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Archive for 5 agosto 2010

Il cassonetto "ospite" della famosa "brivatura di la Cruci"

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Ci sono appuntamenti estivi davvero imperdibili per i buongustai.

Sicuramente, uno di questi è la sagra della “Mbriulata” che si celebra il 6 agosto a Milena.

Organizzata dalla Pro Loco che, nel paese delle “robbe” ha sempre messo in mostra dinamismo e capacità organizzative, la sagra, giunta ormai alla quindicesima edizione, domani prenderà il via alle ore 21 in Piazza Garibaldi e vedrà, come ogni anno, la cittadina milocchese protagonista di un evento di gran richiamo.
La “mbriulata” è una pietanza che ormai fa parte della tradizione siciliana, ma è altrettanto vero che la “mbriulata” milocchese è qualcosa di autenticamente speciale nel suo genere. La mbriulata è un impasto di pane salato arrotolato e farcito con olive, cipolla e tritato di maiale.

Un autentico trionfo di sapori che il mondo contadino locale ha saputo sapientemente tramandare e che rende la “mbriulata” locale qualcosa di unico in fatto di preparazione e gusto.

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Gli israeliani tagliano degli alberi lungo la linea blu al confine col Libano.

Scoppia una guerra. Morire per piazzare delle telecamere.

Il Grande Fratello uccide.

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LEBANON di Marco Car

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di Lameduc

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Non è stato proprio un 25 luglio ma resta comunque una buona imitazione. Non male, non male.
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Chi dice che non si fida di Fini perchè sono sedici anni o giù di lì che sta con il nano e si domanda perchè si è svegliato solo ora ed altre amenità del genere, mi dispiace ma non fa un’analisi molto profonda del regime in carica e dei meccanismi della politica in generale.
Forse chi parla così crede che Berlusconi sia un fenomeno facile da debellare, come lo sporco con il Cillit Bang, dove basta una passata. Oppure pensa che Fini sia ancora il vecchio fascista dei tempi che furono. Non riesce a vedere l’evoluzione che ha indubbiamente avuto negli ultimi anni, per cui gli fa strano che un supposto fascista si metta contro il megaloman fascistone sui tacchi.
A volte per sconfiggere un nemico è meglio stargli vicino che osservarlo di lontano. Le operazioni di infiltrazione durano molti mesi, anni addirittura.
Che Fini avrebbe rotto con il nano lo si era capito ai tempi del  Signor Schultz. Basterebbe paragonare le posizioni sulla laicità, ad esempio, di Fini e di quel baciapile per opportunismo di Berlusconi, per capire la differenza che ormai separa i due. Differenza politica e di statura, non è una battuta, politica.
Pazienza, pazienza, pazienza. Non mi riferisco all’amico di merende sardegnolo ma a ciò che ha dovuto e dovrà avere Fini per liberarsi del piccoletto e liberare forse anche noi. Cosa per la quale passerà alla storia comunque.
Al di là di tutto, Fini dimostra di difendere la legalità. Vi pare poco? Io penso che lo faccia perchè ha le spalle coperte, perchè qualcuno ha deciso di muoversi e di rimettere un paio di cose a posto in Italia visto che qualcun’altro si sta allargando troppo e lui è l’agente designato a rimettere ordine.
Non mi preoccupa affatto la prospettiva di avere un domani un ex fascista come premier, visti i disastri che ha combinato un ex comunista come presidente della repubblica.
Mi preoccupano piuttosto coloro che invocano le elezioni anticipate.

Alle elezioni con il nano in sala comandi, con le panzertelevisionen schierate in suo favore e Bobo il sassofonista agli Interni? Chi si fida? La Lega lo sa benissimo che il suo potere è sopravvalutato e la sua influenza sulla politica nazionale è dopata e che, tolta di mezzo la piovra e la sua testa di minchia, tornerebbero a fare i pirla in riva al Po con le cornazze in testa. Per questo amano tanto il nano mafioso, come lo chiamavano tanti anni fa sulla “Padania”. Ma nemmeno tanti, in fondo.
Di quali venti milioni ciancia il grande statista dal cui schizzo è uscita una trota? Ma mi facciano il piacere.

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Fabio Granata ci scrive

Fare bene cose che interessano il bene comune, che disegnano e inventano la dimensione dell’agire: questo il senso di un’Impresa Politica.

 

Fabio Granata

All’inizio fu Giuliano Urbani: nel suo stile sobrio e elegante, a chi gli chiedeva come avrebbe potuto giudicare Fabio Granata da probiviro, replicava sottolineando una profonda incompatibilità culturale nei confronti del Pdl.

Ieri il documento partorito dall’ufficio politico del partito di Silvio Berlusconi ha utilizzato lo stesso concetto per sottolineare le “colpe” di Gianfranco Fini oltre che per motivare (si fa per dire…) il mio deferimento insieme a quello di Italo Bocchino e Carmelo Briguglio.

Se la mente corre agli ultimi mesi riesce con facilità ad individuare questa incompatibilità.

