i lavoranti tuttavia erano bravi e veloci come lui e spesso doveva intervenire rapidamente quando qualcuno di loro era in difficoltà. Se i vigilanti se ne fossero accorti le sanzioni sarebbero state severe. Aveva visto un operaio che era stato sbattuto con violenza contro un muro per avere invertito i pin del pannello frontale del case cagionando il blocco momentaneo dell’intera catena di montaggio. Il lavorante era rimasto per terra una buona mezz’ora, con un rivolo di sangue che gli fuoriusciva da un orecchio; poi, senza riprendere conoscenza, l’avevano trasportato via come un sacco di soia e sostituito con un altro addetto, sbucato da chissà dove.
Yan Yan, come responsabile di filiera, godeva di una certa libertà di movimento. Una volta era addirittura salito furtivamente all’ultimo piano dello stabile per capire dove si trovasse. Lui e i suoi compagni erano infatti arrivati a notte fonda chiusi in un container dopo una settima di viaggio e, una volta all’interno del complesso, non erano più usciti. Le finestre erano tutte murate mentre il portone di ingresso era blindato e presidiato da una squadra di vigilanti. Attraverso un piccolo buco nel muro, praticato da qualcuno prima di lui, aveva però potuto accorgersi che intorno allo stabilimento c’era solo aperta campagna a perdita d’occhio. Campi di erba secca e colline brulle. Poteva trovarsi in un qualunque paese del globo.
Gli era giunta anche voce che non erano i soli a lavorare alla catena. C’era anche un altro gruppo di operai che faceva il turno di notte. Del resto, lo si poteva capire dal fatto che il lavoro, tra un turno e l’altro, andava avanti ugualmente tanto che i lotti da loro trattati non avevano numeri sequenziali all’inizio di ogni ciclo.
Il suo turno andava dalle 7 del mattino alle 19 di sera; interrompevano solo per un quarto d’ora per il pranzo e un quarto d’ora per la cena, girandosi semplicemente dalla postazione di lavoro per non contaminare i componenti sterili. Ogni quattro ore poteva dormire sul posto per non più di 5 minuti o, a scelta, andare in bagno o andare a bere l’acqua scura del rubinetto. Poi, a fine turno, sciamavano tutti da un unico portone facendo un percorso tale da non poter incontrare l’altro personale. I lavoranti del secondo turno di notte, dopo aver riposato nell’unico dormitorio, raggiungeva il luogo di lavoro per un altro percorso e un diverso accesso. I due turni, insomma
non si incontravano mai. Che il suo futon fosse utilizzando da altri, Yan Yan lo aveva compreso però subito, per il fatto che trovava infatti sempre qualcosa di spostato tra le sue cose e un odore non suo sul materassino.
Una sera, seminascosto dal futon, trovò 25 yuan. Il guadagno di una giornata di lavoro. Chi l’aveva usato in sua assenza li aveva persi. Yan Yan scrisse un biglietto cercando di nasconderlo insieme ai soldi in una piega del materassino. Non voleva che gli altri occupanti di quella squallida stanza lo scoprissero.
Il giorno dopo rinvenne nello stesso posto un biglietto di carta azzurra. Era di ringraziamento ed era firmato Kumiko. Chi occupava il futon nell’altro turno era una donna! Lui dormiva nello stesso posto doveva giaceva una femmina. Ecco perché di tutto quel mistero sul personale del turno di notte.
Trascorsero così alcuni giorni e poi Yan Yan decise di conoscere meglio Kumiko scrivendole ancora con quelle stesse modalità. Continuava a fantasticare su di lei, su chi potesse essere. Kumiko, dopo alcune titubanze, gli rispose.