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Archive for 22 agosto 2010

di Alfonso Cipolla

“…un pioniere del tennis locale che ha partecipato a tornei provinciali e regionali, si vuole ricordare l’uomo “Angelino Valenza, come comunemente veniva da tutti chiamato, per le qualità umane e sociali ed educative che attraverso questo sport ha saputo donare agli allora giovanissimi praticanti” (Lorenzo Ladduca)

Angelo Valenza

Un bel giorno del 1983 vedemmo presentarsi al campetto di tennis uno spilungone di circa sessanta anni.

Ciao, mi chiamo Angelo Valenza – si presentò – e sono un appassionato di tennis. Lo accogliemmo come un fratello più grande, divenne uno di noi. Diventammo subito amici. 

Dopo qualche anno per i suoi meriti fu anche nominato socio fondatore e vicepresidente del Tennis Club Milena, costituito da una decina di appassionati nell’autunno del 1981 del quale sono stato presidente fino al 1990. Dopo mi nominarono presidente onorario per avere promosso e diffuso il tennis a Milena e nel Vallone, ma parte del merito fu anche di Angelino.

Ho appreso della sua morte da Castello Incantato, leggendo del Memorial dedicatogli dai suoi concittadini.

http://www.castelloincantato.it/?p=12472

Quanto scrivo è il mio modo di rendergli amicizia e giusto ricordo. Mai una parolaccia durante le partite e tutti i tornei organizzatia cui partecipò sempre. Soffriva quando non poteva giocare anche quelli riservati ai tennisti di Milena. Sì perchè Milena in quegli anni era il solo paese dotato di campetti di tennis e di una grande e strutturata società che aveva due punte di diamante tra i suoi dirigenti, Angelino Valenza e Gianni Cipolla che erano anche i soci-giocatori più avanti negli anni.

Il Tennis Club Milena con sede presso La Lanterna a quel tempo contava un centinaio di soci, molti erano dei paesi del circondario: Bompensiere, Montedoro, Mussomeli, Acquaviva, Campofranco, Mussomeli e persino Casteltermini. Angelino e il ten. dei carabinieri Morbelli erano assidui frequentatori e facevano la spola tra la città manfredonica e il paese delle robbe, mentre da Casteltermini affrontavano i tortuosi tornanti Contino e Romeo, Luigi, il giocatore più bravo di tutto il TCM, mio compagno indimenticabile di doppio, capace di battere tennisti di squadre superiori come quando a Campofranco nel corso di una Coppa Italia battemmo lo Sporting Gela tra lo stupore dell’intera provincia nissena. Bei tempi andati.

Angelino era un personaggio clou. Sempre in evidenza, non lesinava il contributo, anche economico, per il “suo” tennis club. Le uniche volte che si arrabbiava era perchè non riusciva a capire e a giustificare come mai un paese grande come Mussomeli snobbasse il tennis: ma per fortuna, diceva, ci siete voi e quì mi sento a casa mia.

 

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Il comando tappa d’Isola d’Asti

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Qualche mese dopo arrivò Gioacchino Scibetta che passò dai suoi compaesani, ma, non potendo essere ospitato, fu consigliato di andare a Costigliole, dove facilmente avrebbe trovato lavoro in campagna. Gioacchino, trascorso poco tempo, chiamò il fratello e il cognato e insieme diventarono il primo nucleo di riferimento di moltissimi compaesani che si recarono successivamente in quel comune.

In città era estremamente difficile trovare alloggio e Salvatore Chirminisi nel 1954 trovò una camera in subaffitto, in località Molini d‘Isola d’Asti. Anche il fratello Giuseppe troverà casa in zona dove rimarrà per circa due anni con la moglie e i figli che l’avevano raggiunto. Nel fienile della cascina dove subaffittavano dormirono molti compaesani, cosa che portò quelli della zona, memori della lotta partigiana, a chiamare quel posto “comando tappa dei siciliani”.

Silvio Cannella intanto riuscì a trovare due garage contigui in via Radicati, nel centro storico: in uno si stabilirono i Cannella e nell’altro Carmelo Ingrascì e suo fratello Vincenzo che nel frattempo aveva finito il servizio militare. Quest’ultimo lavorerà con il fratello da Fava e Scarzella.

