LA STORIA DEI CIPRESSI DEL CIMITERO DI MILENA
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A rendere monumentale la parte antica del cimitero di Milena, oltre le tombe gentilizie come quella di Salvatore Noto prosindaco ai tempi dei fasci, culminati con la storica Rivolta delle Donne milocchesi, concorrono i numerosi filari di cipressi che delimitano i vialetti e gli spazi.
Meno male che ci sono questi alti e grandi cipressi che fanno ombra ai fiori deposti sulle tombe e anche a chi sosta lì davanti per un ricordo e una preghiera. I loro rami ospitano decine di uccelli che cinguettano interrompendo di tanto in tanto il silenzio del posto in cui i vivi incontrano con affettuosi sentimenti chi ha lasciato questa terra.
Molti che non ne conoscono l’età si chiedono:“Ma quanto sono vecchi questi alberi?”.
La risposta si trova nelle “Memorie” del cav. Giovanni Cassenti , uno degli uomini (gli altri furono don Totò Angilella e Giuseppe Cannella) che più si impegnarono per il raggiungimento dell’Autonomia delle borgate di Milocca e San Biagio da Sutera e Campofranco raggiunta il 30 dicembre 1923. E già ai primi del 1924 erano impegnati nel rendere il nuovo paese più civile ed evoluto.
A cominciare dal cimitero che allora era sprovvisto di alberi. A tal proposito pubblichiamo tratto dalla “Memorie” del cav. Giovanni Cassenti, il capitolo: “Quella volta che alberammo il cimitero” dove si vede il Cassenti all’opera per alberare il cimitero allora unico tra i paesi vicini ad essere completante spoglio di alberi.
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“Quella volta che volta che alberammo il cimitero”
Giovanni Cassenti
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GIOVANNI CASSENTI
“Nel 1924 a Milocca si faceva a gara per migliorare il paese. Uno dei primi atti del paese diventato autonomo da Sutera e Campofranco l’anno prima (30/12/1923), fu l’ammodernamento del cimitero che venne ampliato. Esso era però privo di ombra perché nessun albero vi si trovava.
Sfruttando le mie origini suteresi, abbordai la Milizia Forestale che era di stanza a Sutera. Il comandante venne incontro alla mia richiesta di avere piantine ad alto fusto pronte al trapianto.
Dopo cinque giorni pervenivano a Milocca piantine in numero di 82. Curai personalmente in pochi minuti lo squadro per assegnare ad ognuna il suo posto. Gli stessi becchini le interrarono. Non un solo soldo di spesa. Nessuna delle piante fallì.
Ora dopo più di mezzo secolo sembrano ultracentenarie e messe lì chissà da quanto tempo. Belle da vedere da vicino ma anche da fuori il paese”.