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Archive for marzo 2014

La sindrome di Nerone

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imagesRCNMF6U8E se putacaso ci stessimo sbagliando?

E se cominciassimo ad essere più realisti e meno romantici, chiamando buono ciò che è veramente buono e cattivo ciò che veramente lo è, evitando così di mettere qualcuno nella via di mezzo?

Iniziamo col dire che diffidiamo di tutti quelli che si improvvisano qualcosa o qualcuno, quelli per esempio che si riscoprono ad una “mezza età” politicanti, oppure quelli che ad un certo punto della vita li scopriamo, noi, essere diventati “grandi” senza passare neanche dalla media posizione. In genere questi giganti ci fanno sospettare nanismi inespressi ed è questo il momento delle sincere riflessioni e meditazioni … con le famose tre dita alla fronte.

imagesW261V5CEI miracoli, anche a voler essere di grande fede, non sono così alla portata di tutti, forse ci saranno, ma sicuramente non si possono concentrare in un unico luogo. Tutti i “grandi” hanno avuto un percorso che li ha portati alla loro grandezza. Sarebbe inimmaginabile per esempio pensare a Van Gogh senza considerare gli albori del suo estro, oppure ricordare Madre Teresa di Calcutta omettendo la sua storia personale e il suo cammino. Generalmente ogni percorso considerato grande porta dentro il seme della gloria … fin dall’inizio.

Troppo faciloni, a volte ci facciamo prendere dalla mano e tendiamo all’ospitalità più esagerata, dando per scontati alcuni aspetti che ad una più accurata indagine risultano assenti, quindi se ad una prima impressione avevamo considerato qualcuno 100, ma ad una seconda valutazione ci appare 50, siamo certi che quella metà che resta collocherà i soggetti in questione nella celebre via di mezzo.

pallone_gonfiatoIn pratica, solo messi dinanzi alla cantonata sonora collocheremo al posto giusto “alcune star” … senza passare dal via! Siamo dell’opinione che non serve questo spreco di tempo! La vera grandeur non si può improvvisare e questi impostori organizzano addirittura delle vere crociere del tarocco a base di cene, cocktails, pranzi e sofisticati barbecue, salvo poi dimostrare l’originale essenza del vuoto. Un certo tipo di milenese abbocca e tendenzialmente spera di sfruttare questo scorcio di benessere anche se continuerà ad aspettare, se le attività mentali nel frattempo non si sono alterate, dei vantaggi che non arriveranno mai.

I “colossi” clinicamente sono pazienti che sfruttano, non si fanno sfruttare. Ci odiano, ma sono costretti a stare in mezzo a noi. Ci detestano, ma sono obbligati a rimanere per continuare ad essere. Apparentemente socievoli, ma occultamente asociali. Fortuna li accolse, ma sciagura li trattiene! Trotterebbero altrove, verso altre spiagge, ad occupare il proprio vuoto spazio e spazio vuoto.

imagesG2G2Y09SAllora, non perdiamo altro tempo, se ci ritroviamo di fronte il classico tipo che da perfetto sconosciuto indossa lo scettro e la corona è inutile scendere alla soglia del 50 e collocarli nella via di mezzo, questi personaggi vanno direttamente inseriti tra lo spam, cestino automatico. Se poi qualche elemento storico, giunto fino a noi, ci permetterà di completare il puzzle, è improduttivo perdersi ancora in chiacchiere.

Questa gente non darà mai niente, non arricchirà alcunché, non ha intenzione di migliorare la vita degli altri, non ha interesse a valorizzare alcuno, non aggiungerà niente. Il loro corredo prevede solo crescita personale. Imitano autenticità. Niente illusioni, considerano … solo per fare volume. L’unico valore in cui credono è il prezzo che attribuiscono alla gente per poterla comprare.

La dignità non è di loro competenza.

Kenna, Rive Gauche, Marzo 2014.

