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Archive for gennaio 2014

Giovanni Bosco, visse e operò da santo

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San Giovanni Bosco Sacerdote 31 gennaio Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888

San Giovanni Bosco Sacerdote, grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere.

Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica.

Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”.

Processione%20Don%20Bosco%201Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.

Patronato: Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall’ebraico Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana.

In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.

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La chiesa di Milena festeggia Don Bosco /foto di Giovanni Schillaci

San Giovanni Bosco è indubbiamente il più celebre santo piemontese di tutti i tempi, nonché su scala mondiale il più famoso tra i santi dell’epoca contemporanea: la sua popolarità è infatti ormai giunta in tutti i continenti, ove si è diffusa la fiorente Famiglia Salesiana da lui fondata, portatrice del suo carisma e della sua operosità, che ad oggi è la congregazione religiosa più diffusa tra quelle di recente fondazione. Don Bosco fu l’allievo che diede maggior lustro al suo grande maestro di vita sacerdotale, nonché suo compaesano, San Giuseppe Cafasso: queste due perle di santità sbocciarono nel Convitto Ecclesiastico di San Francesco d’Assisi in Torino.

ragazzi_donboscoGiovanni Bosco nacque presso Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco) in regione Becchi, il 16 agosto 1815, frutto del matrimonio tra Francesco e la Serva di Dio Margherita Occhiena. Cresciuto nella sua modesta famiglia, dalla santa madre fu educato alla fede ed alla pratica coerente del messaggio evangelico. A soli nove anni un sogno gli rivelò la sua futura missione volta all’educazione della gioventù. Ragazzo dinamico e concreto, fondò fra i coetanei la “società dell’allegria”, basata sulla “guerra al peccato”. Entrò poi nel seminario teologico di Chieri e ricevette l’ordinazione presbiterale nel 1841. Iniziò dunque il triennio di teologia morale pratica presso il suddetto convitto, alla scuola del teologo Luigi Guala e del santo Cafasso. Questo periodo si rivelò occasione propizia per porre solide basi alla sua futura opera educativa tra i giovani, grazie a tre provvidenziali fattori: l’incontro con un eccezionale educatore che capì le sue doti e stimolo le sue potenzialità, l’impatto con la situazione sociale torinese e la sua straordinaria genialità, volta a trovare risposte sempre nuove ai numerosi problemi sociali ed educativi sempre emergenti.

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La vera storia dei giorni della merla

 Gaetano Bonaventura

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af252d3eeea425f30a67a5103a258392_i_giorni_della_merlaEra un inverno molto, molto freddo.

Il mese di Gennaio, quell’anno, si era messo davvero d’impegno per tener fede alla sua fama di mese gelido e ventoso. La neve era alta, ed uno strato di ghiaccio ricopriva le fontane, i ruscelli, i laghetti…per la gioia dei bambini, che potevano divertirsi a pattinare, slittare, scivolare su quelle superfici a specchio che riflettevano i raggi di un pallido sole. Perfino il fuoco, acceso in ogni piccola e grande casa del paese, sembrava non scaldare abbastanza; nelle camere e nelle soffitte, qualche volta, al mattino si scopriva che il gelo della notte aveva perfino fatto ghiacciare l’acqua nei secchi e nei lavandini.

La gente camminava intirizzita, usciva il meno possibile, cercava di impegnarsi nei lavori più faticosi anche per scaldarsi un po’. I più fortunati potevano permettersi, nelle sere buie, di condividere un sorso di Glühwein con la famiglia o con gli amici, nel tepore della casa.

“Finirà, anche questo Gennaio…” dicevano tutti, ed aspettavano con ansia il mese di Febbraio: certo, l’inverno non sarebbe finito subito, ma sarebbe diventato più mite, meno pungente, e tutti avrebbero cominciato a sentire l’avvicinarsi della primavera.

Non solo gli uomini, ma anche gli animali stavano passando giorni difficili, con tutto quel freddo e quel ghiaccio. Era un problema procurarsi il cibo, ripararsi dal vento, trovare un poco di sollievo…si sa, gli animali non sono in grado di accendere fuochi, e non sono capaci di fare il Glühwein!

8f323edca98fe95b0992bbd7351f250eUna merla, irrequieta e dispettosa per carattere, si sentiva particolarmente agitata e non vedeva l’ora che il freddo finisse…imprecando contro il mese di Gennaio, decise un bel giorno di andarlo a trovare, di dirgli tutto quello che pensava di lui e di prenderlo un po’ in giro perché ormai stava per finire.

