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Archive for 18 ottobre 2011

Anche i sindaci del Vallone all’assemblea per la Ss 189

In discussione la sicurezza nella «strada delle morte»

di Roberto Mistretta

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L'auto di Sola

 

Vi prenderanno parte anche i sindaci del Vallone all’incontro di questo pomeriggio che si terrà nell’aula consiliare del Comune di Casteltermini (Ag), per discutere sulla sicurezza della strada della morte, ovvero la Ss 189 Palermo-Agrigento, un tracciato che si snoda per poco meno di 200 chilometri ma dove si contano tantissimi morti.

E le croci che biancheggiano al sole a bordo del tracciato killer, croci adorne di fiori e immalinconite da foto sbiadite nel tempo, danno l’esatta misura della pericolosità di quella strada dove i morti davvero non si contano più.
Ed è stato proprio l’ennesimo incidente mortale verificatosi lo scorso 16 settembre, quando perse la vita un ragazzo di appena 23 anni, Calogero Sola, carrozziere, residente a Casteltermini, all’origine dell’odierno incontro. Il sindaco del Comune agrigentino, Nuccio Sapia, ha convocato appunto alle 17 una tavola rotonda per tentare di trovare soluzione ad una drammatica realtà che da troppo tempo continua a mietere vittime.
“Ogni vita persa è un patrimonio che nessuno ci restituirà, è arrivato il momento di fermare la fila di croci, che costeggiano la strada mortale. Deve partire un’azione concreta e collettiva – ha detto il sindaco Sapia – e questo deve trovare coesi tutti i sindaci dei Comuni interessati alla Ss 189”.
Aggiunge il sindaco di Mussomeli Salvatore Calà: “Ho dato la mia adesione e sarò presente alla tavola rotonda dove spero di dare il mio contributo. La strada è molto insidiosa e chi come me le percorre spesso, sa di cosa si parla”.
Il vicesindaco di Campofranco Rino Pitanza dice: “La Palermo-Agrigento è pericolossima ma è altrettanto innegabile che anche gli automobilisti la rendono tale perché uno dei fattori principali degli incidenti è sempre l’alta velocità. Questo almeno è il mio pensiero. Ritengo comunque che l’incontro dei sindaci servirà a sensibilizzare gli organi competenti preposti ad intervenire laddove maggiore è il pericolo come per altro ha ben evidenziato anche il nostro sindaco Calogero Mazzara”.
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Fini. Saluto (a) Romano!

Il Ministro all’Agricoltura Romano pizzicato da Fini, che gli chiede di dimettersi “per opportunità politica” in considerazione delle gravissime accuse del magistrati antimafia di Palermo, reagisce di malo modo e minaccia di prendere, insieme alla nuova maggioranza da lui stesso determinata, ogni iniziativa utile ad ottenere le dimissioni del Presidente della Camera.

Ma chi è questo ministro? Qual è la sua storia? In che cosa consiste la sua prossimità alla mafia siciliana?

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Francesco Saverio Romano: storia di un Ministro e dei suoi guai giudiziari. La ricostruzione delle vicende giudiziarie del Ministro palermitano dal 2003 ad oggi.

di Alfonso Biondi

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Il 23 marzo di quest’anno Francesco Saverio Romano viene nominato Ministro dell’Agricoltura. Una scelta, quella del governo Berlusconi, che sancisce in maniera definitiva l’appoggio alla maggioranza di Iniziativa Responsabile, una nuova forza politica nata all’indomani del voto di fiducia del 14 dicembre 2010 che raccoglie tra le sue file una ventina di deputati. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano procede alla nomina dell’ex Udc Romano, ma allo stesso tempo esprime tutte le sue riserve in una nota ufficiale:

Il presidente della Repubblica dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell’onorevole Romano a Ministro dell’Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del Ministro.