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In Italia dilaga la trovata di usare “genitore 1” e “genitore 2”. Ma si tratta di una insensata negazione della realtà (che crea discriminazioni)

“Cancellare padre e madre è abolire la legge per natura”

Antonio Socci

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imagesNNO1U76VQuasi cent’anni fa il grande Gilbert K. Chesterton prevedeva che la deriva della moderna mentalità nichilista sarebbe stata – di lì a poco – il ridicolo. Cioè la guerra contro la realtà.  Intendeva dire che ciò che fino ad allora era stata un’affermazione di buon senso e di razionalità – per esempio che tutti nasciamo da un uomo e da una donna – in futuro sarebbe diventata una tesi da bigotti, un dogmatismo da condannare e sanzionare. Sosteneva che ci dovevamo preparare alla grande battaglia in difesa del buon senso.

Chesterton infatti scriveva: «La grande marcia della distruzione culturale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo… Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto».

imagesVNX81SRAViene da ricordarlo con una certa tristezza in questi giorni nei quali – seguendo la bislacca trovata del governo francese – anche in Italia sta cominciando a dilagare l’idea di sostituire, nella modulistica della burocrazia scolastica, le categorie  “padre” e “madre” con la formula “genitore 1” e “genitore 2”.  Tutto questo perché – secondo l’ideologia politically correct – si deve “desessualizzare la genitorialità”. Cioè perché la dizione “padre” e “madre” potrebbe essere sentita come discriminatoria da qualcuno.

Fatti e opinioni
Resistendo allo sconcerto e al ridere, vorrei provare a ragionare pacatamente con chi si fa alfiere di questo tipo di trovate. Anzitutto va sottolineato che «i fatti hanno la testa dura» e – con buona pace di certi opinionisti – tutti sulla terra siamo stati generati da un uomo e da una donna. In qualunque modo sia avvenuto il concepimento. Quindi la realtà contraddice le opinioni, e soprattutto mostra che nessuno può sentirsi «discriminato» da quella formulazione perché tutti, proprio tutti, siamo stati generati da un padre e da una madre, e dunque siamo loro figli. Ma oggi purtroppo la mentalità dominante afferma che se i fatti contraddicono le opinioni, tanto peggio per i fatti. Così, non potendo “abolire” la natura per legge, si decide di abolire le parole che “dicono” la natura delle cose (domani si potrà decretare per legge che due più due fa sette e che si deve chiamare notte il giorno e giorno la notte).

Torniamo al genitore 1 e al genitore 2. Il fatto è che, con questa formula, i “politicamente corretti” finiscono pure per creare discriminazioni peggiori. Anzitutto discriminano la stragrande maggioranza delle persone che continuano a sentirsi padri e madri – e non genitore 1 e genitore 2 – e continuano farsi chiamare dai figli “papà” e “mamma” (finché non verrà proibito). In secondo luogo, con la nuova formulazione si discrimina il  “genitore 2”, che inevitabilmente diventerà secondario.

untitled1Infatti, per ovviare a questo problema, al Comune di Bologna pare abbiano pensato di adottare un’altra dizione:  “genitore” e “altro genitore”. Vorrei sommessamente notare che è egualmente discriminatoria verso uno dei genitori. E che entrambe poi sono formule fortemente sessiste, perché sia la  “soluzione” veneziana che quella bolognese usano il termine genitore al maschile, mentre la madre – se vogliamo usare un linguaggio non discriminatorio – è casomai “genitrice”. Ma, a quanto pare, in questo caso la discriminazione contro le donne viene ignorata e tenuta in non cale. Alla fine della fiera, è evidente che i soli termini che non discriminano nessuno sarebbero “padre” e  “madre”. Ma ormai l’ideologia dominante ha dichiarato guerra a padri e madri, alla famiglia naturale, alla realtà. E quindi dovremo subire la loro progressiva cancellazione linguistica.

