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Archive for 21 novembre 2014

tari1Scegli la risposta… migliore!

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Il 16 di questo mese era l’ultimo giorno utile per pagare la prima rata della Tarsi per chi voleva evitare di pagare “la multa” per il ritardato pagamento. MML non ha voluto di proposito influenzare la cittadinanza prendendo una posizione netta del tipo “si paga” o “non si paga”, per il semplice motivo che ogni cittadino poteva benissimo andare ad informarsi sia presso il proprio consulente, o consultando il sindacato di riferimento o, meglio ancora andando direttamente alla fonte, recandosi cioè al municipio presso gli uffici competenti.

Abbiamo voluto anche evitare la prevedibile accusa di cavalcare il malcontento generale che è tanto, troppo.

tari4Oggi dopo alcuni giorni vogliamo renderci utili informando i cittadini che non hanno voluto o potuto pagare in tempo. Da quanto si dice in giro sarebbero molti a non aver pagato, soprattutto tra i pensionati e i disoccupati.

Cominciamo con il dire che non rischiano nulla i concittadini che non hanno avuto recapitate le bollette, come per esempio alcuni commercianti che – abbiamo già riferito – erano destinatari di bollette esagerate, meglio chiamarle “pazze” come quelle di 12mila euro ad un notissimo ristorante e di 8mila ad un altrettanto celebre bar-pasticceria del centro. Resta da farsi la domanda sul perché non abbiamo ritirato le bollette molto più care degli anni passati recapitate a tutti gli altri cittadini.

Ma andiamo al nocciolo: quanto pagherà di più chi non ha potuto/voluto pagare la Tari entro il 16? Abbiamo svolto una piccola indagine consultando personale idoneo e siamo in grado di riferirvi le voci diverse che abbiamo raccolto sulle sanzioni previste per la categoria degli evasori: “voci” perché nulla ci è stato dato per certo!

foto_dubbioAlcuni sostengono che chi non ha pagato (o non pagherà) non rischierebbe niente in quanto non esisterebbe un riscontro sull’effettiva ricevuta delle bollette.

Altri dicono che si dovrebbe pagare la tassa più le sole spese di notifica che arriverà per raccomandata se e quando l’ente esattore si accorgerà del mancato versamento.

Altri ancora affermano che la legge non ammette ignoranza e che scatterebbe una penale del 2% per ogni giorno di ritardo nel pagamento.

Altri lasciano intravedere uno spiraglio e informano che coloro che hanno ricevuto una bolletta molto più cara degli anni passati potrebbero non pagare la bolletta senza incorrere in sanzioni, informando gli uffici comunali.

Come potete ben vedere in paese non “gira” una voce unica e ciò aumenta il caos e i cittadini possono sentirsi autorizzati a fare ciò che sembra loro più conveniente. A questo punto riteniamo indispensabile un intervento chiarificatore.

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banca monte paschi milena l’utilità del ruolo dell’opposizione

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Il servizio di tesoreria prima lo facevano gratis…

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Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, la Ragioneria del Comune ha proposto l’approvazione schema di convenzione per il servizio di tesoreria e di cassa per il periodo 2015/2019 svolto “a costo zero” dal Monte dei Paschi di Siena che scadrà il 31/12/2014.

Per capire bene come sono andate le cose, bisogna sapere che il 27/10/2014 una precedente gara era andata deserta, come spiega il Vice Segretario Comunale, il quale su invito del Presidente, chiarisce che il Consiglio Comunale è chiamato a riapprovare il nuovo schema di convenzione. Bisogna anche e soprattutto sapere che il servizio era assicurato dalla Banca MPS a costo zero.

Esaminato il testo dello schema di convenzione la minoranza nota che manca l’importo da dare alla banca per il servizio di tesoreria. Emerge che, per mero errore, tale compenso non era stato riportato nelle copie in possesso dei Consiglieri per cui viene corretto l’art. 25 con l’inserimento di tale compenso. Il Ragioniere Schillaci spiega che il nuovo schema, a differenza del precedente, prevede un compenso a base d’asta di €. 10.000,00 comprensivo di IVA.