Le preoccupazioni del Capo dello Stato non sono infondate: il giorno prima del giuramento di Romano al Quirinale, infatti, il Giornale di Sicilia rivela che il gip di Palermo Giuliano Castiglia avrebbe deciso di non archiviare l’inchiesta che vede il neoministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Romano già indagato nel 2003: il gip archivia

La Procura palermitana inizia ad occuparsi di Francesco Saverio Romano già nel 2003. L’allora deputato dell’Udc viene indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, ma  nel 2005 il gip accoglie la richiesta di archiviazione da parte della Procura. I pm non riescono ad accertare se prima delle elezioni del 2001 ci sia stato o meno l’incontro tra Romano e il boss Guttadauro né riescono a trovare riscontri alle dichiarazioni del pentito Salvatore Lanzalaco, risultato sempre attendibile. Tutto termina quindi con un nulla di fatto. “Finalmente è arrivato il sospirato verdetto. Quando ho ricevuto l’ avviso di garanzia ero sereno e fiducioso. Ho riposto bene questi sentimenti, ma resta comunque l’ amarezza di quei giorni per il cancan mediatico. Certo, non mi è stata fatta una buona pubblicità” sono le raggianti parole di Romano ai giornalisti.

Francesco Saverio Romano

Indagato per corruzione aggravata dal favoreggiamento a Cosa Nostra

Nel 2009- a seguito delle rivelazioni di Massimo Ciancimino che lo accusa di avergli pagato una tangente di 100mila euro- Romano viene iscritto nel registro degli indagati dalla Dda di Palermo. L’accusa nei suoi confronti è di concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra. Con lui vengono accusati anche Totò Cuffaro e Salvatore Cintola dell’Udc e Carlo Vizzini (Pdl).

Il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa

L’indagine della Procura di Palermo che aveva visto archiviata la posizione di Romano nel 2005, si arricchisce di nuovi elementi tra cui le pesanti rivelazioni sul suo conto da parte del pentito Francesco Campanella, i presunti rapporti con la famiglia mafiosa dei Villabate, il suo interessamento per la candidatura di Mimmo Miceli (poi condannato per mafia) alle Regionali del 2001. La Procura decide così di riaprire l’indagine. L’8 luglio 2011 il gip Giuseppe Castiglia respinge la richiesta della Procura- che nel frattempo aveva chiesto l’archiviazione- e chiede l’imputazione coatta. Il pubblico ministero Nino Di Matteo e l’aggiunto Ignazio De Francisci formulano la richiesta di rinvio a giudizio 4 giorni dopo. I magistrati- secondo cui Romano avrebbe mantenuto nel tempo rapporti con elementi di spicco di Cosa Nostra- scrivono:

Nella sua veste di esponente politico di spicco, prima della Dc e poi del Ccd e Cdu e, dopo il 13 maggio 2001, di parlamentare nazionale  Romano avrebbe consapevolmente e fattivamente contribuito al sostegno ed al rafforzamento dell’associazione mafiosa, intrattenendo, anche alla fine dell’acquisizione del sostegno elettorale, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione tra i quali Angelo Siino, Giuseppe Guttadauro, Domenico Miceli, Antonino Mandalà e Francesco Campanella.

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 CLAMOROSO!!!

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Il Papa non vuole incontrare il Trota perché ha paura di cambiare idea sull’uso del preservativo.

By Ippopotamo

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La Piazza di Villalba


Villalba non è che uno dei tanti abitati della Sicilia interna: poco più che un villaggio contadino, un centro di miseria, di costrizione, di fatica e di servitù. […]

Villalba - Piazza (foto di S. Lumia)

E’ situata nel centro geografico del grande triangolo della Sicilia, al confine delle tre province di Palermo, di Agrigento e di Caltanissetta: il suo territorio fatto di feudi, ha la forma di una foglia di edera che si stenda nel punto d’incrocio dei confini delle tre province.

Villalba è costruita sul rapido pendio di un colle. Un aggregato di casupole contadine, divisa da un incrocio di strade diritte: tredici strade in discesa, parallele, intersecate da sei trasversali.