A quei tempi, infatti, Gennaio era il mese più corto dell’anno ed aveva solo ventotto giorni. Volando, volando, riuscì a raggiungere l’alta montagna dove abitava quel mese così poco gentile. Qui giunta, la merla (che aveva un bel piumaggio nero lucido ed un becco giallo molto brillante, come il suo compagno) cominciò a sfottere il mese di Gennaio: “Ci hai fatto soffrire, con il tuo ghiaccio ed il tuo vento, eh? Ti sei divertito? Ci hai fatto tremare di freddo e patire la fame per tutti questi giorni, ma oggi è il 28, è l’ultimo giorno!

Hai finito di perseguitarci, per quest’anno, adesso arriva Febbraio e potremo respirare….alla fine, te ne devi andare anche tu!”

imagesCA65EIS3Il mese di Gennaio, offeso e contrariato, sembrò non interessarsi più di tanto ai discorsi di quell’uccello fastidioso, non rispose subito, ma aspettò con calma che la merla si sfogasse e, alla fine, l’ammonì: “Stai attenta, perché non è detta l’ultima parola!”. Sicura del fatto suo, la merla non ci badò e spiccò il volo per tornare al suo paese ed aspettare l’arrivo del mite Febbraio.

Ma Gennaio non si diede per vinto: irritato dal comportamento della merla, andò subito a trovare il suo vicino di casa, Febbraio, e tanto disse e tanto fece da convincerlo a regalargli tre giorni: quelli che sarebbero stati i primi tre giorni di Febbraio diventarono gli ultimi di Gennaio.

Per dispetto a chi si era preso gioco di lui, Gennaio durante quei tre giorni ce la mise tutta per vendicarsi. Il freddo fu talmente intenso che perfino il fiato si ghiacciava nell’aria. La merla, pentita della sua presunzione, non poté fare altro che cercare un po’ di sollievo vicino ad un camino fumante. Passò tutti i tre giorni vicino a quel camino e riuscì a difendersi dal freddo; prese però tanto di quel fumo che, dopo quei tre giorni, tutte le sue piume e perfino il suo becco erano diventati grigi, e non tornarono mai più come prima.

Per questo, da allora in poi, il mese di Febbraio è diventato il più corto dell’anno, la merla è di color grigio fumo (mentre il merlo è sempre nero con il becco giallo) e gli ultimi tre giorni di Gennaio, i più freddi di tutto l’inverno, sono chiamati “i giorni della merla”.

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Gli orrori di una guerra si vivono sulle sue ceneri

Roberto Mistretta
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873_603013296438325_377996796_nE quello che viene fuori dalla Libia, è un orrore senza fine.
Migliaia di ragazzine rapite e stuprate da Gheddafi. L’orco adocchiava le più belle nelle scuole dove predicava il suo verbo, le selezionava dando loro un buffetto sulla guancia, e quindi i suoi sgherri le rapivano per soddisfare i bestiali appetiti del rais che si preparava agli incontri imbottendosi di viagra e cocaina.
E si tratta di  immagini e testimonianze… che ci fanno vergognare di essere uomini.
Il documentario del canale britannico BBC4 andrà in onda il 3 febbraio in anteprima mondiale, e mostrerà per la prima volta le stanze del sesso dove il leader libico abusava di tante giovani innocenti.
Molte di loro furono poi costrette ad abortire. E una volta uscite dal palazzo, quelle poche che non venivano uccise, il dramma per queste ragazzine continuava perché spesso le famiglie, le ripudiavano.

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Istituito senso unico di un’ora al giorno lungo la via Verdi

c. l.)

scuola media LPL’Amministrazione comunale ha disposto l’istituzione del senso unico in Via Giuseppe Verdi. Il provvedimento, come ha spiegato il sindaco, è stato reso necessario a causa di lavori nell’edificio della scuola elementare di via Caltanissetta. A seguito di questi interventi, per altro già previsti precedentemente, gli alunni che frequentavano la scuola elementare sono stati momentaneamente trasferiti nei plessi di via Verdi, determinando negli orari di inizio e fine lezioni un notevole aumento del traffico veicolare proprio nella via Verdi. Da qui l’esigenza di regolamentare il traffico nel tratto di Via Verdi che va dall’incrocio con la Via Matteotti all’incrocio con la Via Calatafimi.