INGRASCI’, PROVENZANO. PALUMBO, VIRCIGLIO, PELLEGRINO

Ingrascì, Provenzano, Palumbo, Virciglio, Pellegrino

Il Consigliere Gioacchino Palumbo dichiara che la minoranza voterà contro in quanto ritiene tale compenso troppo oneroso per il Comune e invita l’Amministrazione a trattare direttamente anche con altre banche ed in particolare con la B.C.C.

Il Consigliere Luca Caldiero – che evidentemente crede ancora alle fiabe – fa presente che l’importo proposto è a base d’asta e che nulla vieta alla B.C.C. o ad altri istituti di fare un ribasso anche del 100%.

Dopo ampie discussioni in cui interviene la consigliera Rosalba Pellegrino la quale ritiene inopportuno far pesare sui contribuenti milenesi dopo la Tari anche questa nuova spesa, il Consigliere Ferlisi ritenendo opportune le osservazioni dei colleghi della minoranza, propone di abbassare il compenso da 10mila a 6mila euro comprensivo di IVA.

bbMessa ai voti la proposta viene approvata con 7 voti favorevoli e 4 contrari (Pellegrino, Palumbo, Provenzano e Ingrascì) su 11 consiglieri presenti e votanti. Viene così emendato lo schema di convenzione con un “risparmio” di 4.000 euro rispetto alla proposta originale di 10 mila euro dell’Amministrazione.

Adesso si spera che le Banche locali si facciano vera concorrenza e giochino al ribasso così da ridurre l’esborso del Comune. E si spera anche che – dulcis in fundo – possa avverarsi l’auspicio del capogruppo della maggioranza secondo il quale nulla vieta alla B.C.C. o ad altri istituti di fare un ribasso anche del 100%. Sarebbe… favoloso!

 

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Pillole di psicoanalisi

ansChe differenza c’è tra “nevrotici”e “psicotici?

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Lo spiega il filosofo Umberto Galimberti nel libro “Le cose dell’amore”.

Secondo la psicoanalisi i “nevrotici” sono quelli che costruiscono castelli di sabbia, gli “psicotici” quelli che li abitano.

Perché gli uni e gli altri si allontanano da quel “sano realismo” che è proprio della realtà specifica, chiara e affidabile, per andare ad abitare i primi in un mondo fantastico, i secondi in un mondo delirante.

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Un po’ di RELAX

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abcAlcuni giornali scrivono:

“Iraq”,

altri “Irak”.

Qual è l’ortografia del nome di questo Paese?

 

Risposta

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La storia di Papollo

La singolare vicenda di un uomo che nella seconda metà ‘800 a Caltanissetta fu quasi costretto a divenire un bandito che si beffava della legge

Storia di un povero diavolo che per un furto di frutta divenne poi un brigante

di Walter Guttadauria
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Accanto una illustrazione della Domenica del Corriere del 1908 che raffigura le fasi della cattura da parte dei carabinieri di un brigante nei pressi di Caltanissetta. Vuol essere solo un'immagine emblematica per la vicenda qui raccontata relativa a Papollo, che dopo aver rubato frutta per sfamarsi, fu costretto alla latitanza fino a guadagnarsi la fama di pericoloso brigante

Accanto una illustrazione della Domenica del Corriere del 1908 che raffigura le fasi della cattura da parte dei carabinieri di un brigante nei pressi di Caltanissetta. Vuol essere solo un’immagine emblematica per la vicenda qui raccontata relativa a Papollo, che dopo aver rubato frutta per sfamarsi, fu costretto alla latitanza fino a guadagnarsi la fama di pericoloso brigante

C’è una storia, che sembra leggenda, tramandata a proposito di un bandito nisseno in azione nella seconda metà dell’Ottocento: ma sarebbe meglio dire che è la storia di un povero diavolo, inviso all’epoca a qualche gendarme locale non si sa bene per quale motivo, che incappò in un banale furto di frutta, aggravando così la sua vacillante reputazione e finendo poi per diventare bandito sul serio.
Di questa storia abbiamo traccia grazie allo scrittore nisseno Michele Alesso, che l’ha riportata – in modo alquanto pittoresco e che qui riproponiamo con una narrazione riveduta – in un suo scritto di oltre un secolo fa.

