La quadratura del cerchio … 3,14
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E siamo esattamente in quel punto in cui chiudiamo il cerchio.
Ci spieghiamo meglio. A volte siamo così, straordinariamente inconsapevoli che appena succede che acchiappiamo quel fil rouge … poi ci viene difficile pensarci ulteriormente e tornare indietro. Uno dei doni più incredibili forse è il sorriso e se riusciamo a ridere di qualcosa forse possiamo pensare davvero di aver sviluppato, indipendentemente da tutto, un pensiero positivo.
Dicono che quando si ride si cambia e quando si cambia anche il mondo intorno a te cambia.
Beh, evidentemente deve essere senz’altro cosi, ed è per questa ragione che ci ostiniamo sempre a chiudere i cerchi, tutti i cerchi, ogni cerchio. Forse è anche questione di forma mentis, non siamo mai stati musi lunghi, anzi abbiamo sempre cercato di sorridere anche quando le avversità della vita ci avrebbero imposto altro, ma siamo fatti così, è più forte di noi.
Abbiamo assistito, costretti, a meravigliosi “shows” e ci siamo sempre sentiti fuori posto e ci siamo chiesti … perché? Per quale motivo? Ebbene, abbiamo così realizzato che ci sono alcuni che per affermare, non sappiamo bene cosa, agiscono con quella cafoneria che ci lascia sempre “abbabbaluccuti”.Vero che si trova sempre in giro gente pronta ad offendere gli altri gratuitamente, così per il gusto di riempirsi la bocca, o per darsi un tono per camuffare la totale assenza di personalità e autorevolezza, ma è anche vero che non è possibile che siano come “L’infinito” di Leopardi. Ad una certa bisognerebbe anche per buon gusto (concetto indiscutibilmente sconosciuto ai protagonisti) finirla, piantarla, smetterlaaaa.
È così alla fine chiudiamo il cerchio e siamo obbligati a definire alcune persone poco, scarsamente-educate o se vogliamo fare “filosofia” … ineducate. Certo una chance potrebbero anche averla … pensandoli per esempio infermi, ammalati, squilibrati!
Caspiterina, noi contrari da sempre a classificare ci accorgiamo invece che molti, non tutti per fortuna, sono proprio così, dentro … nel dna: grossolani, giusto per usare un eufemismo garbato. Non ci sono possibilità di redenzione, purtroppo oramai abbiamo il radar ad individuarli, non ci vuole molto. Li riconosciamo dopo averli sentiti proferire le prime “stramberie”, mentre conosciamo oramai quelli che di vecchia data sono proprio così. Inutili. Magari travestiti da personcine a modo … ma poi quando arriva l’ora della prova del nove … si rivelano. Scene commoventi come “L’esorcista”.
A noi il compito di chiudere il cerchio. Dannazione. Cascato l’asino … casca tutto.
Riteniamo che molti non rientrino per fortuna in questa speciale categoria, ma alcuni “insospettabili” si, alcuni energumeni si riconoscono subito, infieriscono colpi agli altri per “godere” della spendita di un “potere” che però usato in questi termini non vale una cicca. Sarà, ma non riusciamo a capirli e a giustificarli.
Possiamo essere liberi di non giustificare le mancanze degli altri? Possiamo non avere comprensione per coloro i quali usano sistematicamente termini e toni sgradevoli? Possiamo non tollerare i comportamenti al limite del molesto? Saremo liberi di catalogarli, almeno nella nostra mente?
E non si tratta di alfabetizzazione, perché se fosse per quello alcuni sono anche sufficientemente eruditi, ma inidonei all’atto pratico a sovvertire il nostro giudizio corrente. E non si tratta neanche di mancanza di bon-ton, perché sarebbe troppo avventato e semplicistico, un premio. No, il difetto non è cosa da poco.
Non accettiamo certi atteggiamenti tenuti, quel falso moralizzare a vuoto, all’indirizzo del prossimo senza minimamente considerare il proprio. Beh, non li reggiamo più! Questa preoccupante “tendenza”, rivelatrice di una ancora più preoccupante forma di alto egoismo, mancanza di senso civico e rispetto nei confronti degli altri è intollerabile se non addirittura incivile.
Alcuni sono addirittura professionisti e usano le famose allusioni o l’arma del sarcasmo, così tanto per provocare. Vabbè pazienza!
Meglio reagire col solito sorriso, è sempre una forma di beneficienza, di volontariato anziché mettersi a disquisire. Tanto con questi non si trova mai un punto. Spetta sempre a noi chiudere il cerchio … e lo facciamo malgrado tutto.