Il senso unico vale dal lunedì al sabato dalle 8 alle 8,30 e dalle 16 alle 16,30, nel tratto di Via Verdi che va dall’incrocio con la Via Matteotti all’incrocio con la Via Calatafimi. La circolazione veicolare sarà pertanto regolata a senso unico con direzione da Via Matteotti a Via F. lli Bandiera.

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Creperà o si salverà?

SI SALVERA’ L’ITALIA DALL’ATTUALE CRISI?

Salvatore Curcio

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untitledCredo che ogni cittadino di questo nostro Stato, costretto a pagare le tasse più alte dell’intera U.E, si chieda e a ragione sino a quando durerà l’attuale crisi economica, tanto profonda e di così  lunga durata da non trovare riscontri nella storia della Repubblica, considerato che sinora tutti gli escamotages governativi, avallati autorevolmente dal nostro Presidente Napolitano, non sono riusciti a trovare le soluzioni adeguate per iniziare quel tanto sperato processo di crescita e di ripresa economica che avrebbe potuto far ben sperare per l’avvenire.

Ci si  vuol riferire in particolare al duplice tentativo del Governo Monti prima e delle “larghe intese”dopo che, pur nella nobiltà dei buoni propositi, è  miseramente fallito per i motivi a tutti noti.

Ed anche il Governo attualmente in carica, presieduto dall’On.le Letta,penso che non abbia sinora fatto grandi progressi in proposito mancando, a mio modesto avviso, quel coraggio tanto necessario per fare le riforme, oramai non più procrastinabili, senza le quali non si va da nessuna parte anzi il Paese sprofonderà sempre più nel baratro da cui, almeno a breve termine, sarà oltremodo arduo poter venirne fuori.

Circa i motivi  che hanno determinato questa gravissima crisi, tralasciando quelli imputabili alla politica economico – finanziaria degli USA, non sfugge a nessuno come gli stessi vadano ricercati nella politica adottata in passato dai nostri governanti definibile, a voler essere buoni, quanto meno imprevidente; il che ha fatto si che il  debito pubblico sia aumentato  in misura così  abnorme e spropositata tanto da  collocare il nostro paese nell’ambito europeo al secondo posto dopo la Romania e la Grecia.

A tutto questo aggiungasi una burocrazia oltremodo lenta e farraginosa che scoraggia qualsiasi impresa, italiana ed estera, a operare  in Italia con gravissime ripercussioni  negative sul piano economico per tutti i cittadini e, in special modo, per i datori di lavoro e per  i lavoratori, indotto compreso. A  riprova di ciò, basta citare i numerosi casi di suicidio effettuati sia  dai  titolari d’imprese non più in grado di garantire il posto di lavoro ai propri dipendenti che dai tanti padri di famiglia che, appunto a causa della perdita del lavoro, preferiscono togliersi la vita non essendo più in grado di portare a casa un tozzo di pane!

imagesCABHZPWUCome se non bastasse in questi ultimi tempi si assiste, altresi, all’indecoroso spettacolo della incriminazione per peculato, truffa e quant’altro, di interi Organi politici regionali di qualunque parte del Paese con gravissimo danno anche sotto il profilo dell’immagine di fronte agli osservatori stranieri oltre che alla insensibilità dell’intera classe politica nostrana per i problemi della povera gente essendo più interessata al mantenimento dei propri privilegi e delle loro laute prebende. Ciò sta a significare che la nostra Italia, da sempre considerata culla del diritto, è divenuto il paese  dove il diritto viene maggiormente calpestato e la illegalità trova la  sua massima diffusione  in barba ai principi dell’etica, dell’onestà e della legalità che dovrebbero caratterizzare l’operato di qualsiasi pubblico amministratore dal più piccolo al più grande di qualsiasi appartenenza politica.

In presenza di una tale e drammatica situazione, anche alla luce del fatto che non si intravedono spiragli di salvezza per un futuro prossimo,credo  non sia peregrina la domanda che si pone la stragrande maggioranza degli italiani circa le possibilità di uscire dal tunnel dell’attuale crisi che ha messo in ginocchio l’intero sistema economico e che fa temere, in mancanza di provvedimenti adeguati, tempestivi e seri, sulla tenuta dello stesso sistema democratico.