Non si conosce il vero nome del protagonista, ma solo il soprannome: Papollo.
Nel 1860 fa il garzone presso il podere di tale don Gabriele Cosentino, in contrada Sallemi. Non si sa perché, c’è un gendarme della pubblica sicurezza – tale “Gaddazzu” – che lo perseguita e non gli dà pace. Ma lui, tutto sommato, è un poveraccio che gode ogni tanto della benevolenza di qualcuno per tirare avanti. E anche don Cosentino non ha da ridire sul comportamento del suo garzone, che però un giorno decide di abbandonare il podere, lasciando in asso il padrone.

Di lì a poco, a corto di quattrini, Papollo è costretto a trovarsi una qualsiasi altra occupazione e l’ottiene presso una delle tante zolfare del circondario, ma resiste solo un po’ a quel massacrante lavoro.
Un giorno, tornando appunto dalla miniera, digiuno per giunta, si trova ad attraversare le terre di don Vincenzo Tumminelli in contrada Xiboli dove viene attratto dalla rigogliosa bellezza di alcune piante di melograno. La tentazione di coglierne i frutti è forte, e lui cede e si riempie la sacca che porta a tracolla.

Si grida al furto ed è l’inizio della sua rovina.
I gendarmi si mettono sulle sue tracce, ma lui riesce a rendersi sempre irreperibile con i suoi continui spostamenti, talmente veloci che non gli si può stare materialmente dietro. Questa sua latitanza, aggravata dal fatto che gendarmi come “Gaddazzu” ce l’hanno con lui, finisce per creargli una fama di soggetto pericoloso, cui vengono finanche attribuiti misfatti compiuti da altri, dato che la fantasia del popolino contribuisce, a sua volta, a renderlo ancora più famigerato.

fucikeUn giorno Papollo incontra un ragazzo, che gli indica una cascina dove – gli dice – può trovare un fucile. Sfondata la porta, eccolo così impadronirsi dell’arma, la prima che impugna in vita sua, un vecchio e pesante fucile da guardia nazionale. Riesce, poi, a disporre anche di una pistola, ma gli servono le munizioni e i soldi per procurarsele. La storia vuole che, a questo punto, chieda e ottenga denaro quanto basta dal barone Benintende nelle sue proprietà di Sabucina.
Ripreso il suo vagare per i campi, un giorno in contrada Xirbi viene intercettato dai militi Ruina e Catania, che lo riconoscono e si mettono al suo inseguimento, ma lui riesce ancora a sfuggire: trova giusto il modo di sparare una fucilata che colpisce la sella del cavallo del Catania per poi sparire di nuovo.

Lo ritroviamo, nel 1863, riparato in un mulino di contrada Capraia, dove lo scoprono due carabinieri: e stavolta la situazione precipita dato che il fuggiasco fa fuoco e uccide uno dei due militi, per poi dileguarsi. Sul luogo si recano il giudice, il cancelliere ed alcune guardie e mentre fanno gli accertamenti, ecco Papollo – che ha seguito da lontano la scena – ritornare non visto sul posto e tagliare con un affilato coltello le cinghie dei loro cavalli; vuol essere da un lato una sfida, dall’altro un modo per impedire l’eventuale inseguimento.
Ma adesso l’uomo è diventato un vero assassino e brigante, più che mai ricercato.