Non solo. L’epurazione del linguaggio andrà avanti (per esempio la parola “matrimonio”, che rimanda evidentemente alla mater, quindi alla generazione) e si dovrà estendere alla letteratura. Si dovrà censurare quasi tutto. Dall’Odissea, dove Telemaco ha la sfrontatezza di aspettare il padre anziché il genitore 1, all’Amleto, dove il protagonista vive anch’esso il dramma della morte del padre. Dalla Bibbia, dove la paternità di Abramo dà inizio all’Alleanza e dove Gesù insegna a pregare col «Padre nostro», indicando in Maria la Madre, fino alla psicoanalisi.

Anche la psicoanalisi dovrà infatti cadere sotto i colpi del politically correct. Sigmund Freud, nella “Prefazione alla seconda edizione” di “L’interpretazione dei sogni”, scrive testualmente: «Questo libro ha infatti per me anche un altro significato soggettivo, che mi è riuscito chiaro solo dopo averlo portato a termine. Esso mi è apparso come un brano della mia autobiografia, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo».

untitled3La lezione di Freud
Come ha notato Hermann Lang, «se Freud è da considerare il padre della psicanalisi», da questa citazione «risulterebbe che questa psicanalisi la deve essenzialmente alla relazione con il padre». La psicoanalisi infatti ci spiega che il “padre” e la  “madre” non sono soltanto l’ineludibile realtà umana da cui tutti siamo nati e nasciamo, coloro che hanno generato il nostro corpo biologico: essa ci svela che le loro diverse figure permeano pure la nostra psiche, fondano, in modo complementare, la nostra identità profonda e la nostra relazione con tutte le cose. Abolire il padre e la madre dunque rischia di portare all’abolizione (psicologica) dei figli.

Ricordo solo un pensiero di Freud: «Non saprei indicare un bisogno infantile di intensità pari al bisogno che i bambini hanno di essere protetti dal padre» (da “Il disagio della civiltà”, in Opere, X, Boringhieri, Torino 1978, p. 565).  Qua, come pure dove parla della madre, come si può “correggere” Freud? Non si può sostituire padre e madre con genitore 1 o genitore 2. Perché non sono intercambiabili. Padre e madre sono complementari. E ineliminabili.

Ma tutto questo sembra non importare a questo o quell’assessore o politico o ministro o opinionista. Pare che nemmeno ci si accorga dell’enormità e della delicatezza di ciò che si va a spazzar via. Cosa volete che sia la cancellazione di una civiltà millenaria e della stessa natura umana. Basta una delibera del sindaco.

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CASTELTERMINI – MILOCCA MILENA 3 – 0

Tonino Butera

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mmCasteltermini: Rizzuto, Palumbo, Amoroso, Giardina (44′ Bellavia), Galione, Stagnitto, Miccichè, Sanfilippo, Valenti (80′ Saieva), Magno (55′ Caramanno), Vaccaro. All. Miccichè.

Milocca Milena: Pellitteri, Arnone (46′ Randazzo), Rapisarda, Di Franco, Maiorana, Alessi, Cardillo, Vitellaro M., Salvaggio, Vitellaro P., Badagliacca. All. Valenza.

Arbitro: Griffo di Palermo.

Reti: 8′ e 70′ Miccichè, 27′ Valenti.

Il Casteltermini riscatta il passo falso contro il Prizzi e con un secco 3-0 supera il Milena.
Apre le marcature al 8′ Gero Miccichè con un tiro angolato. Al 27′ il raddoppio di Valenti. Al 70′ ancora Miccichè con una semi rovesciata superava Pellitteri per il definitivo 3-0.

C’è da dire che di fronte ad un Casteltermini pieno di motivazioni per restare in cima alla classifica ha giocato un Milocca Milena ormai consapevole di aver perso il treno per i play off e falcidiato da assenze di giocatori di spessore squalificati o in preda a code influenzali.

 

 

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10153893_10202492539527528_1993317047_nSCOPRITELE!!!

