[Ecco il testo dell’ultima intervista]
Priebke, tutta un’altra storia
by Romantic
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«Sig. Priebke, anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora?». «Si».
Inizia così, quasi con tono forense, l’ultima intervista ad Erich Priebke. D’altronde, quello inquisitorio da tribunale è il tono d’ordinanza per un giornalista quando si tratta di intervistare un fascista, figuriamoci quando di fronte ci si trova niente meno che un ex capitano delle SS.
Ed l’ex ufficiale tedesco, con estrema lucidità, segna immediatamente il confine: «se le sue domande sono mirate a conoscere la verità, è necessario abbandonare i luoghi comuni». E le sue verità sono forti, scardinano un sistema di pensiero, un sistema politico, la storia stessa. Non a caso i giornali che ne hanno riportato alcuni passaggi si sono concentrati sulla sua fedeltà al nazionalsocialismo, senza andare oltre.
Mentre sono andati molto oltre i suoi denigratori, coloro che tentano di negargli i funerali, il riposo dopo la morte, la Chiesa stessa che non ha detto una parola forte sul diritto cristiano alla sepoltura, quelli che hanno sequestrato i giudici che lo avevano prosciolto e assaltato il tribunale finché il ministro della Giustizia Flick in persona, giunto a tarda notte, non ha “risolto” la situazione annunciando il suo arresto. Coloro che, soprattutto e prima di ogni altra cosa, lo hanno definito un “non-uomo”. E coloro che tutto ciò lo hanno messo in “prima pagina”. Come – senza sorprese – “Il Fatto Quotidiano”, che fa titolare ad una sua blogger, Giovanna Trinchella: “Priebke, l’Italia è l’ultimo paese in cui possa essere seppellito un non-uomo.
Così, senza vergogna, perché chiunque può sentirsi in diritto di definire bestia, animale, o peggio perché privo di ogni diritto, un fascista, un nazionalsocialista. Per loro non è necessaria la giustizia, per loro l’umanità fa eccezione, la pietà e la tolleranza sono messi alla porta. Solo per loro, non per un criminale efferato qualsiasi, per cui la sinistra (anche giustamente) è pronta anche a scendere in piazza per tutelarne i diritti carcerari, lo smantellamento del 41 bis.
La propaganda “alleata” ha funzionato. Ha funzionato fin troppo bene. Ha instillato un odio inspiegato anche nei più pacati tra gli uomini. «A chi invoca pietà per un morto – scrive la Trinchella -, a chi pretende perdono, a chi sostiene che ormai il passato è passato bisogna far capire che solo agli uomini è dovuta pietà. A un non-uomo come Priebke non si deve nulla: nel suo essere non c’era nulla di umano». Perché Priebke «insultava la Storia». Quella con la “S” maiuscola della brava giornalista, quella che è intoccabile, dogmatica, quella per cui ti arrestano se tenti di obiettare, quella che non si può cambiare e/o studiare, su cui non si può fare ricerca o revisionismo. Perché quella è storia sacra. Non è soggetta a processi ed i colpevoli non hanno diritto di replica. È una storia che non ha nulla di scientifico e, dunque, non è forse neanche storia a rigor di logica. Ma rimane, appunto: “Storia”.
Per cui non si può non rimanere spiazzati da uno che, di fronte a tutto ciò, dopo una vita intera di accuse, ti risponde candidamente e con lo stesso spirito invitto: «Certo, per quello che ho detto posso essere incriminato, la mia situazione potrebbe addirittura ancora peggiorare, ma dovevo raccontare le cose come sono realmente state, il coraggio della sincerità era un dovere nei confronti del mio paese, in contributo al compimento dei miei cento anni per il riscatto e la dignità del mio popolo».
