KALI’: 1 DEA, 10 MANI !
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Non è raro trovare qualcuno veramente impegnato a lavorare, così come non è raro azzeccare la giusta combinazione e vincere la lotteria: nonostante sia più che raro e quasi impossibile, a volte accade, succede, capita.
Oggi i lavoratori, quelli che hanno questo privilegio, che onestamente si ritrovano ad occupare delle poltrone al posto delle solite panchine, hanno davvero un bel da fare e sono costretti ad affannarsi tra nuovi decreti, nuove leggi, nuove disposizioni. Consideriamo e immaginiamo quante le difficoltà interpretative che deve essere costretto ad affrontare chi, ogni giorno, vive il contesto.
Il senso del dovere, in ogni caso, fa sopportare ogni fatica e consente di superare qualsiasi stanchezza, sia fisica che di intelletto. Così come alla fine di una gara si raggiunge il traguardo, non si guarda più indietro alla stanchezza che ha portato alla meta, si guarda soltanto alla soddisfazione e alla gioia dell’aver coronato un sogno, dell’aver vinto la sfida.
La responsabilità della funzione impone sempre una azione coinvolgente e spesso gravosa che implica non pochi sforzi e dedizione da parte del professionista. Lo sa perfettamente chi … si affanna quotidianamente a finalizzare e a tradurre i progetti e le ambizioni virtuali in tangibile realtà. Lo sa perfettamente chi … si spende per far sì che le speranze divengano sostanza. Lo sa bene chi … ogni giorno si adopera per far sì che si realizzi quello in cui si crede. Lo sa bene chi … si organizza, tutti i giorni della vita, per riuscire a prendere quanto di meglio ci si possa aspettare. Lo sa bene chi lavora … “chi lavora”!
Chi lavora … , infatti, ha chiaro il quadro, l’organigramma, il programma che deve seguire e fare eseguire, se così non fosse non ci sarebbe nessuna speranza e di conseguenza nessun progetto o sogno da realizzare. Chi lavora … onestamente e seriamente, con lucidità e responsabilità, con maestria e professionalità, non può fare altro. Lavorare, lavorare, sempre lavorare … e sicuramente se non lo fa platealmente, sappiate che lo fa occultamente.
Il lavoro “occulto” è per loro come un movimento non intenzionale: un tic. E’ come il sale, non si vede, ma si sente, o come lo zucchero … non si esibisce, non pretende il palcoscenico e soprattutto fa chic e non impegna, è estremamente utile per chi lo pratica, dà immediato benessere e non sporca. E’ buono e non ingrassa, è come le righe, slancia e dà la carica.
Il lavoro occulto è vantaggioso soprattutto se lo si pratica in gruppo ed è opportuno per allargare i propri intrighi e imbrogli, non a caso viene sistematicamente adoperato per tranelli e trappole. I soggetti ordiscono trame e macchinano seguendo tracce specifiche che portano esclusivamente a tornaconti personali. A volte escono dal clichè e dal canovaccio standard, ma il contenuto rimane sempre uguale: se posso ricavare utilità vado avanti altrimenti niente.
Il lavoro occulto essenzialmente si nutre di egoismo e avidità. Lo squallore umano.