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PROPOSTA AVANZATA DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE DI MILENA

“Serve un patto tra i sindaci”

EDI

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paes%20logo“Patto dei sindaci per l’energia sostenibile”. Questo è quanto proposto dal Movimento Cinque Stelle locale al primo cittadino Giuseppe Vitellaro, alla Presidente del civico consesso Filomena Falletta, e al Consiglio Comunale nella sua interezza.

Con l’adesione al “Patto dei Sindaci” i comuni siciliani potranno gestire risorse comunitarie destinate al risparmio energetico e alle energie rinnovabili, di cui una parte andrà alle Piccole e Medie Imprese e un’altra parte sarà destinata agli Enti pubblici.

schillaci giovanni“Si tratta di un’importantissima opportunità – dichiara il garante dei grillini milocchesi Giovanni Schillaci – per il miglioramento dello stile di vita di ciascun concittadino (meno inquinamento da Co2 a seguito di migliore efficienza energetica degli edifici) e soprattutto una nuova fonte di finanziamento con risorse comunitarie allo scopo di miglioraree di rendere ancora più efficiente il parco immobili pubblico e privato”.

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Al «Raimondi» di San Cataldo resta l’ambulatorio e la Comunità terapeutica assistita con 15 posti letto

Psichiatria trasferita all’ospedale Sant’Elia

Claudio Costanzo
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Ritalba Mazzè

Dopo quasi trent’anni, il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (Spdc) cambia “casa”. Il reparto di Psichiatria, con i suoi 15 posti letto, viene infatti trasferito dal presidio ospedaliero “Maddalena Raimondi” di San Cataldo al “Sant’Elia” di Caltanissetta. La decisione è stata adottata dall’Azienda sanitaria provinciale, il cui commissario straordinario è il prof. Vittorio Virgilio.

A San Cataldo, invece, l’Asp ha destinato l’istituzione della Comunità terapeutica assistita (Cta), struttura riabilitativa, che consta anch’essa di 15 posti letto e che farà il percorso inverso, venendo trasferita dal capoluogo al “Raimondi”. E’ stato, inoltre, spiegato che il presidio sancataldese manterrà anche l’ambulatorio di Psichiatria.

Si tratta di una svolta in campo sanitario, a livello locale, della quale si parlava già dalla scorsa estate. Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura era presente a San Cataldo dal 1985 (il primo istituito nella nostra provincia), allora diretto dalla dott. ssa Ritalba Mazzè, oggi direttore del modulo sperimentale di Salute mentale. Proprio quest’ultima coordinerà l’Spdc in questa prima fase e ci spiega l’iter che ha condotto al trasferimento al “Sant’Elia”.

(altro…)

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imagesK87MIQIXLa creazione ad opera di  Dio e la creazione da opera di Satana

Carmelo Dini

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Secondo me, le cose andarono così: quando il diavolo vide il Signore intento a creare le meraviglie che ci circondano, si adoperò per creare le brutture che pure ci circondano.

Il Signore creava le rose e lui, il drago infernale, creava le spine; dal cielo scendevano nugoli di farfalle dalle ali variopinte, e dagli inferi salivano cortei di scarafaggi fetidi e neri. Il Signore creava uccelli, e lui, il maledetto, creava ratti; il Signore creava eteree libellule, e la bestia immonda creava vermi schifosi,,,

imagesN28D33LRE quando il Signore creò uomini a sua immagine a somiglianza, anche Satana creò uomini a sua immagine e somiglianza. E per questo la terra è popolata da persone con dentro di sé una scintilla divina, e persone con dentro di sé una scintilla satanica.

Per questo la terra è popolata da persone buone e sante, e da persone capaci di sfigurare con l’acido il volto di una donna.

