di Salvatore Curcio
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Per una esaustiva riflessione sui problemi dei giovani di oggi, sulle loro incertezze, disagi e stati di malessere si rende necessario fare un brevissimo excursus sui principali avvenimenti che si sono succeduti dal dopoguerra agli albori del terzo millennio e che hanno caratterizzato la formazione di una società che non può non dirsi se non malata.
A mio avviso, infatti, anche la persona più ottimista non può non rilevare come l’attuale società occidentale, lasciando fuori per adesso quella orientale con la quale in tempi non troppo lontani si dovranno fare i conti in avvenire, stia vivendo una profonda crisi dovuta in massima parte alla caduta dei valori che in passato hanno retto l’intero sistema in tutti i suoi variegati aspetti.
Scavando di più in profondità non ci si può non accorgere come i grandi avvenimenti storici dagli anni 60 in poi – tipo il boom economico, la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione, i movimenti terroristici, la tecnologia più avanzata ed altro – abbiano influenzato lo sviluppo e la crescita di una società che ha visto perdere di vista, pur riscattandosi dallo stato primordiale di una precarietà economica, l’importanza degli antichi valori religiosi, morali e politici che ne avevano costituito per tanto tempo l’asse portante, il vero punto di forza.
È sotto l’occhio di tutti come lo sgretolamento della famiglia “tradizionale” con la nascita, dopo l’approvazione della legge sul divorzio, di coppie di fatto e quant’altro abbia determinato nei figli uno stato di frustrazione e di disagio e di incertezze al quale bisogna dare risposte di vita migliori.
Dal punto di vista “politico” penso che ci sia una quasi unanime condivisione nel ritenere come la caduta del muro di Berlino, con l’indiscutibile merito della unificazione delle stato tedesco, abbia provocato però l’annullamento del dualismo ideologico (capitalismo e marxismo) che ha contribuito a cercare un diverso modo di “far politica” che, allo stato, trova la sua maggiore specificità nella nascita di diversi movimenti di opinione, non più diversi sui piano delle ideologie, ma sempre più simili sotto l’aspetto di un esasperato “personalismo” provocante momenti di deprecabile litigiosità e di trascuratezza dei reali problemi della gente con la innegabile conseguenza di un sempre maggior allontanamento della parte migliore della società dalla competizione politica.
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