Il Robin Hood della Sicilia
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Non è possibile parlare di Montelepre senza associarlo al nome di Salvatore Giuliano. La sua storia, svoltasi nel settennio 1943-1950, era già leggenda prima ancora della sua scomparsa. Migliaia di episodi lo avevano qualificato come: ” L’uomo che toglieva ai ricchi per dare ai poveri.”
Salvatore Giuliano nacque a Montelepre il 16/11/1922. Il padre, suo omonimo, costretto ad emigrare negli Stati Uniti, a piu riprese riuscì a comprare diversi pezzi di terra nei dintorni del paese. Infine rimpatriò per occuparsi della loro coltivazione. Il giovane Salvatore, finite le elementari, andò ad aiutare il padre. In verità avrebbe preferito il commercio, ma non si sottraeva al suo dovere anzi trovava il tempo per continuare gli studi. Spesso finito il lavoro, andava dal prete del paese o da un suo ex insegnante.
I generi di prima necessità diventarono sempre più rari. Il governo, per fronteggiare la crisi, dispose l’ammasso del grano. Tutti i contadini furono costretti a privarsi del raccolto ed a sopravvivere con le “famigerate tessere”. Nascondere il grano era reato, ma anche a nasconderlo non si poteva macinarlo perché i mulini erano sorvegliati. In questo contesto la maggioranza della popolazione era al limite della sopravvivenza. Nelle campagne dell’entroterra, qualche contadino era riuscito ad occultare parte del raccolto e Salvatore Giuliano aveva fabbricato un piccolo mulino. Ma la farina non bastava mai, perché egli la dava ai bisognosi. Nella famiglia Giuliano era il fratello maggiore che procurava il grano; ma, anche lui, venne richiamato in guerra.
Toccò a Salvatore Giuliano, poco più che ventenne, provvedere ai bisogni della famiglia.Inesperto del “modus operandi”, il 2 Settembre 1943, incappo` in una pattuglia composta da due guardie campestri e da due carabinieri. Furono inutili le preghiere e le spiegazioni. Venne accusato di contrabbando per due sacchi di grano di circa 40 Kg. ciascuno. Gli sequestrarono il mulo ed il grano.
Intendevano arrestarlo per condurlo al “presidio americano”. Egli esibi` i suoi documenti e chiese di essere denunciato ma non arrestato. Gli sembrò che i militari si fossero convinti, quando avvistarono quattro muli stracarichi. Erano contrabbandieri “veri”. Il giovane Giuliano venne lasciato libero e da solo. Provò ad allontanarsi, ma i militari se ne accorsero e gli spararono sei colpi. Con due lo colpirono al fianco.
Al carabiniere Giuseppe Mancino venne ordinato di finirlo, nel caso fosse ancora vivo, ma egli, che aveva sentito, lo precedette e lo ferì gravemente con la pistola che teneva nascosta nello stivale. Il militare morì l’indomani a Palermo, mentre Salvatore Giuliano, dopo aver trascorso un mese tra la vita e la morte, guarì perfettamente e si rifugiò sulle colline intorno a Montelepre.
Il 24 Dicembre 1943, allo scopo di catturarlo, le autorita` disposero di circondare il paese con 800 carabinieri. Non vi riuscirono e per rappresaglia arrestarono 125 persone: tra queste suo padre. Un graduato lo picchiò a sangue. Salvatore Giuliano, dal suo nascondiglio, vide tutta la scena. La sua ira divenne incontenibile. Attaccò i convogli che attendevano in piazza. Un carabiniere morìì ed un altro rimase seriamente ferito. Gli diedero la caccia senza esclusione di colpi, senza pietà, ma egli riuscì sempre a scappare.

Le sue imprese divennero note a tutti i Siciliani. Esponenti del Movimento Indipendentista Siciliano (M.I.S.), a cui egli aveva aderito fin dall’Aprile 1943, lo cercarono. Nel Febbraio 1944 liberò otto monteleprini prigionieri nel carcere di Monreale; con essi formò il primo nucleo di guerriglieri.