E la sua verità è tutta un’altra storia: «A Norimberga – osserva – i tedeschi furono accusati della strage di Katyn, poi nel 1990 Gorbaciov ammise che erano stati proprio loro stessi russi accusatori, ad uccidere i ventimila ufficiali polacchi con un colpo alla nuca nella foresta di Katyn. Nel 1992 il presidente russo Eltsin produsse anche il documento originale contenente l’ordine firmato da Stalin». Del resto, aggiunge contestando nel merito, oltre che nella forma, il metodo: «Cosa si può dire di un autonominatosi tribunale che giudica solo i crimini degli sconfitti e non quelli dei vincitori; dove il vincitore è al tempo stesso pubblica accusa, giudice e parte lesa e dove gli articoli di reato erano stati appositamente creati successivamente ai fatti contestati, proprio per condannare in modo retroattivi?».
La giornalista non controbatte, non nega. Ascolta. La franchezza del capitano spiazza, stupisce anche il lettore. Spinge a riflettere, insinua il dubbio. E ciò di cui parla non è solo ”politica”, ma diventa politica, è fedeltà a dei principi: «Si tratta del mio modo di vedere il mondo, i miei ideali, quello che per noi tedeschi fu la Weltanschauung ed ancora ha a che fare con il senso dell’amor proprio e dell’onore».
E l’onore del suo Paese Priebke prova instancabilmente a difenderlo, spingendo a riscoprire una storia forse un po’ più complessa: «La colpa è un po’ di tutte le parti. Anche degli alleati che scatenarono la seconda guerra mondiale contro la Germania, a seguito della invasione della Polonia, per rivendicare territori dove la forte presenza tedesca era sottoposta a continue vessazioni […]. Contro la Russia di Stalin e la sua invasione della restante parte della Polonia nessuno mosse un dito. Anzi, a fine conflitto, ufficialmente nato per difendere proprio la indipendenza della Polonia dai tedeschi, fu regalato senza tanti complimenti tutto l’est europeo, Polonia compresa, a Stalin».
Così come in una precedente intervista aveva per l’ennesima volta difeso le sue ragioni: «Noi abbiamo dovuto sparare alle Ardeatine, non lo abbiamo fatto per un sentimento di odio. L’abbiamo dovuto fare per un ordine irrifiutabile proveniente direttamente da Hitler. Ciò che posso dire è che la rappresaglia era ed è ancora oggi una pratica legale in guerra. Non ubbidire sarebbe stato impossibile, come è dimostrato dalle vicende terribili di Hiroshima, di Dresda e di tutti i molteplici massacri e rappresaglie avvenuti durante la seconda guerra mondiale, dove al contrario di quanto avvenuto alle Ardeatine, si uccisero molto spesso indiscriminatamente anche donne e bambini».
«I vincitori del secondo conflitto mondiale – spiega in proposito – avevano interesse a che non si dovesse chieder conto dei loro crimini. Avevano raso al suolo intere città tedesche, dove non vi era un soldato, solo per uccidere donne, bambini e vecchi e così fiaccare la volontà di combattere del loro nemico. Questa sorte è toccata ad Amburgo, Lubecca, Berlino, Dresda e tante altre città […]. Poi è toccato alla popolazione di Tokyio ed infine con le atomiche ai civili di Nagasaki e Hiroshima».
La sua, come dicevamo, è una storia diversa da quella che siamo soliti ascoltare. Del resto, in tempi non sospetti, anche Marx diceva che la storia la scrivono i vincitori. Ed alla storia di uno “sconfitto” si può credere o meno ma, per amor di intelletto e verità, ciò che ha da dire si dovrebbe quanto meno ascoltare e provare a capire prima di negare l’uomo e la sua verità. Se mai la negazione dell’uomo possa essere una opzione preferibile all’argomentazione ed al “giusto processo”.
L’intervista si conclude con un’ampia analisi della questione antisemitismo ed Olocausto, questione che non è tema del presente articolo, per cui vi proponiamo di seguito, per conoscenza, solo alcuni stralci. Per il testo integrale dell’intervista si rimanda al link riportato nelle note.