A ciò aggiungasi il fatto, e spero proprio di sbagliarmi, che tuttora continua la solita litigiosità dei nostri  leaders politici  mentre al momento viene anche avvertita  una  certa intolleranza al cambiamento da parte di alcune personalità politiche come è facile dedurrre dalle remore e dalle  difficoltà  ogni giorno incontrate dall’attuale segretario del Pd per l’attuazione della riforma elettorale che costituisce il primo passo per le successive modifiche anche della carta costituzionale oramai non più rinviabili, in  mancanza delle quali, la nostra Italia continuerà ad essere sempre la solita ”nave senza nocchiero in gran tempesta”che potrebbe incagliarsi sugli scogli di un deprecabile regime antidemocratico che sarebbe, ahimè,  molto lesivo e dannoso per tutti.

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ilcalcioCalcio… all’arbitro!

g. m. p.

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L’assegnazione di un calcio di rigore al 33′ del secondo tempo al Marianopoli, quando il risultato era inchiodato sul nulla di fatto, ha scatenato le proteste del Città di Butera; troppo veementi tanto che l’arbitro Vincenzo Giglio di Caltanissetta ha espulso due calciatori della squadra ospite (Provinzano e Cavaleri) e anche un dirigente (Attardi) per poi rifugiarsi negli spogliatoi da dove è uscito dopo quasi un’ora sotto scorta dei carabinieri.

A quanto pare il direttore di gara è stato colpito con un calcio da uno dei giocatori del Città di Butera che lo avevano circondato per protestare contro l’assegnazione del calcio di rigore al Marianopoli.

Adesso si attendono le decisioni del giudice sportivo nisseno. Marianopoli-Città di Butera era stata giocata lo scorso 15 dicembre, anche allora fu sospesa (il risultato in quel momento era di 1 a 1 con reti di Fasciana e Zappietro) ma per infortunio dell’arbitro Mauro Mulone.

Capolista… a tavolino

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bompensierePartita vinta 3-0 per il Bompensiere con la Sicilianamente Montedoro e squalifica sino al 31 maggio del giocatore Diego Sanfilippo. Sul campo, lo scorso 23 dicembre la sfida s’era conclusa 5-0 per i montedoresi, ma il Bompensiere aveva presentato reclamo in quanto la Sicilianamente avrebbe schierato un giocatore, Diego Sanfilippo, seppure squalificato sino al 24 gennaio 2014. In primo grado, tuttavia, il Giudice sportivo nisseno aveva rigettato il reclamo del Bompensiere ritenendo in regola la posizione del giocatore e della sua società. In appello, il verdetto è stato ribaltato.
Nella Sicilianamente militano due Diego Sanfilippo: uno nato il 20 gennaio del 1988 e l’altro nato il 20 settembre dello stesso anno. Secondo il Bompensiere, il Diego Sanfilippo che avrebbe dovuto scontare la squalifica sino al 24 gennaio 2014, ma che il 23 dicembre del 2013 era sceso in campo, è quello nato il 20 gennaio e non quello nato il 20 settembre. In appello è emerso che a partecipare alla gara dello scorso 23 dicembre è stato il Diego Sanfilippo nato il 20 gennaio ’88. Tuttavia, il giocatore, in quanto squalificato, non avrebbe avuto titolo a prendervi parte.
La commissione di appello della Figc ha effettuato ricerche che hanno dimostrato che lo scorso 23 dicembre il giocatore sceso in campo con la Sicilianamente contro il Bompensiere era proprio il Diego Sanfilippo squalificato sino al 24 gennaio 2014 e non quello nato il 20 settembre ‘88.

Pertanto alla Sicilianamente è stata data gara persa, il giocatore è stato squalificato e gli atti sono stati trasmessi alla Procura federale e all’ufficio tesseramenti per i provvedimenti di competenza. La classifica del campionato è così cambiata, poiché, con i tre punti ottenuti, il Bompensiere è balzato in testa con 27 punti, distanziato di un punto c’è lo Spartacus e di due il Vallelunga che ha 1 partita in meno, mentre la Sicilianamente scende a quota 20.