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Giovanni Cassenti

Giovanni Cassenti

Padre Alessi e il Principe di Scalea

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Arturo Petix

Arturo Petix

Scriveva Giovanni Cassenti al maestro Arturo Petix, interessato a raccogliere notizie sui religiosi di Milena:

“Caro Amico, perchè Lei ne abbia una certa idea, Padre Alessi era per i fedeli quasi Papa Giovanni, per altezza e corposità e tanta dinamicità nel muoversi e nel parlare. La voce dolce e persuadente era sempre incisiva e penetrante, non gli mancava mai il sorriso, ma se c’era qualche fatto doloroso non mancava a lui di trascinare fino alle lacrime un intero popolo, quel popolo che lo amava per l’esempio che gli dava e per tutta l’energia messa nella costruzione della chiesa madre e non aveva dimenticato che era lui che andava a prendere la sua pietra per la costruzione della chiesa e tutti lo seguivano“.

padre Giuseppe Alessi

padre Giuseppe Alessi

Il cavaliere non condivideva alcuni passaggi di un opuscolo realizzato dalla Commissione parrocchiale di cui faceva parte lo stesso Petix, in particolare sul punto che il benvoluto sacerdote avesse deciso di lasciare Milena per sempre:

“No, non è vero, Patri Vacilenti (Padre Giuseppe Alessi) nel sentirsi gravemente ammalato, nel 1897 raggiunse la sorella a Mussomeli per avere un’assistenza più attiva e un meritato riposo per poi potere ritornare a Milena che aveva nel cuore per esserci stato bene per quasi vent’anni. Purtroppo il male fu breve e mortale”. E alla fine concludeva un po’ dispiaciuto:

“Caro Amico, sarebbe meglio che quegli opuscoli non li porti con sè allo scopo di distribuirli perchè molte sono i punti criticabili e la cosa non è un bene per la Chiesa e i suoi Sacerdoti”.

il principe Pietro Lanza di Scalea

il principe Pietro Lanza di Scalea

Cassenti era lusingato dell’interesse di Arturo Petix nei suoi confronti per attingere notizie sulla storia di Milocca, così nella stessa lettera passa a scrivergli alcune notizie sul principe di Scalea, un personaggio politico molto noto nei primi anni del 1900 che veniva eletto nel collegio di Serradifalco e seguiva con puntiglio le vicende di quel comune e i comuni del Vallone:

“E dopo averle parlato di Padre Alessi mi accingo a raccontarle di un altro personaggio che ha a che fare con Mussomeli, il Principe Pietro Lanza di Scalea che nella qualità di Deputato, a seguito di dimostrazioni e proteste dei contadini, s’impegnò e promise la ripartizione delle terre e dei beni demaniali e del convento di San Martino delle Scale. La promessa divenne realtà dopo qualche anno. Nel 1905 il terreno venne diviso in lotti che non superavano i quattro ettari. Le quote furono sorteggiate ai poveri di Sutera e di Milocca, a questi ultimi ne andarono un centinaio. Tre anni prima c’era stato un altro sorteggio di terreni che furono distribuite ad altri poveri suteresi e milocchesi. Essenzialmente fu così che Milocca si popolò. Ed ecco come fu divenuta borgata fu subito soggetta a tasse“.

La lettera dei cavaliere Giovanni Cassenti conteneva una notizia particolare, quasi una perla:

“Al Principe Pietro Lanza di Scalea i sorteggiati riconoscenti per il Suo interessamento vollero regalare una lapide che però non riuscirono ad appendere per mancanza di muri pubblici, non essendoci alcun edificio pubblico a Milocca! Si decise di aspettare tempi migliori ma finì male. Con la scomparsa della Società Agricola di Milocca di cui fu presidente il mio caro amico Giuseppe Cannella, scomparve pure la lapide”.

Nel salutare l’Amico Petix, Cassenti concludeva alludendo alla cerchia che attorniava il personaggio chiave dei Fasci Siciliani, liberato dal fermo dei carabinieri e liberato a furor di popolo nella celebre ribellione che passò alla storia come La Rivolta delle Donne di Milocca del 27 ottobre 1893:

“Investigando e cercando a fondo forse e senza forse magari si può ritrovare“.

