Figlia della guerra cercò il padre “per abbracciarlo anche solo una volta”
EZIO COSTANZO
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Le strade e i paesi della Sicilia si riempirono di giovani soldati stranieri che cercavano di fraternizzare con la popolazione civile, pronta ad accogliergli a braccia aperte perché rappresentavano la fine della guerra, delle sofferenze, della fame. L’accoglienza fu ovunque festosa e al loro passaggio la folla salutava sventolando fazzoletti bianchi, offrendo boccali di vino e acqua.
Un giovane soldato britannico della Royal Military Police, qualche giorno dopo essere sbarcato sulle coste siracusane, raggiunse Acireale, stabilendosi nella sua stazione di comando. Si chiamava Norman Hobson ed aveva poco più di trent’anni. Veniva da Whitby, cittadina della contea dello Yorkshire, in Inghilterra.
Ad Acireale, Norman conobbe Anna, una ragazza di diciotto anni dai capelli ondulati di colore nero corvino, dal corpo esile e il sorriso dolce. Era la figlia della donna a cui affidava i suoi vestiti per farseli lavare e stirare. Norman rimase colpito da quella straordinaria mediterranea bellezza e ben presto tra i due sbocciò l’amore. Tanto intenso quanto breve. Qualche giorno prima di Natale Norman fu trasferito al suo Paese e non rivide più Anna. Nel cui grembo, però, già cresceva il frutto degli intensi momenti vissuti dai due all’ombra del vulcano Etna.
Rita venne al mondo nel giugno del 1944. Ed era figlia della guerra. Per oltre sessant’anni non saprà di essere il frutto di quell’amore tra sua madre e quel soldato inglese. Lo scoprirà solo quando sua madre deciderà di rivelarle la verità, una giornata d’inverno di qualche anno fa. Da quel giorno, la vita di Rita è cambiata completamente. E l’unico suo scopo è stato quello di ritrovare il suo vero padre e di riabbracciarlo «anche solo per una volta». E proprio questa speranza a dare il titolo al libro autobiografico che Rita Grasso ha di recente pubblicato, nel quale narra le vicende della sua vita e la lunga e avvincente ricerca del padre, Norman Hobson.

“Anche solo per una volta” è il desiderio che accompagna i lunghi anni di ricerca di Rita, trascorsi a scartabellare in polverosi registri e documenti militari per trovare indizi su un uomo del quale conosce solo il nome e, in maniera distorta, così come sua mamma ricordava e l’aveva pronunciato, il cognome.
Ma è anche l’occasione per raccontare la sua infanzia difficile, di “figlia di nessuno”da parte paterna, e le lunghe giornate sconfortate e, a volte, disperate, passate all’orfanotrofio. Poi, la morte della nonna, che per anni le aveva fatto da mamma, il matrimonio, le difficoltà della vita, fino al giorno in cui sua madre non le rivela il segreto che per tanti anni si era tenuto dentro: «Il tuo vero padre – le dice – è un soldato inglese. Aveva lo sguardo dolce e gli occhi chiari. E me ne innamorai perdutamente».
La ricerca del padre è durata parecchio tempo e solo l’incontro fortunato con un genealogista, Roberto Raciti, ha aperto la strada verso un mondo sconosciuto. Rita Grasso esegue il test del Dna e lo inserisce in un sito internet internazionale specializzato al ritrovamento di eventuali parenti nel mondo. Dopo alcuni anni, ormai inaspettata, arriva a Rita la notizia che qualcuno, in un paese lontano, aveva il suo stesso Dna. Era quello di un giovane di ventisei anni, Dylan Mahwey, che viveva nel Canada con i nonni paterni. Anche lui, quasi per gioco, aveva inserito il Dna in quel sito internet e la comparazione aveva messo in luce un’alta familiarità di geni.
Rita si mise subito in contatto con Dylan dicendogli che l’uomo che cercava si chiamava Hobson. La risposta del ragazzo fu sconvolgente. Disse a Rita che sua nonna, ancora vivente, si chiamava Sheila Hobson ed era figlia di Norman Joseph Hobson, nato nel 1912 a Whitby, in Inghilterra. Sheila era dunque sua sorella. E Rita aveva finalmente trovato suo padre.
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