Queste strade dal fondo sassoso, piene di polvere o di fango, a seconda della stagione, diventano sempre piu polverose quanto più ci si avvicina alla campagna circostante all’abitato, con case sempre più misere, piccole e squallide, su cui piomba violento il sole. Sono dei bassi di una stanza, che prendono luce dalla porta, o da uno sportello della porta; e dentro vi puoi vedere gli eterni aspetti della strettura, dell’antica fame, della penuria ereditaria dei paesi meridionali: i pavimenti di terra, le misere suppellettili, i letti dove si affollano i bambini, gli adulti e gli animali; e il fumo acre della paglia delle lettiere che si brucia, dove manca anche la legna, sotto la pentola della minestra di erba.

Quando le vidi, queste strade formicolavano di bambini, di animali, di gente, e di occhi neri, di gesti silenziosi. Ora lo spazio pare cresciuto, non perché nuove case siano state costruite, ma perché Villalba si è andata rapidamente spopolando, si che la popolazione in pochi anni si e dimezzata. L’emigrazione, che ha ripreso in modo crescente un po’ in tutti i paesi de Sud, ha qui, in Villalba, raggiunto uno dei punti piu estremi. Spinti dall’antica fame, dalla scarsezza del lavoro, dalla cattiva soluzione dei problemi del feudo, dal peso greve della mafia, i contadini sono partiti e partono per il nord, per la Liguria, per Albenga, dove, lavorando la terra, o cavando sabbia dal fiume Centa, vanno cercando, e talvolta trovano, vita e fortuna.

VIZZINI NOMINARO SINDACO DAGLI ALLEATI DOPO LO SBARCO

E tuttavia Villalba, questo villaggio spopolato, è stato ed è tuttora, almeno simbolicamente, una capitale. Una capitale della condizione contadina feudale e della lotta per la terra. Una capitale della mafia, della vecchia mafia del feudo, che qui imperava nelle sue forme piu tipiche e, a suo modo, esemplari.
Questa era la città natale, il regno di Calogero Vizzini, don Calò, che per tanti anni, e fino alla sua morte, fu considerato la figura piu rilevante, il capo effettivo della mafia siciliana, che aveva in un villaggio del feudo la sua capitale.

Nel mezzo di quell’agglomerato, nel centro di quelle tredici strade o sentieri ruinosi, unico luogo piano in quel pendio di miseria, cuore e centro di un potere grandissimo, che ama celarsi in luoghi piccoli e oscuri, e la piazza.

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Vola gratis in Giappone

Biglietti gratis per risollevare il turismo in Giappone

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Lo tsunami dell’11 marzo 2011 ha inferto un duro colpo a molti settori dell’economia giapponese tra cui il turismo. Proprio per tentare di porre rimedio alla scomparsa dei turisti nel paese del Sol Levante, il governo ha pensato di offrire 10.000 biglietti aerei gratis.

Per ottenerne uno basterà compilare una domanda sul il sito internet della Japan Tourism Agency, specificando anche la zona del paese che si desidera visitare. I fortunati vincitori dovranno poi inviare un report del proprio viaggio che verrà pubblicato online. La speranza è che i report positivi di coloro che avranno la fortuna di visitare gratuitamente il Giappone aiuti a sfatare le preoccupazioni internazionali che oggi bloccano i viaggi nel Paese.

Yahoo! Lifestyle – Oltre a quella di Pisa, ora c’è un’altra Torre famosissima che ha deciso di piegarsi un po’ di lato. Ecco quale.

Ovviamente gli altri costi di viaggio come il vitto e l’alloggio resteranno a carico dei viaggiatori. Il programma inizierà in Aprile, dopo che il budget governativo sarà approvato.

Il numero dei turisti in Giappone è calato di oltre il 50% rispetto al 2010, ovviamente con un picco nei tre mesi a ridosso del disastro dell’11 marzo, che ha provocato disastrose conseguenze alla centrale nucleare di Fukushima.