«No, guardi, questo non significa che tra gli ebrei non ci siano persone perbene. Ripeto, antisemitismo vuol dire odio, odio indiscriminato. Io anche in questi ultimi anni della mia persecuzione, da vecchio, privato della libertà, ho sempre rifiutato l’odio. Non ho mai voluto odiare nemmeno chi mi ha odiato. Parlo solo di diritto di critica e ne sto spiegando i motivi. Basta leggere Shakespeare o Dostoevskij per capire che simili problemi con gli ebrei sono storicamente effettivamente esistiti, da Venezia a San Pietroburgo».
«In Germania sin dai primi del novecento si criticava apertamente il comportamento degli ebrei […], specialmente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale e l’ingiustizia dei trattati di Veirsailles, immigrazioni ebraiche dall’est europeo avevano provocato dei veri disastri, con l’accumulo di immensi capitali da parte di questi immigrati in pochi anni, mentre con la repubblica di Weimar la grande maggioranza del popolo tedesco viveva in forte povertà».
«Gli ebrei tedeschi, americani, inglesi e l’ebraismo mondiale da un lato, contro la Germania che stava dall’altro. Naturalmente gli ebrei tedeschi si sono venuti a trovare in una posizione sempre più difficile. La successiva decisione di promulgare leggi molto dure resero in Germania la vita veramente difficile agli ebrei. Poi nel novembre 1938 un ebreo, un certo Grynszpan, per protesta contro la Germania, uccise in Francia un consigliere della nostra ambasciata, Ernest von Rath. Ne seguì la famosa “Notte dei cristalli”. Gruppi di dimostranti ruppero in tutto il Reich le vetrine dei negozi di proprietà degli ebrei. Da allora gli ebrei furono considerati solo e soltanto come nemici. Hitler dopo aver vinto le elezioni, li aveva in un primo tempo incoraggiati in tutti i modi a lasciare la Germania. Successivamente […] li rinchiuse nei lager, proprio come nemici».
«In quegli anni terribili di guerra, rinchiudere nei lager popolazioni civili che rappresentavano un pericolo per la sicurezza nazionale era una cosa normale. Nell’ultimo conflitto mondiale lo hanno fatto sia i russi che gli Usa». «Le prime leggi, definite razziali di Hitler, non limitavano i diritti degli ebrei più di quanto non fossero limitati quelli dei neri in diversi stati Usa. Stessa cosa per le popolazioni dell’India da parte degli inglese e i francesi, che non si sono comportati molto diversamente con i sudditi delle loro colonie. Non parliamo poi del trattamento subito all’epoca dalle minoranze etniche dell’ex Urss».
«Io ho conosciuto personalmente i lager. L’ultima volta sono stato a Mauthausen nel maggio del 1944 ad interrogare il figlio di Badoglio, Mario, per ordine di Himmler. Ho girato quel campo in lungo e in largo per due giorni. C’erano immense cucine in funzione per gli internati e all’interno anche un bordello per le loro esigenze. Niente camere a gas. Purtroppo tanta gente è morta nei campi ma non per una volontà assassina».
«Quei filmati sono una ulteriore prova della falsificazione: provengono quasi tutti dal campo di Bergen Belsen. Era un campo dove le autorità tedesche inviavano da altri campi gli internati inabili al lavoro. Vi era all’interno anche un reparto per convalescenti. Già questo la dice lunga sulla volontà assassina dei tedeschi. Sembra strano che in tempo di guerra si sia messo in piedi una struttura per accogliere coloro che invece si volevano gasare. I bombardamenti alleati hanno lasciato quel campo senza viveri, acqua e medicinali. Si è diffusa una epidemia di tifo petecchiale che ha causato migliaia di malati e di morti. Quei filmati risalgono proprio a quei fatti, quando il campo di accoglienza di Bergen Belsen devastato dall’epidemia, nell’aprile 1945, era ormai nelle mani degli alleati. Le riprese furono appositamente girate, per motivi propagandistici dal regista inglese Hitchcock, il maestro dell’horror».