Una sera, travestito da donna, riesce finanche a ritornare a casa sua per rivedere la moglie. Ma ecco bussare alla porta: sono i gendarmi Garrubba e il persecutore “Gaddazzu”. Lui non si scompone, dice alla moglie di aprire e appena i due entrano gli si avventa fulmineamente contro, prendendoli a pugni e stendendoli; dopodichè sottrae la sciabola ad uno dei due ed è di nuovo in fuga. Ovviamente l’episodio diviene di dominio pubblico e lo si racconta in ogni dove, a scapito dei militi che non ci fanno certo una bella figura.
Passano pochi giorni ed eccolo ancora una volta avvistato, e di nuovo dalla coppia di guardie Ruina e Catania che lo notano in località Capodarso.

 

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La meraviglia di un pomodoro, nato in terrazza all’ombra di un aloe

Giovanna Giordano

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E’ nata una pianta di pomodoro in terrazza. Un pomodoro piccolissimo, rosso, grande come l’unghia del mio dito mignolo. A questo punto chi legge può pensare: e qual è la meraviglia se nasce un pomodoro in terrazza, non mi sembra argomento da giornale. Eppure la meraviglia c’è e ora spiego quale.

La mia terrazza è davanti al mare. C’è così tanto vento che niente resiste, non dico di gerani, fiori, gelsomini, tuie, neppure a parlarne, ma neppure sedie sdraio, ombrelloni, secchielli per giocare, palle, piatti e posate. Tutto magicamente vola, anche le sere d’estate quando di solito il vento è più tranquillo. Poi d’inverno è impraticabile. Qualche volta solleva pure mio marito che a dire il vero è magro ma è comunque un uomo alto un metro e ottantaquattro. E’ come stare sulla prua di una nave e nessuna pianta resiste su una nave. Nonostante ciò abbiamo piantato tre aloe. Hanno le spine e si aprono a ventaglio verso il sole, non muoiono durante la siccità, i vasi sono grandi e loro fioriscono pure e si arrostiscono al sole senza un lamento.

imagesWXUCBOUIDentro uno di questi vasi, appunto, ho scoperto il piccolo pomodoro. Ma come ha fatto a nascere non si sa. Chi lo ha portato. Certo è che ce l’ha fatta e si è messo sotto l’aloe più grande e insieme sembrano chioccia e pulcino, il pomodoro sotto l’ala dell’aloe. La pianta grande protegge la piccola. Il pomodoro se ne sta lì sotto accovacciato, con le sue foglie scure e sulla sommità quei microscopici frutti rossi. Il vento di sicuro ha trasportato questo seme, però è strano perché non c’è campagna attorno e neppure piantagioni di pomodoro. Si potrebbe dire che il seme forse viene da un pezzo d’insalata buttato lì per caso dalla cucina. Ma si dà il caso che non mangiamo pomodori e neppure salsa.
Il mistero si infittisce e non trovo risposta e poi mi chiedo, mentre guardo questo scherzo di natura con simpatia, cos’è che mi intenerisce tanto. Mi intenerisce tanto la sua resistenza e la sua improbabilità.

E’ nato dove nessuno ha deciso di farlo nascere, in un posto improbabile, in modo del tutto casuale. Un piccolo pomodoro accovacciato sotto un’aloe dentro un vaso in una terrazza davanti al mare. Destinato a rimanere piccolo. Poi la sua tenacia. Ce l’ha messa tutta per nascere e per sopravvivere. Un seme trasportato dal vento e da chissà dove.
Allora penso alla mia vita e alla vita degli uomini accanto a me. Siamo figli del caso come lui. Mio padre era di un paese vicino a Messina e mia madre è nata pure in un paese vicino a Messina e si sono conosciuti al porto di New York. Sono stata concepita credo un giorno di eclisse di sole in Liguria. E ora sono qui a Catania a guardare con tenerezza un microscopico pomodoro. Perché tutti siamo figli degli incredibili intrecci del caso, come lui. E siamo trasportati dal vento. E resistiamo perché abbiamo voglia di vivere.

gibbiso@yahoo. it
twitter. com/@GiovanGiordano

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gov

Il Governo italiano dovrebbe costituirsi alla Camera, al Senato o ai Carabinieri?

 

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