  • Siamo incompatibili con un partito che esprime piena e convinta solidarietà a chi, condannato in appello per associazione mafiosa, come prima dichiarazione, proclama l’eroismo di un capomafia palermitano.
  • Siamo incompatibili con un Ministro che non riesce a darsi pace sui motivi misteriosi per i quali, qualcuno alle sue spalle, gli ha acquistato un appartamento.
  • Siamo incompatibili con un partito che ritiene di poter lasciare come coordinatore regionale in Campania un suo dirigente colpito da mandato di cattura per associazione camorristica e che, dopo essere stato costretto, a causa di una ennesima e gravissima inchiesta giudiziaria, dalla nostra azione intransigente a rassegnare le dimissioni, da Sottosegretario all’Economia, riceve la piena e convinta solidarietà del partito stesso.
  • Siamo certamente incompatibili con un partito nel quale un coordinatore nazionale ritiene normale, al di là degli aspetti giudiziari, incontrare regolarmente personaggi fuoriusciti dalle ombre piu oscure della Prima Repubblica, faccendieri e magistrati infedeli, per costruire, in febbrile collaborazione  con alcuni dei personaggi prima citati, dossier vergognosi contro dirigenti dello stesso partito, pressioni nei confronti degli organi giurisdizionali e affari.

Per questa nostra incompatibilità in Parlamento si apre oggi una nuova pagina della storia repubblicana attraverso la formazione di gruppi parlamentari che si sentono ancora fortemente incompatibili con una visione proprietaria della politica e ne hanno invece una legata al bene comune, alla legalità repubblicana, al rispetto dei diritti civili, alla coesione sociale e al grande patrimonio dell’Unità nazionale.

FABIO GRANATA

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Pesce da aprile

Gioco delle parti o comiche finali

di Ludovico Insalaco

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Apprendo dalla stampa che l’Assessore al lavoro della Regione Siciliana On. Leanza ha convocato, nei giorni scorsi, i sindaci dei comuni siciliani per la sottoscrizione di una lettera da inviare al Presidente del Consiglio On. Berlusconi, al ministro dell’Economia On. Tremonti ed al ministro dei rapporti con le regioni On. Fitto, per richiedere i fondi per l’avvio dei cantieri di lavoro.

A parte l’irritualità di una richiesta che rasenta la comicità e la propaganda (…) occorre rilevare che, la riunione con i sindaci siciliani, sembra una presa in giro. Infatti, la Regione Siciliana ha approvato, tempo fa, i progetti per la realizzazione di opere pubbliche da realizzarsi mediante cantieri di lavoro che utilizzassero i disoccupati siciliani.
Dopo la predisposizione dei progetti delle opere pubbliche da realizzare da parte dei comuni Siciliani, dopo aver redatto le graduatorie dei disoccupati da avviare al lavoro e dopo avere approvato detti progetti, ecco che la regione Siciliana “scopre” che occorre un decreto del governo nazionale, da emanare “nel mese di agosto” per dare il via all’utilizzo dei fondi Par Fas 2007 – 2013 e permettere così l’avvio dei cantieri di lavoro.

Siamo alle comiche finali. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere, visto con quanta superficialità e con quanta leggerezza il “cosiddetto” governo regionale “delle riforme” affronta le emergenze siciliane.

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Scusi, per Venezia?

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– oggi i funerali a Sant’Espedito –

di Valerio Magrelli

Essere matita è segreta ambizione. Bruciare sulla carta lentamente e nella carta restare

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by Max

Se c’è un Dio e ha una biblioteca infinita per diletto, il destino è compiuto. Elvira Sellerio sarà per sempre un libro. Un’associazione libera di carta bianca e parole nere nello scaffale o sul comodino accanto al letto di Dio.
La Signora dei capelli bianchi si è preparata tutta la vita per il salto. Si è agghindata a festa. Viveva con i piedi immersi nel guano di Palermo e con la testa in cielo.

Non tra le nuvole dei distratti, nel cielo terso delle idee, nella rarefazione che permette di conservare pensieri di cristallo, per riportarli agli indegni nani che attendono al suolo una bricola di mangime superiore. Elvira Sellerio è stata il cibo migliore di una città disgraziata.

E’ stata il sentiero di carta. Una mappa accessibile alle dita di tutti. Un tocco ed ecco Sciascia, l’intrico illuminista di Sciascia, il volto imberbe del capitano Bellodi, la smorfia di don Mariano, il cane che sbava e morde dentro “Parrineddu”. E ancora: l’acume inquieto dell’ispettore Rogas, l’impostura rivelatrice dell’abate Vella, il volto “da uomo grasso” del canonico Gregorio, il ghigno del poeta Meli, descritto come un mercante già morto e sepolto in vita…
Elvira Sellerio ci ha dato la vita eterna dei libri, ecco perchè le spetta un’esistenza senza fine come diritto acquisito. Il riflesso delle parole che non muoiono mai.

Lei ha stampato per noi un altro mondo a portata di scaffale.

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