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«Fassina chi? ». Matteo Renzi, che non ha mai nascosto la propria distanza politica dal viceministro dell’Economia, ironizza sulle sue insistenze di rimpasto e, con una battuta, chiude lì la questione. O almeno questo pensava di ottenere.
Invece, poco dopo, arriva la piccata risposta di Fassina che consegna a Palazzo Chigi le sue «irrevocabili» dimissioni.
E punta il dito proprio sul neo segretario dem spiegando all’Ansa che «le parole di Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione Pd al governo va resa coerente col risultato congressuale». «Non c’è nulla di personale» assicura precisando però che si tratta di «una questione politica: è un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un’altra posizione». Ora, prosegue insistendo sul rimpasto, «è responsabilità di Renzi, che ha ricevuto un così largo mandato, proporre uomini e donne sulla sua linea».
Motivazioni articolate che vengono – soprattutto strumentalmente – applaudite dalle opposizioni (Fi in testa), ma che invece fanno calare il gelo tra Fassina e la segreteria Pd.
Ma quello di Fassina è un disagio “antico”. E sebbene adesso assicuri ancora il proprio contributo al governo anche se solo dai banchi della Camera, più di una volta l’esponente del Pd non ha mancato di far sentire la sua voce. Spesso controcorrente.
Fonte La Sicilia
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