CONSIDERAZIONI SULL’ARRIVO IN PAESE DEI GABINETTI
Al di là di ogni discussione, giusta, sulla necessità e sulla sicurezza igienica che un valido impianto fognario e di conseguenza sull’utilizzo dei gabinetti ha sulla qualità della vita di un paese – nel nostro caso Milocca – e sul suo grado di civilizzazione, esiste un aspetto curioso fatto anche di frivolezze, di dicerie, di aneddoti e di ricordi, legato alla nostra storia di quando eravamo “viddrani”.
Non intendo dire che ora viviamo in una civiltà superiore, comunque ci siamo messi a passo con i tempi. Attenzione, però, ognuno a proprio tempo. Cioè, anche la tazza – allo stesso modo dell’acqua e dell’elettricità – per i bisogni è arrivata in paese come un lusso e, pertanto, appannaggio prima dei ricchi, poi dei più abbienti e infine dei meno fortunati. Ricordiamo che anche da noi e in tempi non molto lontani sono stati costruiti i primi bagni pubblici.
Visto che quando scappa… scappa, le funzioni di gabinetto, ai tempi dei nostri nonni, dovevano lo stesso essere espletate in maniera alternativa, ma come e dove chi lo ricorda? Sembra una domanda retorica ma non lo è. Infatti è spontaneo rispondere negli orinali [lu rinali – al nostro paese], ma non è una risposta completa, anche quello è stato uno strumento di benessere, anche se molto più diffuso del cesso.
Credo che sia più corretta come risposta : “per terra”. Se chiedete ai vecchi vi diranno che ai loro tempi la si faceva per terra… naturalmente in luoghi appropriati. Quali?
Allora iniziamo a menzionare le stalle: disgusterà ma non deve meravigliare la considerazione che gli animali (mule, capre ecc.) nella stalla la facevano per terra – tanto poi “la staddra si faciva ogni matina” [la stalla si puliva ogni mattina – e i resti organici si portavano fuori nell’immondezzaio n.d.r.] – quindi perché gli uomini non dovevano utilizzare lo stesso sistema! Tra l’altro, era il posto più dignitoso dove un padre poteva mandare le donne di casa a “liberarsi” perché fornito di pareti salva riservatezza.
Le altre alternative possibili erano tutte en plain air, volendo essere pittorici, ed erano legate al posto dove ci si trovava al momento del bisogno; unica regola d’uso era ricoprire con un po’ di terra quanto si lasciava, naturalmente se possibile, altrimenti allontanarsi dalle zone normalmente non calpestate.
Menzione a parte spetta al già citato immondezzaio (“munnizzaru” in dialetto), perché ogni casa aveva il suo, e perché era deputato per natura a contenere escrementi. Tra le altre cose in esso confluiva quanto raccolto in casa negli orinali o nelle stalle, perciò…
Molto gettonato era anche farlo in mezzo ai fichi d’india che fornivano un naturale riparo alla vista. Spesso questi circondavano, e non a caso, gli immondezzai e in questi casi bisognava fare anche attenzione oltre che alle spine anche a dove di mettevano i piedi. In questo non deve meravigliare il ricordo di un vecchietto mio vicino di casa che mi raccontava come ai suoi tempi per vedere in desabilliè le donne si riempivano sempre di spine o di come questo fosse un posto ideale per gli incontri con le ragazze.
Posto frequentato come gabinetto erano ai tempi anche gli ovili (li mànnari) sempre perché erano già contaminate da escrementi animali e perché a quei tempi ne esistevano più d’una in ogni villaggio. Spesso ho sentito raccontare di persone che fuggivano con le braghe calate perché scambiate per probabili ladri o perché non si erano accorte di qualche cane che dormiva in loco.
Infine, ci si può chiedere, lecitissimo, con cosa ci si puliva allora visto che la carta igienica non esisteva. Ebbene, l’unica alternativa a non pulirsi era utilizzare tutto ciò che si trovava a portata di mano, pale di fichi d’india, pietre od anche zolle di terra.
Si racconta, e credo che sia una diceria anche se realistica, come capitasse che qualcuno, non potendo trovare qualcosa di appropriato utilizzasse pietre così piccole da lasciare sporche le mani e di come ancora nel tentativo di scrollare da questa ciò che state pensando urtasse violentemente il terreno, nonché di come per istinto, come fanno spesso i bambini, portasse la parte urtata in bocca per alleviare il dolore.
‘mbriatore
Ho chiesto notizie a mio nonno che non ne voleva parlare, sapete la riservatezza degli abziani ma mi ha confermato che veramente eravamo così incivili.
Mi sembrava un articolo di sfottò, ironico ora so che tutto era terriblmente vero, ma per tutti ricchi e poveri un pò meno per i ricchi.
Incredibile. Invito MML a scrivere ancora su questa disastrosa situazione igienica è giusto che noi giovani sappiamo tutto di quello che mio non no dice era fino ai primi anni 60!
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Accogliamo volentieri la richiesta di marias.
Invitiamo quanti sono in grado di mandarci le loro testimonianze, preferibilmente i loro ricordi personali per cortesia, non notizie per sentito dire.
PS. Non mandateci commenti scritti su carta, ma almeno in formato word. Anche su pennino, ma preferibilmente usate la via e.mail.
E se le avete, fateci avere anche qualche foto del “bel” tempo passato in cui oltre a non avere i wc moderni, non avevamo l’acqua corrente nelle case…
Dai scriviamo tutti insieme la storia recente del nostro paese. Anche questa è storia… patria.
A presto
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sui treni nelle carrozze riservate ci sono ancora
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