Il declino è iniziato durante l’estate. In giugno e luglio i turisti sono calati del 36 % rispetto all’anno precedente, risalendo al 32% in agosto in concomitanza di un’azione rassicurante rivolta al mercato internazionale del turismo.

Il governo giapponese ha assicurato che il Paese è sicuro, fatte salve le zone immediatamente circostanti l’impianto nucleare paralizzato, dove alcuni gruppi sono ancora al lavoro per facilitare le operazioni di raffreddamento.

Sono circa 16mila i morti accertati nel doppio disastro di quest’anno, e ancora molte migliaia di persone risultano disperse. La paura innescata dal disastro e dalle ripercussioni sugli impianti nucleari ha dato il colpo di grazia al turismo.

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C’è freddo, Pediatra chiede l’accensione dei termosifoni per” tutelare i bimbi degenti”

da Castello Incantato

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MUSSOMELI – Il freddo di alcuni giorni fa ha orientato il dirigente medico di pediatria dott. Salvatore Calafiore ad inoltrare una missiva al direttore medico del presidio ospedaliero di Mussomeli dott. Salvatore Mancuso, stante, appunto, l’improvviso abbassamento del termometro.

Così ha scritto il dott. Calafiore: “Il sottoscritto, considerato che in questi giorni si è verificato un repentino abbassamento delle temperature, fa presente la necessità di una rapida attivazione del riscaldamento nei reparti. L’esigenza dell’accensione dei termosifoni è particolarmente sentita sia nell’unità di Ostetricia con i neonati assistiti in regime di room in, accanto alle madri, sia nell’unità di Pediatria, dove i piccoli pazienti risentono i disagi per le temperature basse, potendo incappare in patologie. Infatti la discesa del termometro, scrive ancora il dott. Calafiore, specialmente nelle ore serali e notturne, costituisce un fattore favorente la diffusione delle malattie virali e la depressione del sistema immunitario con pericoli di infezioni o aggravamento di patologie esistenti, a cui purtroppo bisogna aggiungere gli spifferi di vento freddo e le infiltrazioni di acqua nelle stanze di degenza durante i temporali, dovuti alla mancata coibentazione degli infissi, già segnalati ma purtroppo ancora non risolti”.

Il pediatra, comumque, si dice “ fiducioso in un rapido riscontro di quanto segnalato”.

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Sindaci nisseni a raccolta contro i tagli della Regione

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L’iniziativa è stata promossa dall’Unione intercomunale Terre di Collina della quale fanno parte i comuni di Montedoro, Milena, Bompensiere, Delia e Serradifalco. Sarà il sindaco del comune serradifalchese, Giuseppe Maria Dacquì, assieme allo stesso presidente dell’Unione Giuseppe Vitellaro, ad aprire i lavori dell’assemblea. L’incontro da ai sindaci dei comuni della provincia modo di affrontare quelle che sono le questioni legate a quella che hanno definito la “soppressione di fatto” del fondo regionale.

Da quest’anno, infatti, è previsto, sulla base di un decreto regionale, che l’ammontare massimo del contributo erogato da parte della Regione ai Comuni sarà di appena 30 mila euro e che, in ogni caso, la corresponsione di tale fondo sarà vincolata a progetti d’informatizzazione da parte degli enti locali.

Una somma ritenuta irrisoria rispetto a quella che sino all’anno scorso era stata erogata dalla Regione che per il prossimo anno ha ritenuto di dover effettuare un taglio drastico a questa voce del bilancio regionale a sostegno dei Comuni. Per altro, un fondo, quello regionale, che per molti comuni, soprattutto quelli più piccoli, che rappresentava non solo una vera e propria boccata d’ossigeno, ma anche una prospettiva di introitare fondi da poter successivamente utilizzare.
Nell’occasione, verosimilmente, i sindaci della provincia di Caltanissetta, una volta affrontata la questione del taglio al fondo regionale, adotteranno un documento unitario per opporsi alla decisione di ridimensionarlo e per richiederne la contestuale revoca o quantomeno la sua la modifica alla stessa Regione.

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