Intanto arrivò il duro inverno del 1953, qualcuno ritornò a Milena, quelli che rimasero abbandonarono il garage di via Radicati. Gli Ingrascì andarono in una pensione in via XX Settembre e Antonio Cannella, nel frattempo raggiunto dalla moglie incinta, in una pensione in via Fontana. Degli altri due fratelli di Antonio, Salvatore era già andato via e i due rimasti non tarderanno molto a ritornare in Sicilia, dove, ognuno in una città diversa (CL e AG NdR) sono oggi titolari di attività commerciali di un certo rilievo.

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LA CURSA DI LI SACCHI

di Giuseppe Carruba Toscano

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Comu cavaddi ‘ncursa

c’aspettanu lu signu,

‘nsaccati e stritti a pignu

stannu pronti a partir,

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li carusazzi, e fannu

la cursa tutti a salti,

mentre la genti ad alti

vuci stà applaudir.

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a chiddu ca và avanti,

mentri l’olè si l’avi

cu cadi ‘nterra a travi

e stenta pi s’alzar.

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La forza dei deboli

I protagonsti della fiaba in piazza a Brema

I musicanti di Brema

dei FRATELLI GRIMM

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C’era una volta un vecchio asino che aveva lavorato sodo per tutta la vita. Ormai non era più capace di portare pesi e si stancava facilmente, per questo il suo padrone aveva deciso di relegarlo in un angolo della stalla ad aspettare la morte.
L’asino però non voleva trascorrere così gli ultimi anni della sua vita. Decise di andarsene a Brema, dove sperava di poter vivere facendo il musicista.
Si era incamminato da poco quando incontrò un cane, magro e ansante.
“Come mai hai il fiatone?” gli chiese.
“Sono dovuto scappare in tutta fretta per salvare la pelle” gli rispose il cane. “Il mio padrone voleva uccidermi, perché ora che sono vecchio non gli servo più”.
“Purtroppo è vero – continuò – non sono più capace di rincorrere la selvaggina come una volta, e sono così debole che non spavento più nessuno. Ma ora come farò a procurarmi da mangiare?”concluse depresso.
“Vieni a Brema con me” suggerì l’asino. “Laggiù faremo fortuna con la musica: io suonerò il liuto e tu mi darai il ritmo con il tamburo”
Il cane accettò la proposta e s’incamminò con il nuovo amico.
Non avevano percorso molta strada che s’imbatterono in un gatto che miagolava disperato.
“Cosa ti è successo per lamentarti in questa maniera?” gli chiese l’asino.
“Sono vecchio e soffro d’artrite, per questo non sono più agile come una volta e devo stare al caldo. Ma vedendomi riposare vicino al caminetto, ieri il mio padrone si è infuriato, mi ha accusato di essere un fannullone, mi ha rimproverato di non saper acciuffare nemmeno un topolino e mi ha cacciato da casa. Senza pietà! Pensare che l’ho servito fedelmente per tutta la vita!… Ora non so proprio dove andare, non so proprio come sbarcare il lunario!” rispose singhiozzando il gatto.
“Allora vieni a fare il musicista con noi a Brema” gli dissero insieme l’asino e il cane.
Il gatto non se lo fece ripetere due volte e pieno di speranza si unì a loro.
Passando davanti ad una fattoria, furono distratti da un gallo che schiamazzava rincorso da una massaia.
“Mi vuole tirare il collo! Vuole me perché non ha un tacchino da cucinare per il pranzo della domenica! Mi vuole tirare il collo!” urlava terrorizzato.
I tre compari gli gridarono: “Vieni con noi! Con la tua bella voce conquisteremo Brema!”
Non ebbero il tempo di aggiungere altro che, appollaiato sulla schiena dell’asino, sentirono il gallo che li incitava:
“Corriamo, corriamo, prima che la padrona mi acchiappi!”
Una corsa disperata fin nel folto del bosco. Lì finalmente ripresero fiato!

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,22-30.

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Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».

Rispose:
«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!
Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

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