INCONCLUDENZA
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Ideare, immaginare, programmare e progettare per poi, alla fine, mettere in pratica e finalmente realizzare; sembra normale, cosi come dovrebbe essere, naturale, logico eppure non sempre è così. A volte, come dice il proverbio, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, che in certe situazioni si trasforma in oceano.
Ci vogliamo riferire a tutte quelle situazioni che nonostante iniziate non riescono ad essere portate avanti ed ad avere la giusta conclusione; in genere afferiscono a cose banali, della quotidianità o comunque di non eccessiva importanza (ecco il motivo per cui si tralascia di concluderle), altre volte, pur essendo molto importanti, essenziali o vitali fanno la stessa fine…incompiute.
Il motivo risiede nella personalità non manifesta dei singoli attori (ovvero in quella parte che si tenta di tenere nascosta) che hanno impresso nel loro dna questo tipo di caratteristica: “lassari li cosi ‘ntridici”.
Solo sporadicamente emerge una “giustificazione” legata alla incapacità congenita di concludere ciò che è stato intrapreso (unica evenienza da noi giustificata). Poco importa allorquando ciò che si è lasciato incompiuto attiene alla sfera personale, in quel caso ognuno è libero di decidere come meglio gli aggrada; il problema diventa tale quando i protagonisti operano in nome e per conto e ciò che si dovrebbe adempiere è di interesse pubblico. In questa evenienza nessuna motivazione può essere portata a giustificare una insufficiente capacità operativa; in quel caso sarebbe opportuno cambiare gli operatori!
Situazione particolare è quella in cui la inconcludenza è frutto di una precisa scelta: starebbe ad indicare la volontà di non adempiere a degli impegni assunti il momento in cui si ricopre un ruolo. Per essere chiari, riferito ai gestori delle amministrazioni, a volte si intravede la volontà di lasciare in sospeso pur di evitare che qualcosa possa cambiare.
Lasciare “l’opera” a metà pare sia diventato l’hobby comune: si lascia a metà per partire, si lascia a metà per rispondere al telefono, si lascia a metà per motivi di privacy, si lascia a metà per attese burocratiche anche fisiologiche, si lascia a metà per una “volata di mosca”…insomma l’interruptus è oramai lo scudo per non prendersi le proprie responsabilità; che si adotti questa pratica a casa propria, ribadiamo, nulla di male, ma farlo anche con il pubblico francamente stanca, snerva, rompe e alla fine ci dimostra il valore della persona e ci permette di stimarla con il proprio peso.
E’ inconcepibile ed inaccettabile che gli utenti, a qualsiasi titolo e di qualsiasi servizio, debbano soggiacere a tali incapacità, se di questo si tratta, o a tali volontà. Certo, sarebbe meglio interrompere e ricominciare, purtroppo qui si interrompe per non ricominciare affatto. Tutto, si spera, passi nel dimenticatoio come se nulla fosse stato…altrochè ricominciare?! Si interrompe e quasi quasi si scappa, si sta alla larga dal risolvere i problemi…degli altri…ottimo!!! (da leggere con tonalità la maggiore).
Siamo certi che il cosiddetto popolo bue non esista in quanto forti della convinzione che non ci siano fessi, se non per scelta o per convenienza; l’intelligenza di ognuno si manifesta anche nei modi che normalmente possono sembrare bizzarri, fino a quando non si ha l’occasione di dare le giuste risposte e di esigere le giuste pretese, soprattutto nei confronti di chi continua, imperterrito, intrepido e con ostinazione a scappare, a trovare mille scuse per non assolvere ai propri doveri!
…Ci sono delle metafore o sbaglio????
l’ho letto e riletto il “pezzo”…e ….mi pare così….
comunque sia …ben detto kenna!!!
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… per conto mio anche triletto … sbaglio o siamo liberi di interpretare? mah! io un paio di faccine le ho visualizzate …
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