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Montedoro, disperato appello a due Province

c. l.)

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Il presidente del consiglio Miriam Bonadonna ha convocato per il prossimo venerdì alle ore 19 il consiglio comunale. Tre i punti all’ordine del giorno. Il primo riguarda la surroga del consigliere del gruppo di minoranza Filippa Duminuco con Calogero Montagna, primo dei non eletti della lista “Libera…Mente” e già consigliere comunale nella precedente legislatura.

STRADA_MONTEDORO-RACALMUTO

La Montedoro – Racalmuto ottima per il motocross

Sempre nel corso della stessa seduta, la massima assise civica andrà ad affrontare altri due importanti punti. Il primo riguarda il sollecito alla Provincia regionale di Agrigento del ripristino della viabilità lungo la strada provinciale che collega Montedoro a Racalmuto e che, al momento, versa in condizioni critiche.

Sempre in quella seduta, il consiglio rivolgerà un secondo sollecito sulla questione della viabilità, ma stavolta alla Provincia regionale di Caltanissetta. In questo caso, la strada provinciale per la quale il Comune di Montedoro ha inteso attivarsi per la messa in sicurezza è la Sp 23 che collega Montedoro a Caltanissetta. Anche in questo caso, il consiglio comunale andrà ad approvare un ordine del giorno per sollecitare la Provincia nissena a procedere ad interventi di manutenzione ritenuti fondamentali per garantire una viabilità adeguata lungo una arteria stradale come la strada provinciale 23 che risulta giornalmente parecchio trafficata e che, proprio per questa ragione, necessita di interventi che le restituiscano quella sicurezza che, al momento, non ha.

Sono franati interi tratti di strada e sono crollati pure i muri di calcestruzzo: com’è possibile che dalle nostre parti, strade appena costruite e costate parecchi soldi pubblici, crollino subito dopo?

Roberto Mistretta

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franaPer avere un’idea del disastro in atto sulla Cordovese-Fondovalle, bisogna andarci di persona, a piedi. Bisogna superare le barriere posizionate dalla Provincia ad impedire il transito ai soliti incoscienti che nonostante i pericolosi smottamenti in atto continuavano ad avventurarvisi. Bisogna lasciare l’auto fin dove la strada è transitabile e proseguire superando le profonde fenditure che, come sfregi alle attese di questa comunità da sempre priva di vie di collegamento, continuano ad aprirsi nell’asfalto. Bisogna superare muri in calcestruzzo crollati come fossero di cartone. Muri che si presentano oggi con dislivelli anche di metri. Bisogna proseguire fino ad addentrarsi laddove i mammelloni dei terreni sovrastanti, annunciano che gli smottamenti in atto sono ben lungi dall’avere termine. E quando, semmai avranno termine, il disastro sarà totale e ben poco resterà di quella che era la Cordovese-Fondovalle.
LaICL050013320140329CLNon sarà facile insomma riaprire quella strada. E certo non sarà indolore da un punto di vista economico. Ormai ben poco infatti resta della carreggiata. E gli squarci nel fondo stradale che si allungano per diversi metri, sono soltanto il segnale superficiale e più immediatamente visibile di quel che succede nel sottosuolo.
I muri spaccati e crollati dimostrano la spinta dell’enorme massa di terra inzuppata di pioggia che continua ad imprimere la sua forza verso il basso. Superando quello shock iniziale, che sta a dimostrare il fallimento progettuale di una strada che avrebbe dovuto nelle intenzioni allievare l’isolamento viario di Mussomeli, bisogna proseguire fino alla curva che nasconde un’autentica ecatombe. Dopo quella curva, infatti, la strada non esiste più. S’è aperto il vuoto. E guardando verso il basso si nota il guard-rail contorto, mischiato a fango e roccia, metri e metri più sotto. E sembra davvero impossibile pensare che lì c’era una strada.
L’unico dato confortante in tanto sfacelo, è che più sotto il tracciato non presenta lesioni e quindi il danno è circoscritto nel tratto iniziale. Ma è un danno impressionante che presuppone, se si riusciranno a trovare i fondi necessari, il totale smantellamento dell’esistente per realizzare sottostanti drenaggi, così da convogliare le piogge.
Inutile rimarcare le risentite invettive e le recriminazioni dei mussomelesi e dei tanti che ogni giorno percorrevano quella strada e che adesso sono costretti a mettersi in marcia sulla vecchia strada. Il danno c’è, ed è stato monitorato dai tecnici provinciali, ma sui tempi di riapertura della strada oggi nessuno si azzarda a fare ipotesi. Certo rimangono degli interrogativi, ovvero com’è possibile che dalle nostre parti, strade appena costruite e costate parecchi soldi pubblici, crollino subito dopo.