«Siamo da quasi 70 anni in attesa delle prove dei misfatti contestati al popolo tedesco. Gli storici non hanno trovato un solo documento che riguardasse le camere a gas. Non un ordine scritto, una relazione o un parere di una istituzione tedesca, un rapporto degli addetti. Nulla di nulla». «Nei campi le camere a gas non si sono mai trovate, salvo quella costruita a guerra finita dagli americani a Dachau. […] Rudolf Hoss […], prima di deporre a Norimberga fu torturato e dopo la testimonianza per ordine dei russi gli tapparono la bocca impiccandolo. Per questi testimoni, ritenuti preziosi dai vincitori, le violenze fisiche e morali in caso di mancanza di condiscendenza erano insopportabili; le minacce erano anche di rivalsa sui familiari. So per esperienza personale della mia prigionia e quella dei miei colleghi, come, da parte dei vincitori, venivano estorte nei campi di concentramento le confessioni ai prigionieri, i quali spesso non conoscevano nemmeno la lingua inglese. Poi il trattamento riservato ai prigionieri nei campi russi della Siberia è ormai cosa nota, si doveva firmare qualunque tipo di confessione richiesta; e basta».
[1] Scarica qui il testo integrale: http://news.panorama.it/cronaca/priebke-testamento/Intervista-Priebke2
[2] http://www.ilprimatonazionale.it/2013/10/11/morto-a-roma-erich-priebke-aveva-100-anni/
Non potevo imbattermi in un articolo più ributtante, soprattutto alla luce del fatto che è scritto da un’Italiana.
Ma oltre questo, che si riduce soltanto ad un mio giudizio e ad una mia sensazione, l’articolo contiene anche falsità.
Dovrei mettermi qui con molta calma per risponderti punto su punto, su tutto ciò che hai scritto e citato. Ma oltre al fatto che sono le 03.17 di mattina, non ne ho neppure tutta questa voglia, perchè credo di stare interagendo con una persona cha non merita nemmeno di essere considerata Italiana.
Se sono qui, infatti, e continuo a scrivere queste poche righe, è perchè il senso di vergogna che ho provato io, leggendoti, è stato tale da farmi sentire in dovere di lasciare almeno un minimo pensiero.
Voglio precisare che non sono ebreo, e non lo faccio certo perchè me ne vergognerei se lo fossi, ma molto semplicemente perchè non vorrei che pensassi che ciò che dico lo dico perchè son di parte.
Chiarito questo, parli di Priebke praticamente come fosse lui una vittima di questo Sistema, vittima di una persecuzione ingiusta e vittima, ora, anche dell’indifferenza, dell’insensibilità, addirittura dell’odio (NOI??) di chi oggi non vuole dargli un posto per riposare in pace.
Parli di perdono… perdono per chi?
Il perdono, cara Milena, non è cosa che ci compete. Il perdono, semmai, avrebbero dovuto darglielo – se avessero voluto – le centinaia di familiari delle vittime delle Fossa Ardeatine.
Ma a prescindere anche da loro, perchè mai dovremmo perdonare una persona che fino al suo ultimo respiro non ha fatto un passo indietro e anzi, ha difeso fino all’ultimo il suo “onore” e quello della sua Germania??
Perchè mai, se in mancanza di pentimento persino Dio l’Onnipotente ti spedisce all’inferno, avremmo dovuto perdonare noi??
E soprattutto, per quale assurdo ed irrispettoso motivo – nei confronti delle centinaia di vittime e parenti di esse – avremmo dovuto dargli spazio nei nostri cimitari? Quelli di Roma? Ma vogliamo scherzare?!!
Saltando moltissime delle stupidagini che ho letto, la cosa che più mi ha fatto sorridere, è stato leggere ancora tutte le stronzate con le quali si sostiene che i lager erano “soltanto” campi di prigionia, dove non veniva praticato l’omicidio sommario e nei quali non si praticava assolutamente la gasazione! Cristo! Ancora credete di potervi nascondere dietro un dito?! Siamo nel 2014 – quasi -, svegliaaaa!!!