Il 15 Maggio 1945 gli vennero offerti i gradi di colonnello ed il comando per la Sicilia Occidentale dell’ E.V.I.S., le brigate Partigiane Siciliane, chiamate “Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia”.
Dalla fine del 1945 egli diede il via alla guerra della Sicilia contro l’Italia. Compì una serie di attacchi alle caserme ed ingaggiò numerose battaglie in veste ufficiale, con tanto di divisa, di gradi e di bandiera. Le più` note sono quelle di Monte d’Oro – Calcerame e Monte Cuccio.
Il 2 Giugno 1946 si svolsero le elezioni per il referendum: monarchia-repubblica.
Vinse la Repubblica. Umberto II non era più Re d’italia.
Il 22 Giugno 1946 Palmiro Togliatti, Ministro di Grazia e Giustizia, fece approvare un decreto di amnistia ed indulto che cancellava reati comuni, politici e militari.
Quasi tutti gli uomini che avevano combattuto per l’ E.V.I.S. tornarono alle loro case. Ma il maresciallo Giuseppe Calandra, della Stazione dei Carabinieri di Montelepre, denunciò per reati comuni tutti coloro che erano a lui noti come appartenenti a Salvatore Giuliano.
Naturalmente non gli riuscì di arrestarli perché tornarono tutti in montagna.
Prima delle voto del 20 Aprile 1947, Salvatore Giuliano, che sosteneva Antonino Varvaro, candidato del M.I.S. Democratico Repubblicano, stipulò accordi con l’esponente del P.C.I. Girolamo Li Causi. Quest’ultimo avrebbe fatto votare per Varvaro tutti i comunisti indipendentisti, mentre Giuliano avrebbe sostenuto le spese elettorali. Cosa che effettivamente fece.

Ma Li Causi non mantenne l’impegno; il candidato non venne eletto e ciò scatenò il risentimento di Salvatore Giuliano.
Era sua ferma intenzione di sbugiardarlo davanti a tutti in occasione della festa del 1 Maggio 1947 a Portella delle Ginestre. Il piano di azione prevedeva una sparatoria in aria per catturare l’oratore e poi farlo giudicare dai convenuti. Purtroppo non poté prevedere che tra i suoi uomini vi fossero degli infiltrati della polizia e della mafia. L’ispettore Messana, avvertito dal suo confidente Salvatore Ferreri, avvertì Li Causi di non andare a Portella.
Giuseppe Passatempo, allo scopo di far ricadere la colpa su Salvatore Giuliano, si mise d’accordo con i mafiosi della zona, che, nascosti a pochi metri dalle persone, anziché sparare in aria spararono sulla folla, uccidendo 11 persone e ferendone 27.
Era evidentissimo che il delitto era anomalo. In nettissimo contrasto con gli ideali di un uomo che aveva lottato con il popolo e per il popolo. Ma questo orrendo delitto, di cui egli non fu responsabile, gli venne addebitato nonostante le sue innumerevoli giustificazioni. Per circa mezzo secolo la responsabilità venne attribuita a Giuliano ed ai suoi uomini. Recentemente, analizzando le perizie balistiche, i verbali di sopralluogo, le perizie necroscopiche, si è scoperto che i colpi che fecero le 11 vittime furono sparati dal basso, con armi beretta calibro 9, modello Thompson, che né Giuliano, né i suoi uomini, avevano in dotazione.
Prima delle elezioni del 18 Aprile 1948, Salvatore Giuliano venne contattato da esponenti politici di tutti gli schieramenti.
Per coerenza con i suoi ideali, avrebbe voluto appoggiare i partiti di sinistra. Poiché questi ultimi, dopo Portella delle Ginestre, gridavano al crocefigge contro di lui, decise di appoggiare gli esponenti della D.C. – Gli promisero un’amnistia di cui avrebbero beneficiato i suoi uomini.
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