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imagesCAUFKTKVFotografa la targa e fa arrestare i presunti ladri

G. S.
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Santa Caterina. Sono stati arrestati mentre fuggivano dagli agenti della Polizia Stradale di Caltanissetta tre catanesi che avrebbero commesso poco prima un furto in un appartamento di Santa Caterina Villarmosa e che erano stati visti dal proprietario che è pure riuscito a fotografare l’autovettura con cui si stavano allontanando ed a prendere le indicazioni della targa.
I tre finiti in manette per merito degli uomini della dott. ssa Maria Grazia Milli, comandante della Polizia Stradale nissena, sono Giuseppe Dainotti di 36 anni, Federico Romeo di 43 e Massimiliano Calì di 42, tutti nati a Catania e residenti nel quartiere di Librino. Dagli accertamenti effettuati dagli uomini della Polizia Stradale è emerso che il terzetto dei «catanesi in trasferta» ha precedenti penali e che sono «specializzati» in furti in appartamento.

frAbbastanza avventurosa la dinamica che ha portato alla loro cattura: i tre pregiudicati infatti, a bordo di una Fiat Punto di colore grigio, ieri mattina si sono recati a Santa Caterina, e, convinti che in casa non c’era nessuno, intorno alle ore 10 sono entrati nell’appartamento ubicato in via Giovanni Meli di proprietà di Salvatore Ippolito, un meccanico di 40 anni. Questi evidentemente si è accorto di quello che stava accadendo nella sua abitazione e, accortosi che i tre ladri si stavano allontanando in auto dopo aver commesso il furto, si è messo ad inseguirli ed ha pure fotografato la targa dell’automezzo. Quindi si è recato alla locale caserma dei Carabinieri, che hanno immediatamente diffuso l’allarme anche tramite il «113».
imagesCABNCU92Da qui l’intervento e l’inseguimento da parte degli agenti della Polizia Stradale, che hanno intercettato la macchina su cui viaggiavano i tre ladruncoli nei pressi dello svincolo di «Iudeca», sulla strada statale 626 che da Caltanissetta arriva a Gela. A quel punto i poliziotti, che viaggiavano a bordo di tre «Volanti», li hanno circondati e bloccati poche centinaia di metri dopo, in territorio di Butera. Ai tre non è rimasto altro da fare che fermarsi ed arrendersi.
All’interno della macchina usata dai tre pregiudicati oltre agli arnesi da scasso che sono stati usati per entrare nella casa dell’Ippolito sono stati trovati gli oggetti in oro (orecchini, anelli, etc.) che erano stati trafugati a Santa Caterina.
La procura di Gela, che è competente per territorio, ha disposto che dopo l’arresto i tre ladruncoli, colti in flagranza, venissero associati al carcere «Malaspina» di Caltanissetta.

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Giufà fa il giudice

Giufà fa il giudice

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giufaUn morto di fame, con pochi soldi in tasca, passò davanti una bottega, dove stavano arrostendo della carne.
L’odore gli scatenò ancor più la fame, ma non avendo soldi a sufficienza per comprare la carne, andò dal fornaio e si comprò un pezzo di pane. Poi, si riavvicinò alla bottega e si sedette là vicino in modo che potesse accompagnare al pane che mangiava il profumo della carne.
Quando finì di mangiare il pane, il padrone della bottega si avvicinò a lui e gli disse:
– Visto che hai gustato con tanto piacere il profumo del mio arrosto, adesso me lo devi pagare!
Il morto di fame, non avendo più soldi per pagare, fu portato a forza da Giufà, che nel frattempo era diventato un bravo giudice.
Il padrone della bottega disse a Giufà:
– Quest’uomo mentre mangiava il suo pane, gustava a sbafo il profumo della mia carne arrostita. Mi deve pagare per questo, ma lui si rifiuta di farlo.
imagesCALEU0CQGiufà colpito per la singolare richiesta, chiese al bottegaio: – Quanti denari vuoi per il profumo della tua carne?
Il bottegaio precisò: – Deve darmi cinque denari! Cinque denari per il profumo della mia carne!
A questa richiesta, Giufà prese dalla sua tasca cinque denari e li fece cadere sul suo tavolo, in modo che potessero tintinnare.
Poi, chiese al bottegaio: – Hai sentito il suono dei cinque denari?
Il bottegaio rispose: – Sicuramente signor giudice! Era un piacevole tintinnio! Ma, cosa mi vuole far capire?
Giufà rispose sentenziando: – Così come quel poveraccio si è cibato del profumo della tua carne, tu ti puoi considerare pagato con il suono delle mie monete. E ora te ne puoi andare soddisfatto.
Mentre il bottegaio se ne andava con scorno, Giufà invitò il poveraccio a mangiare a casa sua.

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