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Archive for 26 novembre 2014

I figli so’ piezz ‘e core…

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bimbI figli son pezzi di cuore cantava Merola interpretando il sentimento popolare. Oggi quella canzone e quel sentimento diffusi in tutto il mondo non sono più di moda almeno a Milena, stando alle lamentele che s’alzano ogni martedì quando la pediatra dell’Asp viene all’ospedaletto per assistere i bambini che ha in carico.

Si lamenta la specialista, si lamentano le mamme e anche i bambini più grandicelli. E hanno, come documentano anche alcune foto, veramente ragione. Ma di che si lamentano? L’elenco è lungo, proviamo a riassumere i motivi di disagio per vedere se chi di dovere li possa prontamente risolvere.

A tal proposito occorre ricordare che il complesso del poliambulatorio (che chiamiamo “ospedaletto”) diretto dal dottore Falletta, dipende dall’Asp di San Cataldo guidata dal dottor Leone e e che la massima autorità sanitaria locale è il sindaco Vitellaro. La loro auspicabile azione sinergica potrebbe facilmente e in brevissimo tempo risolvere questo caso di sanità da terzo mondo.

Intanto vediamo com’è lo stato di fatto.

2Si entra nei locali e si possono in bell’evidenza alcune ragnatele.

I wc si possono tranquillamente definire indecenti, assolutamente vietati alle urgenze minzionali che sono frequenti nei bambini, quelli di “Mi scappa la pipì…”

Un po’ dovunque compaiono isole di umidità che gonfia le pareti, probabilmente si tratta di piccole perdite nelle condutture idriche. C’è sporcizia dovunque. Evitabile perché dipende da un’inazione umana, probabilmente manca chi fa le pulizie o se c’é qualcuno preposto, questi non pulisce come si deve, il che sarebbe anche peggio.

I due punti precedenti rappresentano rischio evidente per la salute dei bambini che vanno lì per curarsi (si fa per dire!): infatti è saputo e risaputo che i bambini in grado di camminare toccano muri e si divertono a giocare sui pavimenti.

6Il clima, siamo alle soglie dell’inverno, non è raccomandabile: non bastasse l’umidità, il riscaldamento dei locali dipende da un’unica stufa elettrica a due barre risalente ad alcuni decenni fa, senza protezione e quindi a rischio “scossa” che potrebbe essere fatale per i figli e madri.

E’ anche finita l’ora legale per cui “scura” prima, per cui si esce dal sedicente ambulatorio pediatrico che fa buio e lì fuori fa davvero molto buio, manca infatti incredibilmente un punto di pubblica illuminazione!

Preoccupati di questo pessimo stato di cose i genitori invocano un controllo ispettivo che, molto probabilmente, restando così le cose, si concluderebbe con la chiusura dei locali così mal tenuti fino a quando non vengano ripristinate le minime condizioni igieniche e di salubrità. L’igiene – si chiedono e chiedono – non dovrebbe venire prima di tutto oppure quel che vale per le strutture private aperte al pubblico, non vale per quelle pubbliche aperte al pubblico?

C’è anche chi non si limita a protestare e propone: “Ma datele una stanza decente anche al piano superiore”!

4Infatti non meglio dei bambini se la passa la loro pediatra costretta a lavorare dentro una stanza priva di una finestra. A volte, se libero, si trasferisce presso l’ambulatorio della dottoressa Livuzza che però è frequentato non solo bambini ma anche adulti e anziani fatto che in questo periodo variabile potrebbe essere cagionevole per l’infanzia.

Intanto anche questo martedì le cose non sono migliorate per niente. L’unica novità riguarda la pediatra. La “dottoressa” per riscaldarsi si è portata appresso una stufa nuova da casa; e aspetta e spera che chi comanda faccia qualcosa. Non lo dice, ma è facile capirlo, cosa pensa dei responsabili di questo sfascio. Non lo dice forse perché i responsabili sono – purtroppo – medici, come lei e questo fatto le pesa non poco.

Ecco allora che tramite MML i genitori più attenti e coscienziosi hanno voluto far emergere pressante un invito a far presto. Un invito diretto ai medici che comandano rispettivamente l’Asl di San Cataldo, l’Ufficio sanitario e il comune di Milena dai quali specialmente le mamme si aspettano azioni concrete per i loro bambini che oggi in fondo non devono rischiare più la loro vita come ai tempi di Erode!

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«Senza discarica si rischia il caos»

Luigi Scivoli

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la discarica privata di Siculiana

la discarica privata di Siculiana

C’è grande apprensione per quello che potrà succedere con i rifiuti a cominciare da venerdì prossimo quando la discarica di Siculiana, dove attualmente vengono conferiti i rifiuti raccolti in città, sarà chiusa perché è satura. C’è apprensione perché non si sa dove dovranno essere trasportati i rifiuti e potrebbe così ripresentarsi l’emergenza che c’è stata all’inizio del mese e poi fortunatamente è stata superata.
Si aspetta con ansia che la Regione assegni una nuova discarica e c’è preoccupazione dal momento che si sa già che non è facile trovarla perché le discariche disponibili in Sicilia, dopo la chiusura di quella di Siculiana, sono soltanto tre: l’Oikos e la Sicula Trasporti nel catanese e quell’altra di Castellana Sicula nel palermitano. Ma tutte e tre raccolgono di già grossi quantitativi di rifiuti per cui c’è da capire se una di loro potrà accettare anche i rifiuti di Caltanissetta. La situazione è effettivamente preoccupante perché il tempo a disposizione per trovare la soluzione è molto breve: oggi è martedì e da qui a venerdì ci sono soltanto tre giorni.
Si teme anche che possa ripetersi quello che è già accaduto all’inizio del mese quando non fu comunicato in tempo utile che i rifiuti della città avrebbero dovuto essere conferiti alla discarica di Siculiana, e non più a quella di Lentini, con la conseguenza che per tre giorni i rifiuti non furono raccolti e la città fu subito sommersa di immondizie non ritirate.
“Aspettiamo che la Regione – ha detto il sindaco Giovanni Ruvolo – ci dica subito dove dovremo portare i rifiuti raccolti in città e ce lo deve dire in tempo utile per evitare che rimangano nei cassonetti causando una nuova emergenza che non vogliamo avere”.