Riporti – a mo’ di giustificazione – le parole di quell’indegno essere, con le quali tentava pateticamente di arrampicarsi sugli specchi, coprendosi dietro l’esecuzione di ordini militari indiscutibili, e parlando di normali rappresaglie che accadono in guerra. E l’atteggiamento ancora più vile, è il fatto di citare altri episodi come ad esempio le bombe atomiche, per giustificare e sminuire l’orrore che Lui e i suoi hanno commesso.
Sarebbe stato necessario ricordare al Sig. Priebke – e anche te, ora – che le cosiddette “rappresaglie” di guerra si compiono a danno di altri militari, e non di civili inermi ed innocenti. E il fatto che la Storia sia piena di tante di queste schifezze, non vuol dire un bel niente e non giustifica in NESSUN MODO quello che questo Essere ha commesso in quel di Roma.
Sarebbe un pò come dire che possiamo giustificare stupratori ed assassini, dal momento che il passato è pieno di episodi del genere… no??!
La propaganda video di cui parli, Hitler l’ha sempre voluta e l’ha sempre fatta eseguire, dato che nel suo folle disegno, c’era anche l’utopistica ma ferrea convinzione che il Terzo Reich avrebbe trionfato, e che tutto doveva essere rigorosamente documentato. Peccato che i suoi filmati gli si siano ritorti contro. O meglio… ai suoi cani da combattimento!
Ci sono migliaia e migliaia di documenti ufficiali, tra fotografie e filmati che testimoniano non solo l’esistenza dei forni crematori (nei quali, quando i prigionieri da sterminare erano troppi, per accellerare le operazioni venivano arsi ancora vivi), ma anche dei grandi locali “doccia” dove venivano gasati!!
Quello che mi meraviglia più di tutto di gente come te, che ancora oggi ha il coraggio di negare, è l’incredibile semplicità con la quale credete di poter negare e prendere per il culo la gente, offendendo anche la Storia stessa. E’ come se ancora crediate che si possa negare e nascondere un qualcosa di così enormemente sputtanato e colossale, dietro a delle affermazioni che non hanno alcun valore se non quello di mettere a nudo la vostra ridicolagine.
Ma secondo te, dopo tutte le testimonianze DIRETTE delle poche centinaia di ebrei sopravvissuti all’Olocausto, servivano i filmati e le fotografie per avere testimonianza di quel periodo, dei Campi di Sterminio e di ciò che accadeva lì dentro? No! Assolutamente no! Ma d’altronde, invece, ci sono anche film e fotografie.
Ci sarebbe tanto da dire, veramente, anche sugli Alleati ai quali hai dato la responsabilità dello scoppio della guerra Modiale, sul trattato di Veirsailles – che seppure ingiusto sotto certi aspetti, era stato comunque diretta conseguenza del comportamento della Germania nella 1^ Guerra Mondiale -, e su tante altre cose, ma si è fatto veramente tardi e chiudo qui.
L’ultima cosa che voglio dirti è: Ripigliati!!
Hai tentato di far passare Priebke come una povera vittima perseguitata, che ha “soltanto” tenuto alto il suo onore di soldato e di Tedesco.
Mentre davi, nel contempo, del persecutore a coloro i quali sono stati colpiti nell’intimità delle loro famiglie, sterminate da un Signore che non si è pentito di ciò che ha fatto fino all’ultima esalazione della sua anima – semmai ne avesse avuta una.
N.B. Studia un pochino, approfondisci la figura di Hitler leggendoti una sua – o magari più di una – biografia, e magari capirai chi è stato la causa della Seconda Guerra Mondiale. Altro che Alleati!!