La risata stimola la produzione degli ormoni del benessere e permette al sangue di ossigenarsi, rinforzando perfino le difese immunitarie. Fa bene al viso, ai muscoli, al cuore, all’apparato respiratorio, riduce lo stress. La felicità in definitiva è una scelta di vita, non una semplice possibilità.
Pensiamo che bisognerebbe prendere esempio dei bambini che ridono tantissimo; quando non ci sentiamo bene il nostro corpo attiva le difese immunitarie per riportare la salute, questo dimostra che la condizione naturale dell’uomo è proprio il benessere e quindi la malattia è una disfunzione. Idem per la felicità, siamo nati naturalmente per essere felici e non per la tristess … e fatevela una risata anche forzata … il cervello tanto non riconosce l’ipocrisia di una falsa risata … e il beneficio è il medesimo …
Per fortuna abbiamo preso la buona abitudine di chiudere i cerchi e soprattutto saltare fuori da ogni cerchio chiuso. Anche se l’immagine a noi fa sorridere. È davvero una bella soddisfazione rendersi conto di questo processo. Concludere un lavoro, saltando la staccionata non ha termini di paragone. Puro godimento.
E noi con questo dannato vizio di chiuderli, i cerchi, ci abbiamo proprio preso gusto. Senza adesivi e senza colla tra le dita.
Qualcuno una volta ci disse che la vita è una cosa meravigliosa e … allora … come ora … crediamo in quelle parole, oggi sarebbe il caso di aggiungere che sta a noi cogliere il bello di qualsiasi momento.
Noi intanto essendo in “chiusura” siamo contenti. Provare per credere dicevano … è l’alba del nostro 2016.
Kenna, Dicembre 2016
Boomerang-Pooh
Chiudere tutti i cerchi, ogni cerchio. Filosofia che rende tutto più piacevole. Che sia un lavoro, un capitolo o qualsiasi altra cosa è sempre un merito farlo. Chapeau!
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kenna un mito. Se non ci fossi bisognerebbe inventarti. Il tuo post è un sali e scendi e alla fine riesco a capirci. Non è lineare il tuo pensiero, ma mi piace molto.
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Giudicare, catalogare, tollerare, classificare, apparire e chi più ne ha più ne metta. A fronte di una dichiarata ritrosia a pensare, esser ed agire in un certo modo poi, alla fine, anche il mitico finisce per cadere nella trappola preparata da quel tocco di salutare egoismo che fa apparire sè stesso unicum, mentre gli altri sempre a stare li a rimuginare, ad avere il musone, a non avere imparato a sorridere. Buona, ma soprattutto opportuna ed efficace filosofia, come fa intravedere anche il passante di turno, per saltare gli ostacoli. Certo, è sicuramente meno faticoso saltare che scalare, l’importante è arrivare alla meta prefissa ed ogni mezzo che permette ciò, soprattutto risparmiando la fatica del rendicontare anche a sè stessi, è ammesso. Alla fine ognuno deve fare i conti con sè stesso e con tutto quello che si porta dentro, coscienza compresa, e non è detto che necessita esternare o pubblicizzare per forza quello che si è. Ad alcuni, ed in certe occasioni, basta far vedere quello che si appare. L’importante è, comunque, riuscire a chiudere, riuscire a scrollarsi dalla vista le visioni della mente del paesaggio oramai vissuto e procedere alla ricerca di nuovi orizzonti, di nuove spiagge, di nuove situazioni. Si salta, si chiude, ma allora non si bofonchia, allora non si ricorda, allora non si istiga, allora non si combatte, allora non si lavora contro ciò con cui si è chiuso. A meno che non siano quelli di un libro, i nuovi capitoli nulla hanno a che vedere con ciò che è stato, con ciò che è rimasto dentro al cerchio. Niente giudizi, niente classificazioni, niente lavorii nascosti, niente coinvolgimenti altrui, niente di niente. Non si può pretendere di chiudere, e che tutti chiudano il cerchio, se poi, se prima, se sempre si fa di tutto per gridare al mondo intero conosciuto che ci sono gli energumeni, i maleducati, gli arroganti, gli approfittatori, gli ipocriti, che da questi bisogna guardarsi, che con questo occorre non avere a che fare, che questi si nascondono dietro mentite spoglie, che, che, che. Se si vuole veramente saltare il cerchio: che lo si delimiti, che si scelga la parte entro cui stare, che si guardi altrove con gli occhi, con la mente e finanche con il corpo.
p.s. e … attenzione a cadere in piedi. Essere abituati agli equilibrismi (da equilibristi navigati) non significa per forza non farsi male.
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ognuno è libero di pensarla come vuole, bisogna rispettare le opinioni altrui.
Sempre con stima immutata. Ciao.
Ps. Anche per i ricordi belli o brutti ognuno sa dove e come riporli. Tranqui. Ma tanto è inutile anche ribattere.
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