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gatt

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A Mazzarino si sta allestendo un catalogo che raccoglie le tante immagini scattate da Ignazio Roncati nel corso del ventesimo secolo: è il racconto di un’epoca

La storia di un paese tramandata grazie a un catalogo di foto

Concetta Santagati

 

Una foto del catalogo Roncati è quella che mostra il principe Umberto di Savoja, figlio di Vittorio Emanuele III, in occasione della visita fatta a Mazzarino nel 1941

Una foto del catalogo Roncati è quella che mostra il principe Umberto di Savoja, figlio di Vittorio Emanuele III, in occasione della visita fatta a Mazzarino nel 1941

La famiglia Roncati sta preparando un catalogo in cui raccogliere la massiccia produzione fotografica realizzata da Ignazio Roncati, che è stato un appassionato cultore della fotografia 1898 – 1967, figlio dell’insegnante nissena Giulia Bellomo e dell’ingegnere ferroviario piemontese Edoardo Roncati, che nel corso dell’Ottocento fu direttore dei lavori della tratta ferroviaria da Xirbi a Caltanissetta e della miniera di Trabonella).
Si tratta di numerose e suggestive immagini che raccontano decenni di storia mazzarinese del ventesimo secolo, con tutto il loro corredo di fascino degli anni passati.
Va ricordato che qualche anno fa i figli di Ignazio Roncati organizzarono a Mazzarino (paese dove Roncati si trasferì in seguito al matrimonio con la mazzarinese Sarina Russo) una mostra fotografica con tutte le foto in possesso della famiglia e sono proprio loro che oggi annunciano di volere dare alle stampe un catalogo che costituirà il racconto di un’epoca, attraverso appunto le numerose foto da studio dalle quali possono esser tratti tutti i profili dei costumi e delle tradizioni della comunità mazzarinese della prima metà del Novecento attraverso abiti, atteggiamenti, personaggi, raffigurazioni del tratto popolare.

Roncati

Ignazio Roncati

“Gli scatti di nostro padre – afferma oggi la figlia Rina Roncati Marino – sono un’autentica opportunità per recuperare la memoria storica del ventesimo secolo a Mazzarino in quanto consentono di rivedere persone, luoghi, paesaggi, eventi, che immortalano cinquant’anni di storia mazzarinese”.
“Per questo, per ricostruire questa storia abbiamo deciso di creare un catalogo dall’archivio privato della famiglia Roncati dopo il successo della mostra antologica. In queste foto lo specifico mazzarinese si incunea nelle identità fissate nelle lastre, nei nomi ricostruiti a memoria a margine delle foto, nei luoghi scelti per lasciare traccia di eventi piccoli e quasi quotidiani”.
“Riteniamo – aggiunge ancora Rina Roncati Marino – che il contributo alla ricostruzione storica sia ancora più interessante alla luce della riforma regionale delle Province, cioè quando necessariamente cambieranno gli ambiti territoriali di riferimento e una solida ricostruzione identitaria delle comunità potrà rendere forti le nuove entità amministrative di natura vasta. In tale contesto Mazzarino, proprio grazie all’archivio Roncati, potrà pertanto contribuire alla rinascita di questa parte del territorio isolano”.
“Questo è l’esempio pratico – aggiunge ancora la donna – di come la fotografia diventa storia. A Mazzarino è presente una produzione letteraria e storiografica attraverso la quale si conosce il passato con le pagine del Farruggia e del Di Giorgio Ingala, ma della storia moderna di questa cittadina dobbiamo la conoscenza soltanto alle fotografie di nostro padre”. “Vorrei che il lettore riflettesse su alcuni aspetti – continua la signora – le vicende umane se non lasciassero dei segni, andrebbero sicuramente dimenticate col passare del tempo e col susseguirsi delle generazioni. Meno male che l’uomo lascia tracce che documentano la realtà dei fatti accaduti per cui quelle tracce assurgono a documenti di interesse storico”.
“Una volta anche nei piccoli centri, c’erano i cultori di storia patria che scrivevano grigi e opachi libri dove, però, erano riportate importanti notizie, accadimenti e descrizioni che ci hanno aiutato a ricostruire il passato di quei paesi.
Oggi non è più così, la parola scritta non basta più e i fotografi danno una grossa mano ai giornali e ai libri per illustrare tutto ciò che nella pagina viene scritto. Chi non ricorda il valore avuto dalle foto di Robert Capa che sono assurte a simbolo della ribellione del Novecento contro tutti i fascismi?
“Le fotografie, perciò, insieme al contributo degli scrittori rimangono tasselli insostituibili – conclude la signora – perché di alcuni avvenimenti rimanga traccia per sempre.
Solo così le nuove generazioni potranno conoscere alcuni avvenimenti conoscere il passato e confrontarlo con il presente per capire come eravamo e come siamo”.

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axw

Se quelli di destra sono addestrati, come sono quelli di sinistra?

 

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