Oltre a scoprire quant’era subdolo, falso, scorretto e bugiardo. Oltre che un folle…
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Adesso basta, non se ne puó più. Ultimamente non si parla che di nazisti e fascisti… Basta… L’ apologia del fascismo è reato… Oramai questo blog non sa più cosa inventarsi… I commenti di Facebook sono ridicoli… Duttù cangia strata…
MML: Grazie per la tua segnalazione. Non siamo d’accordo sul fatto dell’apologia del fascismo: il fascismo ha fatto cose buone, cose meno buone e cose cattive. Una corretta informnazione tratta tutte e tre gli aspetti senza mettersi il prosciutto davanti gli occhi e la mortadella negli orecchi. Quindi continueremo a interessarci delle tre grandi dittature del 900 senza preclusioni e con amore della verità. Di Priebke continueremo a parlare ancora con un articolo in cui metteremo in risalto l’identità del mandante partigiano e degli esecutori della strage in cui persero la vita una cinquantina di tedeschi in uniforme e oltre 300 inermi italiani. Come leggerai si tratta di un comunista che per premio fu eletto alla Camera dei Deputati. Nulla a che vedere con Salvo D’Acquisto che – innocente – sacrificò la sua vita per impedire ai tedeschi di esercitare la rappresaglia, una prassi di guerra. Riguardo a facebook ti facciamo presente che si tratta di un “esperimento” che stiamo conducendo e che, qualcuno della redazione la pensa come te. Tra non molto tireremo le conclusioni se vale la pena continuarlo oppure interromperlo. Grazie ancora per la tua collaborazione e di tanti altri che ci seguono e commentano he si rivelanoo molto utili alla realizzazione di un blog migliore e migliorabile.
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A me quando non mi piace un programma prendo il telecomando e cambio non faccio il dotto con la puzza sotto il naso e la verità nel pugno.
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ai comunisti BRUCIA che si sappia la verità. Infatti vogliono fare la legge contro il cosidetto “negazionismo” hanno così paura della VERITA’ che vogliono fare una LEGGE PER IMPEDIRE CHE EMERGA
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APPELLO: Mi chiamo Alessandra Gandini, sono nata e cresciuta a Ferrara. Insieme a mio fratello Alessandro mi trovo sotto estorsione da parte della mafia sin dalla nascita, poiché lo erano già i nostri genitori, nonni e generazioni precedenti: di padre in figlio. Questa è una storia terribile. La storia vera di una bella e onesta famiglia ferrarese nelle mani della mafia da intere generazioni. Avendo trovato “tutte le porte chiuse”, abbiamo scritto e stiamo scrivendo un Blog, per denunciare tutto il male che ancora stiamo subendo. Questo Blog è per non dimenticare! Noi due fratelli siamo gli unici superstiti, tutt’ora in pericolo.
Da intere generazioni la famiglia Gandini di Ferrara si trova sotto estorsione, maltrattamenti e uccisioni coperte da omertà!
Ancora oggi, io e mio fratello Alessandro, unici superstiti, siamo ancora sotto estorsione e sempre in pericolo di vita.
E’ una vergogna senza pari! L’olocausto di una famiglia onesta!
I nostri genitori sono stati uccisi in omertà, i nostri sei cani sono stati uccisi con topicida come ricatto-vendetta, l’Italia è totalmente “congelata” verso la nostra famiglia senza motivo! “Qualcuno” ha sparato all’auto di nostro padre, la nostra vita è sempre stata osteggiata e oppressa, senza motivo; inoltre, siamo oggetto di estorsioni pesanti. Qualche anno fa, io e mio fratello siamo stati sequestrati senza nessun motivo e senza nessuna documentazione, per essere rinchiusi e avvelenati in ospedali psichiatrici, con potenti psicofarmaci: tutto avvenuto in omertà, con gravissimi soprusi e abusi di potere! Lunedì 27 ottobre, il nostro ultimo cane salvato da cinque avvelenamenti, è morto per il sesto avvelenamento, dopo atroci sofferenze, poiché tutti i veterinari hanno ricevuto ordine di lasciarla morire!
Premetto, che di quanto riferito mi assumo totale responsabilità. Inoltre, sono in grado di produrre documentazione atta a provare le mie denunce. SITO WEB: alessandragandini.blogspot.com
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