SABINA INGRAO 2

E’ veramente stanca e al limite della sopportazione la signora Sabina Ingrao, indignata per la chiusura ma, soprattutto, per il totale disinteresse che regna attorno alla strada provinciale 15 che collega il suo paese, Montedoro a Racalmuto.

La parrucchiera nissena lavora nel comune agrigentino ed ogni giorno è costretta “a girarsi il vallone” pur di arrivare nel paese di Leonardo Sciascia.

“E’ vergognoso. Da più di due settimane ormai, a causa di una frana, i montedoresi per arrivare a Racalmuto devono giungere fino al bivio di Bompensiere e percorrere la strada della miniera Italkali. Praticamente allungare del doppio il tragitto”.

A parlare è proprio Sabina a dir poco infastidita anche perchè, oltre al danno subisce pure la beffa. LaMONTEDORO-RACALMUTO “strada della miniera”, la provinciale Sp 152 è infatti, pure questa, al limite della praticabilità. In sostanza è come passare dalla padella alla brace. “Naturalmente non sono solo io a protestare e a vivere questo dramma -aggiunge Sabina. Siamo in tanti che ogni mattina ci rechiamo a Racalmuto per lavoro, e non solo”.

L’elenco infatti, è davvero lungo ed in primis compaiono pure i commercianti, Angelo Marranca e Michele Orazio Salvo. Sabina Ingrao è quella che però, di più si è voluta muovere per cercare di far conoscere a tutti il grave disagio dei suoi compaesani. Dopo la frana “incriminata” ha subito avvertito il settore infrastrutture stradali della Provincia di Agrigento, nella persona della signora Maria Chiarelli che, come promesso, dopo qualche giorno ha mandato dei cantonieri per verificare la situazione. Da li è scaturita l’ordinanza di divieto al traffico ma, il tutto dopo, sembra essersi fermato. Tra l’altro qualcuno, pur di non percorrere la strada secondaria, spesso sfida il pericolo è, molto imprudentemente, si ostina ad attraversare quei circa 15 km della Sp 15.

“Ho continuamente telefonato alla Provincia di Agrigento, dice Sabina, ma mi è stato detto che non ci sono fondi. Diversi i fax mandati pure all’ingegnere Michelangelo Di Carlo, responsabile della viabilità di questa zona”. La parrucchiera inoltre, tiene a sottolineare come anche l’amministrazione di Montedoro ha esposto la situazione all’ente provinciale. “Il presidente del consiglio, Miriam Bonadonna mi ha assicurato che il Comune ha più volte sollecitato la questione”. Tuttavia rimane il fatto che ancora una volta, per ciò che riguarda la viabilità, il Vallone non può certo brindare in positivo.

 

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Eurodifferenziata

differenziata1Acquisto sacchetti differenziata

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L’amministrazione comunale ha impegnato le somme necessarie per l’acquisto dei sacchetti che servono per differenziare i rifiuti.

La fornitura sarà effettuata dalla ditta Imera Plast di Resuttano.

È stata impegnata la somma di 1.171,20 euro per l’acquisto di 12 mila sacchetti.

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