Ti chiedo perdono
Arriverà inaspettata.
Tu, prepara il tuo vestito più bello.
È l’ultima festa, vorrei ci fossi.
Verrai là, per la tua decisiva facciata.
Il bianco delle ore carezza la fronte
copre i miei occhi, ogni solco
solleva un’andatura a cadenza ritmata
no, non è il cuore, è il tuo respiro
rigato da un pianto triste, e non per me.
Egoista resta un pensiero, verso sé, sé soltanto
la paura di una mancanza. Più in là dell’assenza.
Il bisogno è un pungente alleato, un pugnale
colpisce quando non lo aspetti, vile.
La terra chiama la polvere del mio ritorno
la mia liberazione, o la tua.
Arriverà inaspettata.
Tu, prepara il tuo vestito più bello.
È l’ultima festa, vorrei ci fossi.
Verrai là, per la tua decisiva facciata.
Non so sai? Non so se io potrò vederla
la carne non ha mai avuto un senso
forse ne avrà il momento dell’essere.
Ti chiedo perdono, non mi zittì la vita
e in te, non mi zittirà la morte, Né il Nume.
Per questo, solo per questo, aspetto un perdono
poiché non temo la sentenza di Dio, temo
ciò che mi riporterà infame alla terra
il giudizio degli uomini. Il peggiore.
Arriverà inaspettata.
Tu, prepara il tuo vestito più bello.
È l’ultima festa, vorrei ci fossi.
Verrai là, per la tua decisiva facciata
a fingere, ancora una volta
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